La poltiglia bordolese è uno dei fungicidi più noti per il trattamento delle piante; si tratta di un composto a base di solfato di rame pentaidrato (CuSO4·5H2O, a pH acido) e idrossido di calce (detta anche calce spenta, sostanza alcalina che funge da neutralizzatore); è diffusamente utilizzata nei vari ambiti dell’agricoltura che nel giardinaggio, in particolar modo nel settore della viticoltura.
Per la preparazione della poltiglia bordolese è necessario sciogliere i due prodotti in un determinato quantitativo di acqua; una volta che la miscela è pronta, con l’aiuto di un apposito diffusore (per esempio, un nebulizzatore a spalla), la si potrà spruzzare sulle piante.
La poltiglia bordolese, un liquido dal colore azzurrognolo più o meno intenso (dipende dalle proporzioni utilizzate), aderirà all’istante sulle piante e non viene rimossa né dalle normali precipitazioni né dalle irrigazioni.
Il curioso del nome del preparato fungicida è legato a Bordeaux, la città francese nota, oltre che per le sue bellezze artistiche, per la ricchezza dei suoi vigneti (il Bordeaux è uno dei vini francesi maggiormente conosciuti e apprezzati a livello mondiale); fu un botanico francese, Pierre-Marie-Alexis Millardet a ideare, più di un secolo fa, questo efficace prodotto fitosanitario per proteggere le viti.
Poltiglia bordolese – Quando usarla
Lo spettro di attività della poltiglia bordolese è particolarmente ampio; essa agisce infatti con notevole efficacia su moltissimi agenti fungini (per i dettagli su molte malattie si consulti l’articolo Malattie nell’orto); si ricordano fra gli altri: peronospora, marciume nero (black rot), antracnosi, vaiolatura (termine con il quale si fa riferimento a diverse malattie causate su varie piante da diversi agenti patogeni), ticchiolatura (malattia che interesse vari alberi da frutto), cilindrosporiosi, septoriosi, escoriosi, alternaria, cercospora, fusicocco, ruggine, corineo ecc. Si deve anche tenere conto che il solfato di rame svolge anche un’importante azione protettiva secondaria, per esempio su botrytis, oidio e monilia (in questi casi, il preparato non agisce direttamente sull’agente patogeno, ma svolge un’azione secondaria di protezione grazie all’ispessimento della pellicola esterna di frutti e vegetali.
La poltiglia bordolese, oltre alla sua azione fungicida è dotata anche di un’importante azione batteriostatica che viene sfruttata per prevenire o comunque ridurre la diffusione dell’Erwinia amylovora, un batterio Gram-negativo, noto più comunemente come “colpo di fuoco batterico”, che attacca le pomacee.
Numerose sono le colture sulle quali si può utilizzare la poltiglia bordolese: viti, drupacee, pomacee, olivi, agrumi, fragole, ribes, mirtilli, more, lamponi, nocciolo, barbabietola da zucchero, ortaggi a foglia, frutto e bulbo, piante ornamentali ecc.
Preparazione
In commercio sono disponibili preparazioni già pronte all’uso in diverse pezzature; tuttavia la poltiglia bordolese è un antifungino che può essere facilmente preparato anche in ambito domestico in quanto i due prodotti necessari (oltre ovviamente all’acqua) sono di facile reperibilità.
L’azione del preparato è strettamente legata alle percentuali di utilizzo di solfato di rame e idrossido di calcio; maggiore è la quantità del primo, maggiore sarà l’aggressività del prodotto, ne verrà penalizzata però la durata di azione; aumentando invece i dosaggi dell’idrossido di calcio, si avrà una maggiore persistenza nel tempo della protezione che però sarà più blanda.

Piante di pomodoro trattate con poltiglia bordolese
Poltiglia bordolese – Dosi
Le dosi classiche sono quelle che indichiamo di seguito.
Si versino 90 litri di acqua in un grande contenitore non metallico; a questo punto, mescolando, si aggiunga un kg di solfato di rame (può essere in polvere o in scaglie).
Dopo che il solfato di rame sarà completamente sciolto (lo si capirà facilmente perché il liquido avrà un colore azzurrognolo ben omogeneo), si prepari una soluzione di 700-800 g di calce spenta in 10 litri di acqua e la si unisca al solfato di rame mescolando a lungo.
A questo punto la poltiglia bordolese è pronta all’uso con gli appositi diffusori; è peraltro consigliabile che l’utilizzo sia effettuato in tempi brevissimi perché il suo tempo di conservazione è molto breve e rischierebbe di perdere buona parte della sua efficacia.
Le dosi indicate sopra sono quelle “tradizionali”, ma il quantitativo dei due componenti principali può essere modificato a seconda delle singole esigenze; ciò che è fondamentale è trovare, e lo si potrà fare una volta acquisita un po’ di esperienza, il giusto equilibrio fra l’efficacia del trattamento e la sua durata. Fondamentale non eccedere con i dosaggi di solfato di rame o con quelli di calce; una quantità eccessiva di solfato di rame, infatti, può danneggiare le coltivazioni, mentre dosi troppo elevate di calce potrebbero “bruciare” le piante e i loro frutti.
Per quanto riguarda la cadenza dei trattamenti, molto dipende anche dal patogeno che si intende prevenire; a seconda dei casi si possono effettuare trattamenti ogni 10-15 giorni oppure ogne 15-20 giorni.
Nota – Sui quantitativi da utilizzare per la preparazione della poltiglia bordolese non tutte le fonti sono concordi; le dosi comunque maggiormente suggerite sono, oltre a quelle indicate poco sopra, anche quelle che prevedono, ogni 100 litri di acqua, 2 kg di solfato di rame e 1,3 kg di calce.
Poltiglia bordolese nella coltivazione della vite
La poltiglia bordolese è utilizzatissima nell’ambito della viticoltura; diamo quindi alcune indicazioni sulle corrette modalità di trattamento.
Il primo intervento può essere fatto quando la lunghezza dei germogli ha superato i 5 cm (indicativamente verso la metà di aprile, ma molto dipende anche dalle zone geografiche); il secondo, invece, andrà fatto quando la lunghezza delle gettate avrà superato i 12 cm circa.
I trattamenti avranno poi cadenza quindicinale e dovranno essere ripetuti in caso di pioggia. L’ultimo trattamento deve essere effettuato non oltre la prima settimana del mese di agosto.