Il fico d’India (Opuntia ficus-indica) è una pianta della famiglia delle Cactacee, originaria delle Americhe, forse del Messico, esportata in Spagna probabilmente da Cristoforo Colombo. La pianta era simbolica per gli aztechi e attualmente compare nello stemma della repubblica del Messico; è una pianta grassa (succulenta) dotata di spine che può raggiungere i quattro metri d’altezza. In molte regioni dell’Italia meridionale i fichi d’India sono piantati come siepe difensiva per delimitare le proprietà; per crescere e produrre frutti la pianta ha bisogno di un clima caldo e non può essere coltivata in tutta Italia: non sopporta temperature inferiori ai 5 gradi centigradi. Si coltiva con successo in Sardegna, Basilicata, Sicilia, Puglia e Calabria. Si è però diffusa anche lungo la costa tirrenica fino alle aree più calde della Liguria. Di questa pianta succulenta si consumano i frutti, di forma ovoidale coperti di spine, e le “pale”.
I fiori sono gialli, e sono seguiti da frutti carnosi che possono raggiungere i quattro etti di peso. Se ne conoscono di tre tipi: a frutti gialli (‘Sulfarina’), rossi (‘Sanguigna’) o bianchi (‘Muscaredda’). La raccolta, a scalare comincia ad agosto.
Indice

L’Italia è il terzo Paese mondiale per la produzione di fico d’India, dopo Messico e Stati Uniti. Più dell’80% della coltivazione è concentrata in Sicilia.
Fico d’India – Coltivazione
La coltivazione del fico d’India è praticata in Messico e nell’America meridionale fin dall’epoca degli Aztechi. La pianta predilige zone dal clima prettamente mediterraneo, con inverni miti ed estate aride. Va messo a dimora in pieno sole.
Per quanto riguarda il terreno di coltivazione, richiede terreni leggeri, sabbiosi, senza ristagni idrici o umidità costante.
A primavera si possono interrare le talee (le “pale” prelevate dalle piante adulte), mentre la semina, con una resa più difficile, è fatta in autunno. Il sesto d’impianto è molto largo: ogni pianta deve avere a disposizione almeno un’area di 5X5 metri. Se piantato in file, la distanza tra le file è di 6-7 metri e 4-5 metri tra le piante di una fila.

Il fico d’India fece la sua comparsa in Europa solo dopo la scoperta dell’America da parte di Colombo
Le irrigazioni devono essere effettuate con molta parsimonia: le piante giovani hanno bisogno di una annaffiatura una volta al mese. Per quelle di qualche anno possono bastare le precipitazioni, a meno di periodi prolungati di siccità, quando si può intervenire con qualche irrigazione di soccorso.
Il fico d’india può essere soggetto ad alcuni problemi durante la coltivazione:
- attacco di cocciniglie
- attacco di lepidotteri e insetti, come la farfalla del cactus e la mosca mediterranea della frutta
- infezioni fungine, come Phytophtora e Fusarium e la ruggine scabbiosa (una forma di ruggine delle piante specifica per questo cactus).
Fico d’India – Coltivazione in vaso
Il fico d’India può essere coltivato in vaso, che dev’essere molto grande e profondo, dal momento che la pianta può raggiungere altezze ragguardevoli. Se si colloca il vaso all’interno, dev’essere messo in una zona molto luminosa. In vaso si può utilizzare il terriccio per cactacee ponendo sul fondo uno strato drenante di ghiaia. Si ricordi che in vaso le piante vanno irrigate con più frequenza, ma nel caso del fico d’India è comunque fondamentale evitare un’eccessiva umidità del terreno.
Il fico d’India in cucina
Il frutto di un fico d’India può raggiungere anche i 400 g di peso. Frutto esclusivamente di stagione, va consumato fresco e si raccoglie di solito dalla fine di agosto a tutto il mese di settembre.
I fichi d’India contengono una polpa succosa e ricca di piccoli semi, dal sapore dolciastro. Possono essere mangiati al naturale, ma sono utilizzati anche per la preparazione di marmellate, oppure essiccati.
Proprietà – Il frutto del fico d’India è molto ricco di acqua, sali minerali e vitamine e gli sono attribuite alcune proprietà degne di nota. L’alto contenuto di fibre è indicato a chi soffre di stipsi. Si tratta inoltre di un frutto molto saziante, e quindi è indicato per le diete dimagranti. Favorendo la diuresi, i fichi d’India sono molto indicati nel caso di leggera ipertensione. Il contenuto vitaminico e sostanze vegetali (tannini) fanno sì che si attribuiscano al fico d’India un alto potere antiossidante.
L’estratto, in compresse, e il suo succo sono commercializzati con il nome di opal o opuntia (opuntia è il nome latino del genere dalla pianta, mentre opal è il termine comune usato in spagnolo per indicare la pianta.
Oltre al frutto, si utilizzano anche le pale, per produrre gel o creme. In alcune cucine tradizionali si usa consumarli bolliti o fritti. Naturalmente, come i frutti, anche le pale vanno pulite dalle spine.
Fico d’india e diabete – Nonostante i fichi d’India siano, come molta frutta, alimenti a prevalenza di contenuto di zuccheri, alcuni studi hanno ipotizzato un possibile ruolo di abbassamento della glicemia, grazie ad alcune sue proprietà che migliorano il metabolismo di zuccheri e lipidi. Per questo motivo è spesso citato come alimento ottimale in caso di diabete e ipercolesterolemia.
Calorie e valori nutrizionali
Dal database del Ministero americano dell’agricoltura
Fico d’India
Scarto: 25% (semi, e germogli)
Note: varietà verde
Nutrienti | Unità | Valore per 100 g | Numero di campioni | Errore std. |
---|---|---|---|---|
Principali | ||||
Acqua | g | 87.55 | 4 | 2.791 |
Calorie | kcal | 41 | 0 | |
Calorie | kJ | 172 | 0 | |
Proteine | g | 0.73 | 3 | 0.103 |
Lipidi | g | 0.51 | 2 | |
Ceneri | g | 1.64 | 3 | 0.586 |
Carboidrati (per differenza) | g | 9.57 | 0 | |
Fibre | g | 3.6 | 0 |

Con il fico d’India si può preparare una marmellata che oltre a essere utilizzabile da sola e nei dolci è indicata per accompagnare i formaggi e salumi
Fico d’India in inglese e altre lingue
Ecco di seguito la traduzione di fico d’India in inglese e in altre lingue:
- Inglese – Prickly pear o Barbary fig o Indian fig
- Spagnolo – Tuna oppure Nopal
- Francese – Figue de Barbarie
- Tedesco – Kaktusfeige