L’innesto è una pratica agronomica che serve a migliorare la produzione della pianta sia da un punto di vista quantitativo sia da un punto di vista qualitativo; si tratta di un’operazione che consiste sostanzialmente nell’inserimento in una pianta di una porzione di un’altra pianta; è possibile sia innestare piante di varietà diverse appartenenti alla stessa specie (in quanto sono fisiologicamente affini, ovvero non sono incompatibili fra loro), sia eseguire un innesto tra specie diverse (si parla in questo caso di innesto intraspecifico); in quest’ultimo caso si deve però tenere conto del fatto che non tutte le piante di specie diversa sono tra loro fisiologicamente affini; è per esempio possibile innestare un pero su un cotogno, ma non si può innestare un pero su un melo. In linea generale, comunque, gli innesti più efficaci sono quelli del primo tipo, ovvero quelli tra piante di varietà differenti appartenenti alla medesima specie.
La pratica dell’innesto, utilizzata di solito per la moltiplicazione di piante legnose (più raramente per quella di piante erbacee), è diffusissima in floricoltura, giardinaggio e frutticoltura dato che grazie a essa si possono creare delle varietà di piante che avranno una migliore resistenza alle varie avversità, produrranno frutti migliori e avranno un portamento esteticamente più piacevole.
Innestare non è un’operazione banale; sono infatti necessarie una certa pratica e una notevole perizia se si vuole che l’innesto riesca nel migliore dei modi; generalmente l’orticultore dilettante passa attraverso vari fallimenti prima di gestire gli innesti con una certa maestria.
I periodi migliori per l’innesto delle piante da frutto sono solitamente la primavera e la fine dell’estate.
Innesto – Come funziona
Quando una pianta viene moltiplicata per seme, si otterranno vari individui eterogenei che hanno caratteristiche in comune con i genitori (riproduzione gamica, nota anche come riproduzione asessuata), ma saranno comunque diversi da loro; tramite l’innesto invece si ha la possibilità di eseguire una moltiplicazione di uno stesso soggetto senza che si verifichino alterazioni nelle caratteristiche di partenza (riproduzione agamica o asessuata).
Grazie all’innesto, poi, è possibile lavorare su varie combinazioni in modo da ottenere una pianta che meglio potrà adattarsi al tipo di terreno e al clima.
L’innesto sfrutta, per dirla in termini piuttosto grossolani, le capacità rimarginative delle piante; il responsabile primo dell’attecchimento è il cambio cribro-vascolare, un tessuto che si trova tra corteccia e cerchie del legno e che è particolarmente vitale e capace di generare continuamente nuove cellule che, nel caso specifico dell’innesto, andranno a saldare le due parti in gioco. Per la riuscita dell’operazione è assolutamente indispensabile che vengano a sovrapporsi le zone del cambio cribro-vascolare dei due organismi; solo così, infatti, si potrà formare un callo cicatriziale che ristabilirà la continuità fra i sistemi vascolari dei due elementi.
Innesto – Tecnica
Le tecniche d’innesto sono numerose; esse si differenziano sia per modalità di esecuzione sia per il periodo in cui vengono messe in opera. Alcune tecniche, infatti, devono essere eseguite nel corso della primavera, altre avranno migliore possibilità di riuscita in estate, altre nei mesi autunnali e altre ancora a fine inverno. Eseguire un innesto nel periodo sbagliato può compromettere la riuscita dell’operazione.
I principali tipi di innesto che vengono eseguiti nel periodo che va dalla fine dell’inverno fino ai primi giorni di primavera sono l’innesto a spacco, quello a triangolo e quello a corona.
Praticamente l’innesto viene eseguito inserendo su un individuo (detto portainnesto, portainnesto, ipobionte o, più semplicemente, soggetto) – che praticamente funge da appparato radicale – un altro individuo (detto nesto o marza od oggetto) che sarà quello dal quale originerà la chioma della pianta.
Al di là della tecnica scelta, è importante utilizzare un nesto prelevato da una pianta in pieno riposo vegetativo. Il nesto va prelevato o subito prima dell’operazione oppure deve essere conservato in frigorifero o comunque in un luogo bene al fresco per impedirne la disidratazione.
Nei paragrafi successivi una breve descrizione delle tre tipologie di innesto citate in precedenza.
Innesto a spacco
Viene effettuato praticando una fenditura sul portainnesto; tale fenditura deve comprendere sia la corteccia che la parte legnosa; il taglio dovrebbe essere effettuato su un ramo piuttosto vigoroso precedentemente privato delle parti vegetali. All’estremità dell’incisione si posizioneranno poi i nesti debitamente preparati badando bene a far sì che i tessuti delle due parti aderiscano il meglio possibile. È un innesto relativamente semplice indicato per le piante più giovani ed è una delle tecniche preferite dagli orticultori dilettanti proprio per la sua facilità d’esecuzione.

Innesto a spacco di un melo
Innesto a triangolo
Nell’innesto a triangolo il portainnesto viene tagliato con un taglio orizzontale dopodiché, lungo il bordo, si dovrà effettuare un’incisione verticale a forma di triangolo. Alla porzione basale del nesto deve essere data la medesima forma dell’incisione in modo da farla combaciare con quest’ultima. Sullo stesso portainnesto si possono porre da una a tre marze. È una tecnica adatta per piante giovani (2-3 anni circa). È uno degli innesti più praticati in frutticoltura; è infatti adatto a qualsiasi pianta da frutto e garantisce, se ben eseguito, un’ottima saldatura tra le due parti; non è però facile da eseguire e occorrono una certa esperienza e una notevole manualità per eseguirlo a regola d’arte.

Innesto a triangolo
Innesto a corona
Nell’innesto a corona si procede tagliando orizzontalmente il portainnesto e praticando poi delle incisioni tra la corteccia e il legno lungo il bordo del taglio. I nesti vanno poi inseriti in queste incisioni e mantenuti in posizione tramite legature e applicazioni di apposito mastice. È un tipo di innesto indicato per il reinnesto di piante adulte con rami dai 10 cm in su di lunghezza.
Deve essere eseguito nel periodo della ripresa vegetativa, quando la pianta, come si dice in gergo, è “in succhio”.

Innesto a corona
Calendario degli innesti
Di seguito un sintetico calendario che riporta il periodo migliore per gli innesti di alcune piante da frutto e no:
Febbraio: cotogno, melo e pero.
Febbraio-Marzo: albicocco, biancospino, cachi, castagno, ciliegio, ginepro, limone, melo, nashi (pero asiatico) nocciolo, pero, pesco, susino e vite.
Marzo-Aprile: biancospino, cachi, ciliegio, cotogno, fico, melo, melograno, noce, olivo, pero, pesco e susino.
Aprile: melo e pesco.
Aprile-Maggio: agrumi, fico, mandorlo, noce, olivo.
Maggio-Giugno: albicocco, caco, castagno, noce e pesco.
Giugno: albicocco, mandorlo e pesco.
Luglio-Agosto: albicocco, castagno, noce, susino e vite.
Agosto-Settembre: agrumi, cachi, ciliegio, cotogno, melo, melograno, noce, pero e vite.