La rogna dell’olivo è una malattia della pianta omonima (Olea europaea) conosciuta fin dalla fine del Settecento e causata dall’attacco di un batterio chiamato Pseudomonas syringae subsp. savastanoi. Questo microorganismo s’infiltra nella pianta sfruttando le screpolature del tronco causate dagli eventi atmosferici o dalle potature, ma può essere anche trasmesso dalla mosca dell’olivo, la cui larva attacca i piccoli frutti. Anche la raccolta delle olive per bacchiatura può realizzare una via di penetrazione del batterio. Esistono essenzialmente due varietà di questo batterio: quella responsabile della rogna dell’olivo attacca anche il gelsomino e il ligustro, mentre quella che attacca l’oleandro può danneggiare anche l’olivo e il frassino.
Tramite la linfa, il batterio si diffonde in tutta la pianta, riuscendo a colpire le altre parti (foglie, rami e radici). Se il batterio colpisce le radici, la salute dell’olivo può essere compromessa, anche perché i sintomi difficilmente sono scoperti in tempo per salvare la pianta. Si tratta di una malattia abbastanza comune in Italia e riconoscerla anzitempo è molto importante per contrastarne la diffusione.
Anche se l’attacco ai frutti è meno evidente, nelle piante infestate si ha spesso una riduzione marcata della produzione, sia in termini quantitativi sia qualitativi. Una grave infezione può arrivare a compromettere quasi un terzo del raccolto. Generalmente l’infezione batterica è più probabile in primavera e in autunno, ma può colpire in ogni stagione dell’anno. Negli esemplari di olivo più giovani, più deboli nei confronti delle infezioni, la rogna può arrivare a uccidere le piante.
I sintomi della rogna dell’olivo
L’attacco della rogna dell’olivo è facilmente identificabile anche a occhio nudo: si formano sul tronco delle tumefazioni globose, scure e dalla superfice rugosa (tubercoli). La crescita di queste escrescenze è la reazione della pianta a sostante prodotte dal batterio (acido indolacetico e citochinine) che stimolano la produzione ormonale aumentando a dismisura la crescita e la divisione della cellula vegetale. La presenza visibile ad occhio nudo dei tubercoli indica che il batterio ha già colpito la pianta da parecchie settimane o anche mesi, perché il periodo d’incubazione varia da trenta a novanta giorni. Nei tubercoli il batterio può trovare rifugio in inverno e fuoriesce dalle fessurazioni superficiali quando le condizioni climatiche (alta umidità e temperatura mite) sono favorevoli alla diffusione dell’infezione.

Rogna dell’olivo (Pseudomonas syringae subsp. savastanoi)
I trattamenti per la rogna dell’olivo
Purtroppo, non esiste un trattamento risolutivo contro la rogna dell’olivo. La strategia più efficace è di tipo preventivo: evitare che si formino fessure nella corteccia, disinfettare le ferite con mastici a base di sali di rame e gli attrezzi della potatura sono i modi più efficaci per contenere l’infezione. Inoltre, anche a diffusione della certificazione di piante esenti dalla malattia è un valido strumento per limitare a livello territoriale l’infezione. Nel caso si riconoscano i tubercoli sulle piante, si possono potare i rami interessati; questi ultimi però devono essere bruciati per contenere la diffusione del batterio nell’ambiente.