Orto e clima è un argomento che non può essere sottovalutato quando si decide di cominciare a coltivare l’orto. Appare infatti a tutti ovvio che il clima della zona è un elemento che non può essere trascurato quando si decidono gli ortaggi da piantare nel proprio appezzamento di terreno; il calendario delle semine infatti varia a seconda delle zone climatiche. Un clima mediterraneo costituisce certamente un vantaggio per la pratica dell’orticoltura sia per quanto concerne la crescita degli ortaggi sia per quanto riguarda il ventaglio delle specie che possono essere coltivate, ventaglio che sarà ovviamente più ampio.
Nelle zone mediterranee (che sono caratterizzate da un clima sicuramente più mite di quello che si riscontra nei Paesi del nord e nelle regioni settentrionali del nostro Paese) non solo è possibile anticipare la semina, ma anche posticipare la raccolta di numerose specie ortofrutticole.
Le condizioni atmosferiche che caratterizzano ogni zona geografica sono costituite dall’insieme dei cosiddetti fattori climatici (temperatura, irraggiamento solare, precipitazioni atmosferiche, vento, umidità, evaporazione dal suolo, traspirazione da piante e alberi ecc.); di tali condizioni si deve obbligatoriamente tenere conto quando si deve decidere come e quando effettuare determinate lavorazioni al nostro orto. In altri termini:
il clima influenza notevolmente la risposta della produzione vegetale.
Quando decidiamo di coltivare un orto, sono molte le variabili di cui si dovrebbe tenere conto: altitudine, latitudine, esposizione al sole, esposizione al vento, vicinanza ai fiumi, pendenza, temperatura media annuale della zona, temperature medie mensili, estremi mensili, presenza di particolari anomalie climatiche quali gelate tardivi o bruschi sbalzi di temperatura in primavera ecc. Analizzare queste variabili è opportuno, ma non è ancora sufficiente. È infatti auspicabile valutare il più accuratamente possibile quali siano le specie più adatte a essere coltivate nel nostro particolare microclima; tutto ciò ci permetterà di mettere in atto particolari accortezze a seconda dell’andamento climatico stagionale (semina anticipata o ritardata per evitare periodi critici, trapianto delle piante per contrastare le gelate tardive, allestimento di una serra per la riparazione delle coltivazioni invernali ecc.).
Gli ortaggi e i legumi hanno esigenze termiche diverse fra loro; alcune specie per esempio, come bietole, cavoli, spinaci ecc. sopportano temperature minime notturne piuttosto basse (5-8 °C), in altre specie invece, vedasi carote, cetrioli, sedani e finocchi, la soglia di sopportazione è di tipo medio (8-10 °C), altre specie ancora, per esempio peperoni e pomodori, necessitano invece di temperature minime notturne superiori ai 10 °C.
La lunghezza di una stagione di crescita è generalmente determinata dalla temperatura dell’aria e da quella del suolo. La temperatura del suolo ha un ruolo importante nello sviluppo delle radici e su come esso può assorbire le sostanze nutritive che gli necessitano.
Se prendiamo come punto di riferimento la data media dell’ultima gelata, è possibile piantare 4-6 settimane prima tutte quelle specie che tollerano piuttosto bene il freddo e il gelo; gli ortaggi più resistenti possono essere invece piantati 2-3 settimane prima; le piante che invece prediligono un clima migliore dovranno essere piantate 2-3 settimane dopo, quando la temperatura del suolo sarà più elevata.
Per gli ortaggi piantati nel periodo della data media dell’ultima gelata si dovrebbero predisporre apposite protezioni al fine di ripararle da gelate in epoca tardiva.
Temperature minime per la germinazione
La temperatura del terreno può essere misurata con l’aiuto di un termometro da suolo. Ciò serve a verificare le temperature minime di cui gli ortaggi necessitano affinché la loro germinazione possa riuscire al meglio. Di seguito forniamo alcune indicazioni relative a ortaggi abbastanza comuni:
- a partire da 5 °C: barbabietole, carote, cavoli cinesi, piselli
- a partire da 7 °C: broccoli e fave
- a partire da 10 °C: bietole, cavolfiori, cipolle, lattughe, porri, prezzemolo e sedani
- a partire da 13 °C: carciofi, crescione, ravanelli, soia
- a partire da 15 °C: cavolo rapa, cavolo verza, patate, tarassaco, rafano, scorzanera, spinaci
- a partire da 16 °C: cicoria, fragole
- a partire da 17 °C: cardi, zucchine
- a partire da 20 °C: cetrioli, fagioli, peperoncini, peperoni, zucche
- a partire da 25 °C: angurie, mais, melanzane, meloni, pomodori.
Poiché di fatto non è molto agevole misurare la temperatura del terreno, spesso si fa riferimento alla temperatura minima (dell’aria) della notte per la germinazione e, successivamente, per la messa a fruttificazione. Per esempio, considerando una delle specie più esigenti in termini di temperatura, ovvero il pomodoro, la temperatura minima per la germinazione è di 12 °C, per la fioritura di 21 °C; ciò significa che è del tutto inutile piantare i semi all’aperto (e non in serra) quando le temperature della notte non si sono attestate sopra i 12 °C.
Successivamente alla germinazione della piccola piantina (oppure se si comprano già le piantine coltivate in serra), le temperature più favorevoli all’ingrossamento dei frutti e alla loro maturazione sono 24-26 °C di giorno e 14-16 °C di notte. Non si pensi però che non esista una temperatura massima; anche una pianta esigente come il pomodoro, a temperature superiori a 30 °C, o a temperature che restano su valori elevati sia di giorno che di notte, ha difficoltà nell’allegagione (la trasformazione da fiore a frutto): i fiori seccano o i frutti si danneggiano, in consistenza e in colorazione.

In tempi di cambiamenti climatici è fondamentale conoscere il rapporto fra ciò che si pianta nell’orto e il clima della zona destinata alla coltivazione
Per evitare di dover imparare a memoria tutte le varie temperature di germinazione e fruttificazione, si possono consultare le schede (di solito riportate sui cartellini delle piantine o delle buste di semi) con indicati il periodo di semina privilegiato e, nelle schede più accurate, le temperature minime notturne. Generalmente i periodi di semina fanno riferimento alla zona climatica temperata-subcontinentale che corrisponde alla pianura padana. L’Italia infatti è divisa in sei zone climatiche: se ci si trova in quelle più fredde si deve posticipare di un periodo di giorni che va da 5 a 30, mentre si può anticipare se ci si trova in quelle più calde.
Come proteggere l’orto dalle influenze negative del clima
L’orto può essere protetto dalle influenze negative del clima grazie al ricorso a strumenti di protezione; di questi strumenti ovviamente fa parte anche l’irrigazione.
Per la protezione da eventi climatici piuttosto pesanti quali la grandine è possibile ricorrere ai teloni di copertura. È molto importante assicurare al nostro orto una certa protezione dalle brinate; esistono a tale scopo dei teli in TNT (tessuto non tessuto); si tratta di teli molto leggeri e traspiranti che vanno appoggiati sugli ortaggi; oltre a proteggere la pianta dalla brina, sono in grado di assicurare una temperatura al di sotto di circa 2 °C superiore a quella esterna; tra l’altro questi teli lasciano passare l’acqua piovana, ma non creano problemi a livello di condensa.
Molti proteggono l’orto predisponendo serre costituite da appositi archi in metallo sui quali vanno posti teli di nylon trasparente.
Un altro intervento che è possibile mettere in atto per proteggere il nostro orto è la cosiddetta pacciamatura, un’operazione che viene compiuta ricoprendo il terreno con del materiale che può essere il più svariato (foglie secche, erbe falciate, paglia, cortecce sminuzzate, tessuto non tessuto, lapilli, ghiaia ecc.); la pacciamatura è utile, oltre che a innalzare la temperatura del suolo, per evitare la crescita delle malerbe (le erbe infestanti, dette anche, popolarmente, erbacce), mantenere il giusto livello di umidità del suolo, proteggere il terreno dall’erosione ecc.
Altri interventi possono essere il posizionamento di barriere di protezione contro l’eccessivo sole o il vento, alberi da ombra a rapida crescita ecc.