Teoricamente, i tipi di terreno sono pochi. La brutta notizia è che il loro numero varia al variare del parametro di giudizio. Fissato un parametro, sono cioè definiti i tipi di terreno in base a quel parametro. I principali fattori di giudizio sono:
- la tessitura del suolo
- il materiale prevalente
- il pH.
Tipi di terreno: la tessitura del suolo
La consistenza è forse il parametro più usato perché prescinde da cognizioni di tipo chimico e quindi è adatto a una valutazione molto pratica. Semplicemente, si valuta la dimensione media delle particelle che lo compongono; in base alla tessitura, un terreno sarà più o meno facile da lavorare, avendo una differente capacità di trattenere acqua ed elementi nutritivi.
Abbiamo quattro tipi di terreno in base alla tessitura.
Terreno argilloso – Si tratta di un terreno a grana fine. Trattiene molto facilmente l’umidità ed è molto fertile. Se però l’umidità è eccessiva, insorgono problemi di drenaggio e il terreno va lavorato e concimato. Sempre a causa del fatto che trattiene facilmente l’acqua tende a gelare molto facilmente. Viceversa, in caso di siccità prolungata, si compatta in blocchi durissimi con ampie crepe. Per approfondire si consulti la scheda Terreno argilloso.
Terreno limoso – È un terreno a grana media. Trattiene l’umidità senza ristagni idrici (può ritenersi un giusto compromesso fra terreno argilloso e terreno sabbioso) ed è quindi fra i migliori, anche perché scambia molto bene l’ossigeno. Tende a compattarsi sulla superficie, formando una crosta superficiale asfittica decisamente penalizzante che però può essere prevenuta con frequenti sarchiature. Per rendere un terreno limoso si può ricorrere alla pacciamatura. Per approfondire si consulti la scheda Terreno limoso.
Terreno sabbioso – Come dice il termine, ha la consistenza della sabbia, ha un ottimo drenaggio, ma non trattiene l’umidità. Per renderlo adatto alle coltivazioni si tende a mescolarlo al terriccio e viene impiegato soprattutto per le piante acidofile, in quanto tende a essere acido, e per piante che richiedono un forte drenaggio (come le piante succulente). Per approfondire si consulti la scheda Terreno sabbioso.
Terreno ghiaioso (pietroso) – Il terreno viene definito ghiaioso quando la percentuale di ghiaia supera il 40%. Il temine “ghiaia” è piuttosto generico e indica materiale pietroso di varie dimensioni. Il terreno ghiaioso non trattiene l’acqua ed è inadatto a trattenere piante di alto fusto. Non è del tutto inadatto alle coltivazioni (per esempio vigneti), purché la percentuale di ghiaia si mantenga accettabile perché mitiga l escursioni termiche: Le pietre accumulano calore e lo rilasciano durante la notte alle coltivazioni.
Da un punto di vista pratico, esistono poi terreni che sono un mix delle quattro tipologie, sono i cosiddetti terreni franchi. Così, in base alla percentuale di sabbia e di argilla avremo terreni più soffici (tanta sabbia, poca argilla) e terreno più pesanti alta percentuale di argilla).

Piantine di peperone in terreno argilloso
Riconoscere la tessitura di un terreno
Come detto valutare i tipi di terreno in base alla tessitura è molto facile perché basta… prenderne una manciata! Quello argilloso ha una consistenza plastica e riesce a mantenere la forma; quello limoso è molto scivoloso, mantiene la forma, ma basta una semplice pressione per romperla. Quello sabbioso si sbriciola facilmente (non mantiene nessuna forma) e risulta molto granuloso. Quello ghiaioso (pietroso) si riconosce alla vista.
Se si è di fronte a un terreno franco, si può usare un semplice metodo densimetrico.
- Si prelevano campioni a 10 cm di profondità in vari punti dell’appezzamento che si vuole valutare.
- Si mescolano i campioni e si mettono in un recipiente cilindrico in modo che riempiano un terzo del volume finale; per gli altri due terzi si usa acqua.
- Si mescola bene e si lascia sedimentare per 24 ore.
- L’osservazione del recipiente fornisce una buona valutazione delle varie componenti che si sono stratificate: sabbia, poi limo e sopra (particelle più fini) argilla.

Piantagione di cipolle verdi in terreno sabbioso
Tipi di terreno: la composizione chimica
Il tipo di terreno viene valutato per la prevalenza di un certo materiale. A differenza della tessitura, non sempre questa valutazione ha senso perché non è detto che necessariamente prevalga un determinato composto chimico. Per esempio, si parla spesso però di terreno torboso (composto da una buona parte di torba) o di terreno calcareo (con una forte presenza di calcio, carbonato di calcio sopra al 20%).
Spesso viene proposto di osservare la vegetazione spontanea che nasce nel terreno per determinare la composizione chimica (per esempio il tarassaco ama i terreni calcarei e quelli ricchi di azoto. Tale metodo è però molto approssimativo perché molte specie hanno un ampio range di variabilità in base al terreno in cui crescono.
Tipi di terreno: il pH
Si tratta di una classificazione molto precisa che si basa sul pH (livello di acidità del terreno)
- Terreno acido (pH basso, inferiore a 5,5)
- Terreno neutro (pH neutro, intorno al 6)
- Terreno alcalino o basico (pH basico, sopra a 7,5)
Ovviamente poi un terreno può essere “fortemente acido” (se il pH attorno a 4) o “fortemente basico” (se il pH sale attorno a 9). A livello di nomenclatura basico ed alcalino sono sinonimi, ma nel giardinaggio si utilizza anche equiparare “calcareo” a basico, cosa che chimicamente non ha senso perché in chimica una soluzione può essere alcalina senza contenere calcio!
Sebbene ogni pianta abbia un intervallo di coltivazione per quanto riguarda il pH: se il pH è al di fuori di questo intervallo, la pianta non riesce a nutrirsi a dovere. Per esempio, un terreno troppo alcalino può causare l’ingiallimento delle foglie perché inibisce l’assorbimento di ferro. Più acido è un terreno e meno sono i nutrienti che riescono a disciogliersi in acqua. Va da sé che, in medio sta virtus, e che un pH neutro è ottimale per la coltivazione, soprattutto amatoriale, di un gran numero di piante: la maggior parte delle piante che coltiviamo preferiscono terreni leggermente basici o leggermente acidi, cioè con pH compreso tra 6,5 e 7,2.
Per misurare il pH di un terreno è sufficiente ripetere i primi due punti della procedura per valutare la tessitura del terreno; l’unica differenza è che l’acqua deve essere deionizzata (cioè demineralizzata, si trova facilmente in Rete). Poi si mescola poi molto bene il contenuto del recipiente per almeno cinque minuti, poi si filtra con carta da filtro come quella usata per il caffè. Si immerge poi una cartina al tornasole (anche queste si acquistano facilmente in Rete) e si osserva la colorazione della cartina. La cartina vira dal rosso al blu, cioè dall’acido al basico con un intervallo di viraggio che va da 5,5 a 7,9.
Tipo di terreno e coltivazioni
Per ottenere i migliori risultati è necessario correlare i bisogni della pianta con le varie classificazioni. Infatti, i risultati della coltivazione possono dipendere:
- dalla durezza del terreno
- dalla permeabilità
- dalle caratteristiche chimiche.
I primi due punti sono importanti anche per i lavori che devono essere eseguiti sul terreno, mentre l’ultimo identifica la fertilità del terreno che non riguarda solo le materie organiche (humus), ma anche i minerali presenti.