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Giuggiolo

Il giuggiolo (Ziziphus jujuba) è una pianta della famiglia botanica delle Ramnacee; è un albero originario probabilmente dell’Africa settentrionale che si è naturalizzato in molte regioni italiane; il suo habitat naturale sono le pianure e le colline fino a 200 m di altitudine. Viene coltivato negli orti o nei giardini per l’aspetto molto ornamentale del suo tronco contorto e per la produzione dei suoi frutti, le giuggiole.

Giuggiolo: la pianta

Il giuggiolo ha un portamento espanso e può raggiungere in condizioni favorevoli un’altezza intorno agli 8-10 metri. L’albero cresce lentamente e non sono rari gli esemplari centenari. La corteccia sul tronco spesso si sfalda e ciò aggiunge un ulteriore elemento dall’aspetto ornamentale della pianta (un po’ come succede per la betulla). L’apparato radicale è molto profondo e per questo l’allevamento in vaso può essere fatto solo per le piantine giovani, da trapiantare quindi in piena terra.

Il giuggiolo è una pianta decidua, che perde le foglie in inverno. Le foglie sono di un verde chiaro brillante e l’albero produce un’ombra fitta e fresca in estate.

 I frutti: le giuggiole

Il frutto del giuggiolo è chiamato giuggiola ed è una drupa (un frutto carnoso come una bacca) lunga dai due ai quattro centimetri, di colore dapprima giallo, quindi violaceo alla maturità.  Al suo interno, il nocciolo duro racchiude uno o due semi. La fioritura avviene tra giugno e luglio: i fiori sono bianchi, piccoli ma molto numerosi. Le giuggiole maturano a settembre-ottobre. Le giuggiole sono anche chiamate datteri cinesi, perché il sapore a piena maturazione ricorda quello del dattero. Il giuggiolo, pur essendo originario dell’Africa, fu importato migliaia di anni fa in Cina, dove ottenne una rapida diffusione.

Indice

  • La coltivazione del giuggiolo
  • Le giuggiole in cucina
giuggiolo

Un albero di giuggiolo carico di giuggiole

Il giuggiolo in giardino

Spesso il giuggiolo viene piantato in giardino o nell’orto non solo per il suo aspetto ornamentale, ma anche per poter realizzare una piccola produzione familiare di giuggiole. Sono considerate un frutto minore, come i frutti del carrubo, del corbezzolo o del biricoccolo. Si possono trovare esemplari vecchi in zone rurali, in antichi cascinali o casali spesso abbandonati. La scoperta di un giuggiolo secolare è quindi un’esperienza rara e unica. In Italia, il giuggiolo è coltivato a scopo produttivo solo in alcune zone del Veneto, sui colli Euganei.

Esposizione – L’esposizione richiesta è quella in pieno sole; a differenza di altri frutti minori, è completamente rustico e resiste anche a temperature molto al di sotto dello zero (fino a -15 gradi centigradi)

Terreno – Il giuggiolo è poco esigente: vive bene anche nei terreni poveri calcarei e aridi. Le radici sono in grado, infatti, di cercare l’acqua in profondità, e la pianta riesce a resistere a periodi di siccità in terreni secchi.

Moltiplicazione e impianto – Il seme del giuggiolo ha un basso livello di germinazione e quindi la semina è un esperimento che spesso risulta infruttuoso. Si preferisce moltiplicare la pianta dai polloni (ne genera molti) e per innesto. Presso i vivai specializzati in frutti antichi si possono acquistare esemplari di 3-4 anni, innestati, che sono già a un’altezza di un metro e mezzo o più. Le piante vanno poste a dimora a febbraio nelle aree a inverni rigidi o a fine novembre per quelle dai climi più miti.

Annaffiatura – Il giuggiolo non richiede irrigazioni frequenti; solo le piante giovani appena messe a dimora necessitano di irrigazioni più frequenti, ma che non devono però lasciar il terreno troppo umido o, peggio, con ristagni idrici.

Concimazione – La concimazione periodica non è necessaria; è sufficiente una concimazione organica alla base della pianta a fine novembre.

Potatura – La pianta non necessita di potature; la crescita lenta richiede solo potature limitate per eliminare rami secchi, spezzati o incrociati. Importante è la rimozione dei polloni alla base, che toglierebbero energia alla pianta.

Malattie – Il giuggiolo è molto resistente; può essere attaccato occasionalmente da oidio, soprattutto se il clima è troppo umido. La giuggiola può essere attaccata dalla mosca della frutta.

Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.

La giuggiola: come si mangia

Del giuggiolo si consumano i frutti, le giuggiole, consumate fresche solo quando sono a completa maturazione (altrimenti hanno un sapore più acidulo). La maturazione è completata quando la bacca diventa di un bel rosso brillante. Se le giuggiole si usano per realizzare canditi o marmellate, si possono cogliere anche più tardi.

Il brodo di giuggiole

L’espressione figurata “andare in brodo di giuggiole” per indicare il raggiungimento di uno stato di notevole appagamento e godimento si riferisce effettivamente a un liquore chiamato appunto brodo di giuggiole, prodotto per infusione nell’alcol della polpa delle giuggiole.

 

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