La potatura dell’olivo è un’operazione molto delicata che non lascia spazio all’improvvisazione; se è vero che, per qualsiasi tipo di pianta, le operazioni di potatura richiedono la massima cura, quando si tratta di potare gli olivi è necessaria un’attenzione ancora maggiore. E del resto è noto a tutti gli aspiranti orticultori e agli amanti del giardinaggio che potare non è un semplice sinonimo di tagliare tant’è che tutti concordano sul fatto che interventi di potatura non adeguati possono essere alla base di una produzione scarsa o comunque non ottimale.
Potatura dell’olivo: conoscerlo per potarlo al meglio
Per quanto riguarda le informazioni generali sulla pianta dell’olivo e quelle relative alle metodiche di coltivazione rimandiamo al nostro articolo: Olivo: la coltivazione. In questo paragrafo vogliamo occuparci più specificamente del modo in cui questa pianta si sviluppa; conoscerne questo aspetto, infatti, è indispensabile per gestirne al meglio i tempi e i modi di potatura di produzione. È innanzitutto corretto premettere che, nel corso dei vari secoli, le tecniche di potatura dell’olivo si sono progressivamente evolute in rapporto alle condizioni economiche e alle nuove conoscenze delle pratiche di coltivazione; peraltro, ancora oggi, la potatura dell’olivo è una materia che, fermi restando alcuni capisaldi, suscita ancora discussioni fra i vari autori.
L’olivo è una pianta dal portamento basitono; con questa terminologia tecnica si indica che i rami presenti nella parte prossimale (ovvero più vicina) al fusto hanno la tendenza a crescere e a svilupparsi maggiormente rispetto a quelli che invece sono situati nella parte distale (ovvero più lontana) del ramo stesso; ciò comporta che, un olivo che venga lasciato crescere in modo naturale, assuma con il tempo un portamento globo-cespuglioso, ciò farà sì che la vegetazione e la fruttificazione avvengano sempre di più verso la parte esterna della chioma, mentre all’interno si registrerà una progressiva perdita di foglie.
Raramente, viaggiando per le campagne si osserveranno olivi dalla chioma cespugliosa, la massima produttività della pianta infatti è assicurata da chiome ben aperte e correttamente arieggiate; l’olivo, infatti, è una tipica piante delle zone mediterranee e il suo sviluppo ottimale è garantito dalla presenza di molta luce; non mancano comunque, a seconda delle zone e delle cultivar, allevamenti a cespuglio.
I rami dell’olivo: come distinguerli
Un’ottimale potatura dell’olivo non può prescindere dalla conoscenza dei diversi rami della pianta.
Premettiamo che, di norma, la fruttificazione si ha sui rametti dell’anno; meno frequentemente su quelli di due anni; mai si hanno frutti sui rametti più vecchi di due anni.
I getti che annualmente fanno la loro comparsa sono diversi ed è necessario imparare a distinguerli; i rami di prolungamento sono rami facilmente distinguibili dal loro portamento pendulo e dalla direzione di crescita obliqua; si hanno poi i succhioni, questi nascono dalle gemmi latenti che si trovano lungo le branche o sul tronco, nelle posizioni medio-alte della chioma; vi sono poi i polloni; questi si sviluppano dal tronco o dalla ceppaia della pianta; vi sono infine i rami fruttiferi, ovvero quelli che l’anno successivo fruttificheranno.

Il periodo migliore per la potatura dell’olivo è il mese di febbraio, ma in zone particolarmente fredde si può arrivare fino a maggio
Un cenno in più va ai polloni e ai succhioni; i primi sono rami piuttosto vigorosi e sempre sterili, mentre i succhioni sono rami di solito sterili, ma, a seconda delle varie cultivar, possono anche fiorire e fruttificare l’anno seguente alla loro formazione. L’elevata presenza di succhioni e polloni indica che la presenza di notevole attività vegetativa e squilibrio vegeto-produttivo; è quindi opportuno cercare di capire il perché la loro crescita è stata abbondante; in genere, per esempio, la notevole presenza di succhioni è legata a potature drastiche e a eccessivo apporto di concime o a irrigazioni troppo abbondanti.
Potatura dell’olivo: gli obiettivi principali
Attraverso la potatura dell’olivo ci si prefiggono molti obiettivi ovvero:
- rinnovare i rami produttivi
- migliorare la penetrazione di luce e aria internamente alla chioma della pianta
- eliminare i rami secchi e quelli danneggiati
- contenere la crescita della pianta
- rendere la pianta più resistente agli attacchi dei parassiti
- sostenere la crescita vegetativa
- mantenere costante la produttività ovvero ridurre per quanto possibile l’alternanza di produzione
- prevenire l’invecchiamento della pianta.
Quanto potare?
La potatura dell’olivo può essere lieve, media o intensiva.
Per potatura lieve si intende un’asportazione di meno del 20% della chioma; deve essere praticata nel corso della fase di allevamento, quella che precede l’entrata in produzione dell’olivo. Le potature lievi sono indicate anche quando si ritiene necessario il cosiddetto “anno di scarica”.
Una potatura media prevede una riduzione della chioma variabile tra il 20 e il 35% circa. La stragrande maggioranza degli interventi di potatura dell’olivo è di questa portata.
Una potatura intensiva è un intervento piuttosto importante che ha un impatto notevole sulla pianta. Le potature intensive sono interventi da effettuarsi quindi con una certa cautela e soltanto quando si deve stimolare la pianta a un’emissione di nuovi germogli al fine di ricostituire o ringiovanire la pianta.
Quando: il periodo migliore
Il mese tipico della potatura dell’olivo è febbraio quando non sono ancora iniziate le prime fasi della fruttificazione; nel caso l’olivo si trovi in zone particolarmente fredde (al Nord Italia) è consigliabile posticipare l’intervento di potatura, arrivando fino a maggio; infatti, temperature troppo rigide o addirittura gelate possono danneggiare la pianta che è stata potata.
Come potare
Nel momento in cui si decide di procedere con la potatura dell’olivo è necessario operare la scelta sia dei nuovi getti che dovranno essere mantenuti affinché sostituiscono i rami ormai esauriti sia di quelli che dovranno essere eliminati perché non sono idonei alla produzione. Il taglio deve essere deciso, netto; è fondamentale utilizzare gli attrezzi adatti che dovranno essere perfettamente puliti, adeguatamente disinfettati e ben affilati; è fondamentale evitare di sfilacciare la corteccia.
Un cenno particolare va dedicato ai rami fruttiferi, ovvero quelli che garantiranno i maggiori quantitativi di produzione nell’anno successivo; si devono conservare prevalentemente quelli a portamento verticale e a medio vigore; ovviamente non è possibile conservare tutti i fruttiferi; la scelta dovrà essere fatta anche in modo da assicurare una produzione fruttifera sull’intera chioma.
La potatura deve essere effettuata in modo tale che la superficie di taglio sia inclinata verso il basso e l’esterno; ciò consentirà un migliore drenaggio dell’acqua piovana e ridurrà il rischio di attacchi fungini e carie del legno. I rami dell’olivo hanno la tendenza a rimarginarsi facilmente e rapidamente e quindi, di norma, non è necessario ricorrere al mastice cicatrizzante. Se si ritiene che vi sia il concreto rischio di attacchi patogeni si possono trattare le piante con appositi prodotti.
Altri consigli di carattere generale
Oltre a quanto riportato nel paragrafo precedente, è possibile fornire alcuni consigli di carattere generale per rendere ottimale l’intervento di potatura:
- i rami più grossi e vigorosi sono quelli che devono essere potate per primi; sugli altri si interverrà in un secondo momento;
- è necessario procedere dall’alto della chioma verso il basso;
- è necessario effettuare i tagli equilibrando la chioma, non devono cioè esserci branche eccessivamente vigorose da una parte e branche troppo poco vigorose dall’altra;
- gli olivi molto giovani molto spesso non necessitano di potatura
- gli interventi di potatura devono essere relazionati all’età della pianta e al suo vigore; gli olivi più giovani devono essere potati in modo meno intenso rispetto alle piante più vecchie.