Il mirtillo è un’Angiosperma (le Angiosperme sono specie erbacee o legnose, caratterizzate dalla presenza, all’interno del fiore, di un ovario chiuso entro il quale sono presenti gli ovuli), appartenente alla famiglia delle Ericacee, genere Vaccinium; ne esistono numerosissime specie (oltre 130).
Recentemente nei vivai si trovano anche le piante di mirtillo gigante americano, il cui cespuglio può arrivare anche a 4 m di altezza e di cui esistono diverse varietà. Avendo bacche più grandi e quindi essendo più appetibili sul mercato, il gigante americano è diventata la specie più coltivata rispetto a quello nero
Il mirtillo è una pianta molto rustica e resistente e presenta una buona resistenza ai rigidi freddi invernali; teme però le gelate e inoltre neve e grandine possono danneggiarlo seriamente; è quindi sempre consigliabile coltivarlo in luoghi che possano offrire un certo riparo dagli agenti atmosferici più pesanti. Teme molto la siccità e non è quindi opportuno posizionare le piante di mirtillo in pieno sole.
Indice
Mirtilli – Coltivazione
La coltivazione dei mirtilli può essere effettuata con diverse cultivar. Se i mirtilli selvatici hanno il loro habitat naturale nel sottobosco alpino e in quello montano, quelli coltivati possono dare buone produzioni anche in collina o in pianura; l’importante è trovarsi in zone fresche e ventilate con terreni profondi e fertili.
Le specie che rivestono il maggiore interesse in ambito agricolo (leggasi commerciale) sono le seguenti:
- mirtillo nero
- mirtillo rosso
- mirtillo blu
- mirtillo gigante americano.
Il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) cresce in modo spontaneo in Europa, l’altezza della pianta può raggiungere i 40 cm; la fioritura avviene in maggio e i frutti possono essere raccolti nei mesi di luglio e agosto. In Italia lo si trova nelle Alpi e negli Appennini fino a un’altezza di circa 2.300 m; le sue bacche possono essere utilizzate sia per il consumo diretto sia per la trasformazione in gelatine o marmellate.
Anche il mirtillo rosso (Vaccinium vitis idaea) è diffuso nelle Alpi e nell’Appennino settentrionale; la sua altezza varia dai 10 ai 40 cm circa; le sue bacche sono rosse e hanno un sapore amarognolo.
Il mirtillo blu (Vaccinium uliginosum) cresce in modo spontaneo in Europa, l’altezza della pianta può raggiungere i 25 cm; le sue bacche sono di colore nero-bluastro e sono molto più insipide rispetto alle specie soprariportate.
Il mirtillo gigante americano (Vaccinium corymbosum) è una pianta che cresce spontanea nei territori nordamericani; può raggiungere altezze considerevoli (fino a 4 m); le bacche hanno un colore nero-azzurrastro e sono molto profumate. Rispetto ad altre specie di mirtillo, quello gigante americano ha una maggiore resistenza al freddo; riesce infatti a sopportare temperature che scendono fino a -30 °C.
Il mirtillo gigante americano è la tipologia di pianta che maggiormente si presta alla coltivazione; in commercio se ne trovano molte cultivar, sia precoci (Atlantic, Bluehaven, Blueray, Bluetta, O’Neal, Spartan), medio-precoci (Concord, Cooper), medio-tardive (Berkley) e tardive (Brigitta, Burlingstone, Elisabeth, Emblue, Goldraube, Jersey, Lateblue, Pemberton).
I più importanti produttori di mirtilli a livello mondiale sono gli Stati Uniti d’America (con una produzione che supera abbondantemente le 200.000 tonnellate) e il Canada (circa 120.000 tonnellate); seguono a notevole distanza alcuni Paesi europei come Polonia, Germania e Francia.
Per quanto riguarda il terreno di coltivazione, quello ideale ha un pH molto acido (da 4,5 a 5), è sciolto e dotato di buon drenaggio (come tutte le piante, anche quella del mirtillo non ama ristagni idrici). Vanno evitati i terreni argillosi e calcarei che possono nuocere pesantemente allo sviluppo della pianta.
È inoltre opportuno tenere le piante di mirtillo libere dalle fastidiose erbe infestanti; a tale scopo si consigliano periodiche sarchiature che avranno anche lo scopo di arieggiare il terreno.
Per quanto concerne la tecnica di impianto, come nel caso di lamponi e ribes, non è consigliabile ricorrere a quella per semi; molto più semplice ricorrere alla talea oppure procurarsi delle piccole piantine presso un vivaio che potranno essere trapiantate in vaso o direttamente nell’orto.
Se si opta per l’impianto a mezzo talea, che peraltro, a onor del vero, non ha buonissime percentuali di attecchimento, dovrà preparare con una certa cura il letto caldo utilizzando come base fertilizzante dell’humus di foglie boschive; l’acidità del substrato può essere innalzata ponendovi sopra un leggero strato di torba. Le talee, che dovranno essere numerose vista la loro difficoltà nell’attecchire, vanno fatte radicare alla fine dell’estate e la messa a dimora potrà avvenire nel corso della primavera successiva.
L’impianto dovrebbe essere fatto a filari; al contrario di quanto avviene con i lamponi, non è necessario sostenere i rami fruttiferi con dei pali con il filo. La distanza fra le file deve essere di circa 2,5-3 metri, mentre quella sulla fila deve essere di circa un metro e mezzo. Le buche devono avere una profondità di circa mezzo metro e una larghezza di circa 80 cm.
Se invece di utilizzare la tecnica della talea si opta per l’acquisto di piantine, lo si faccia nella stagione primaverile.
Nel periodo della fruttificazione, peraltro molto lungo dal momento che va da marzo a ottobre, le piante di mirtillo vanno curate con una certa attenzione. Le irrigazioni dovranno essere regolari, tese ad assicurare una costante umidità del terreno; sono consigliate anche periodiche pacciamature. Di quando in quando è opportuno procedere con fertilizzazioni del terreno con concimi a base azotata.
Alla fine della stagione invernale è consigliata una concimazione con un fertilizzante ricco in ferro. Annualmente è necessaria una potatura dei rami non più produttivi; si utilizzino a questo scopo forbici affilate e disinfettante tagliando orizzontalmente e in modo netto i rami alla loro base.
La raccolta dei mirtilli, operazione da svolgere con una certa delicatezza in modo da evitare danni, può essere effettuata nel corso di tutta l’estate a seconda delle varietà; le bacche mature si riconoscono dal loro colore blu intenso o rosso. Si consideri che le piante di mirtillo raggiungono gli apici della loro produzione a partire dal quarto anno dall’impianto.
Un ultimo cenno va alle avversità; fortunatamente il mirtillo non ha bisogno di interventi contro i parassiti; la pianta però può essere danneggiata da terreni eccessivamente azotati o fortemente calcarei; nel primo caso c’è il rischio di tumori ai germogli, mentre nel secondo caso è possibile che le radici soffrano di marciumi.
Si tenga infine presente che gli uccelli sono estremamente golosi di mirtilli ed è quindi opportuno proteggere adeguatamente le bacche durante il periodo della loro maturazione.
Mirtillo: proprietà fitoterapiche
In questo paragrafo ne trattiamo due tipologie: il mirtillo americano e il mirtillo nero, entrambi infatti sono utilizzati in ambito fitoterapico con scopi diversi.
Mirtillo rosso (americano) – Il mirtillo rosso (Vaccinium macrocarpon) o mirtillo rosso americano è particolarmente diffuso nell’America del Nord, soprattutto nelle foreste e nelle zone paludose. L’estratto di mirtillo americano, ovvero la parte che viene utilizzata per scopi fitoterapici, viene ottenuto dalle bacche.
Gli integratori alimentari a base di mirtillo americano vengono indicati per il trattamento delle infezioni del tratto urinario. L’uso del mirtillo americano per trattare i problemi urinari ha origini antiche; esso veniva infatti utilizzato a tal scopo anche dai nativi americani.
Per moltissimo tempo si è ritenuto che l’effetto antisettico del mirtillo americano sulle vie urinarie fosse dovuto principalmente all’acidità del succo che, abbassando il pH urinario, creava un terreno sfavorevole per la crescita batterica. In seguito tale ipotesi è stata gradualmente abbandonata e si è teorizzato che le proprietà terapeutiche della pianta dipendessero dal fatto che i suoi estratti sono in grado di ridurre l’adesione dei batteri fimbriati alle cellule del tratto urinario ed è un batterio fimbriato quello principalmente coinvolto nelle infezioni del tratto urinario, l’Escherichia coli. Tali proprietà sono da ricercarsi nella presenza negli estratti di mirtillo di proantocianidine; queste ultime sono dei polifenoli complessi che appartengono alla grande famiglia dei bioflavonoidi.
La riduzione dell’adesione dei batteri fimbriati non può essere definita un’azione antibiotica in senso stretto, ma certamente vengono ridotti i rischi di sviluppo di infezioni urinarie importanti.
Considerando che la terapia per le infezioni del tratto urinario prevede, nella quasi totalità dei casi, l’utilizzo di farmaci ad azione antibiotica, si è creata a lungo andare una situazione globale di resistenza batterica; in effetti, le frequenti recidive, presenti in particolar modo nei soggetti di sesso femminile, potrebbero essere un indice di tale resistenza; l’utilizzo, nei casi più semplici, di terapie alternative, può avere un senso. Il mirtillo rosso potrebbe quindi costituire un’interessante alternativa nelle profilassi antibatteriche a lungo termine.

Mirtillo rosso
Mirtillo nero – Il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) ha frutti bluastri che possono essere consumati sia freschi sia sotto forma di marmellate, succhi, sciroppi o gelatine. La pianta fiorisce nel mese di maggio e fruttifica nel periodo compreso fra i mesi di luglio e agosto. Nella Farmacopea Ufficiale è presente sotto forma di estratto secco idroalcolico (23-26% antocianosidi). Altri costituenti sono eterosidi flavonoidici (asperuloside, quercitrina, isoquercetina, quercetin-3-ramnoside), tannini, acidi organici, provitamina A, vitamina C e vitamine del gruppo B.
Gli utilizzi fitoterapici prevedono dosaggi giornalieri di 60-120 mg di estratto secco di mirtillo nero per periodi di circa due o tre mesi, trascorsi i quali è opportuno sospendere l’assunzione per circa tre settimane.
Le indicazioni per le quali viene consigliata l’assunzione di integratori a base di mirtillo nero sono le più svariate, ma quelle su cui probabilmente vale la pena di soffermarsi sono le problematiche a carico dei vasi sanguigni e quelle a carico della retina.
Si ritiene che l’azione fleboprotettiva degli estratti sia dovuta alla presenza di antocianine; queste sostanze hanno dimostrato infatti una certa capacità di inibizione nei confronti delle elastasi e delle collagenasi (enzimi proteolitici deputati alla distruzione del collageno); tale inibizione rende il connettivo più stabile e più elastico. Gli antocianosidi inoltre agiscono sulle pareti dei vasi sanguigni riducendo il livello delle glicoproteine che vi si accumulano; ciò permette di migliorare sia la resistenza che l’elasticità di dette pareti.
L’azione protettiva nei confronti della retina è dovuta al fatto che l’estratto secco sembra in grado di facilitare la rigenerazione della rodopsina, un pigmento presente nei bastoncelli retinici e dal quale dipende il meccanismo delle visioni crepuscolare e notturna. A livello oculare l’integrazione di estratti di mirtillo nero è consigliata anche per la loro azione antiedemigena e capillaro-protettiva sia a livello del microcircolo retinico sia a livello di quello periferico.
Le proprietà soprariportate sono state dimostrate, ma è doveroso ricordare che l’utilità di questo genere di integratori è limitata a patologie di scarsa rilevanza.

Mirtillo nero, il più diffuso
Controindicazioni– L’utilizzo di estratti della pianta in questione è generalmente controindicato in soggetti affetti da calcolosi renale dal momento che essi possono favorire la formazione di calcoli renali da ossalati e fosfati di calcio.
I mirtilli in cucina
I mirtilli sono bacche dal sapore acidulo perché contengono acido citrico, malico e succinico. Poiché hanno la capacità di sopportare molto bene la surgelazione possono essere consumati tutto l’anno. Rappresentano il classico esempio di frutta dinamica le cui calorie variano al variare del contenuto zuccherino (da 25 a 60 kcal/100 g).
I mirtilli sono frutti che possono essere consumati freschi oppure utilizzati per la preparazione di bevande, gelatine, marmellate, sciroppi o succhi. Un prodotto particolarmente apprezzato in Francia e Germania è una particolare acquavite ottenuta dalla distillazione del vino di mirtilli, una bevanda blandamente alcolica che viene ottenuta attraverso la fermentazione del succo di mirtillo.
Calorie e valori nutrizionali
Dal database del Ministero americano dell’agricoltura
Scarto: 5% (gambi e mirtilli acerbi o sciupati)
Nome scientifico: Vaccinium spp.
Nutrienti | Unità | Valore per 100 g | Numero di campioni | Errore std. |
---|---|---|---|---|
Principali | ||||
Acqua | g | 84.21 | 12 | 0.672 |
Calorie | kcal | 57 | 0 | |
Calorie | kJ | 240 | 0 | |
Proteine | g | 0.74 | 12 | 0.019 |
Lipidi | g | 0.33 | 12 | 0.018 |
Ceneri | g | 0.24 | 12 | 0.005 |
Carboidrati (per differenza) | g | 14.49 | 0 | |
Fibre | g | 2.4 | 4 | 0.124 |
Zuccheri | g | 9.96 | 8 | 0.55 |
Mirtillo in inglese e altre lingue
Ecco di seguito la traduzione di mirtillo in inglese e in altre lingue:
- Inglese – Blueberry
- Spagnolo – Arándano
- Francese – Myrtille
- Tedesco – Blaubeere