Le coltivazioni redditizie (o coltivazioni a scopo di reddito) stanno attirando sempre più attenzione oggigiorno, non solo da parte degli esperti in agraria, ma anche da parte dei neofiti che vorrebbero intraprendere un’attività d’impresa centrata attorno alla coltivazione di prodotti della terra. Il ritorno alla campagna è visto spesso non solo come un’opportunità per trovare una fonte di reddito alternativa (o complementare) al lavoro svolto, ma anche come vera e propria filosofia di vita. Ma quali sono le piante che si possono scegliere, in base al tipo di terreno e al clima? Le scelte sono molteplici: nell’articolo non analizzeremo quelle più scontate in Italia, come la vite, l’olivo, i cereali, gli ortaggi classici (come la cipolla, la patata, i pomodori) o la frutta (agrumi, mele, pere, ciliegie, pesche, per citare le più comuni), per le quali si rimanda il lettore agli articoli corrispondenti.
Coltivazioni redditizie: cosa coltivare per guadagnare?
In Italia l’agricoltura è molto importante nell’economia e anche nei recenti anni di crisi è stato uno dei settori in cui l’occupazione ha mostrato segni d’incremento positivi. Recentemente, accanto alle scelte più scontate per il nostro Paese, si stanno diffondendo alcune colture nuove o poco praticate un tempo. Vediamo quindi un elenco di queste potenziali coltivazioni redditizie.
Il tartufo – Spesso si associa il tartufo all’attività di cerca nei boschi con i cani addestrati per scovare la presenza nel terreno di questo prezioso fungo ipogeo. Il termine ipogeo significa che vive al di sotto della terra, in simbiosi con le radici di piante come carpino, tiglio, nocciolo, cisto e roverella per il tartufo nero e cerro, farnia, pioppo, salice, nocciolo per il tartufo bianco. Tuttavia, molti dei tartufi prodotti ed esportati (l’Italia è il primo produttore al mondo di tartufo bianco) provengono dalle coltivazioni. Non è una scelta molto facile perché il tartufo ha esigenze molto specifiche per quanto riguarda il terreno: vuole un substrato calcareo con un pH compreso tra 7 e 8. Inoltre il terreno non deve essere pesante e argilloso, ma ben aerato, soffice e privo di ristagni idrici. Il tartufo è anche esigente in termini di irrigazioni, che devono essere costanti anche se non abbondanti. I tartufi impiantati nel terreno sono produttivi dal settimo anno in poi, periodo in cui il terreno deve essere costantemente tenuto pulito dalle erbacce, sarchiato e coperto con pacciamatura nei periodi più caldi dell’anno. La resa di una coltivazione di tartufi può arrivare anche ai 100 kg per ettaro, ma molto dipende dal clima e dall’attenzione alla coltura, che deve essere costante per parecchi anni. Il valore al dettaglio è molto variabile, a seconda della qualità, dal peso e del profumo del tartufo raccolto, si va da un minimo di 300 euro fino a 2.500 euro al kg.
Le bacche di goji – Le bacche di goji sono il frutto di due piante assai simili, il Lycium barbarum e il Lycium chinense, della famiglia delle Solanacee. Visto l’interesse crescente dell’industria agroalimentare per questo prodotto, i dettagli della sua coltivazione sono descritti nell’articolo a parte.

Coltivazioni redditizie: il ritorno alla campagna viene visto spesso non solo come un’opportunità per trovare una fonte di reddito alternativa (o complementare) al lavoro svolto, ma anche come vera e propria filosofia di vita
Il girasole – La pianta di girasole (Helianthus annuus) ha una notevole importanza agroalimentare per l’estrazione dell’olio dai suoi semi, ma negli ultimi anni l’interesse nella raccolta del girasole è legata anche all’impiego di questo vegetale come biomassa per generare carburante. Coltivata fin dal 1000 a.C. in Perù, è una pianta che sa adattarsi a climi molto diversi: in Italia, infatti, è coltivato nella Pianura padana, ma anche nelle aree più calde del Sud. Necessita solo di un periodo caldo e secco (a fine estate) per maturare bene; anche per la concimazione non è una pianta molto esigente, come non lo è per il tipo di suolo. Seminato a inizio primavera, si possono allocare circa 60.000 piantine per ettaro, con una resa media intorno a 3 tonnellate (sempre per ettaro). Va sottolineato che, per la peculiarità dello sfruttamento del terreno, la pianta di girasole non può essere seminata nello stesso campo per almeno tre anni.
La canapa – La canapa è coltivata da secoli per la produzione di fibre, corde e tessuti. Poiché dai fiori femminili delle versioni dioiche della canapa possono essere estratti i principali cannabinoidi per produrre droghe, la coltivazione della canapa, pur essendo ammessa in Italia, deve essere sottoposta a controlli di legalità. In particolare, occorre acquistare semi certificati nel Catalogo Europeo, il cui contenuto di THC (il principio psicoattivo) sia dichiarato inferiore allo 0,2%. Inoltre, la coltivazione deve essere denunciata alle forze dell’ordine nel momento in cui spuntano le piantine. Dal punto di visto agronomico, la pianta di canapa vuole un terreno leggero e fertile, non tollera i ristagni idrici e si adatta anche alla coltivazione in collina. Resistente al gelo, si adatta molto bene ai diversi climi della penisola, non richiede particolari irrigazioni, diserbanti o concimazioni. La sua semina, per file, è simile a quella dei comuni cereali, con una densità che dipende dalle finalità della coltivazione, in media compresa tra i 20 e i 50 kg per ettaro. La canapa, infatti, può essere raccolta falciando gli steli, per uso industriale, o raccogliendone i semi a uso alimentare. Essendo un’ottima pianta da rinnovo, può essere usata per migliorare i terreni, arricchendola di materiale organico e contrastandone il dilavamento grazie alle radici profonde.
Il topinambur – Si tratta di una pianta erbacea originaria dell’America settentrionale (conosciuta, infatti, anche con la denominazione di patata del Canada), che si può coltivare allo scopo di riprodurre e raccogliere il tubero oppure per tagliare fusto e foglie a scopo di foraggio per il bestiame. I dettagli della sua coltivazione sono discussi nell’articolo a parte, dove si possono scoprire tutte le informazioni su terreno e clima e sulla resa delle piante.
Lo zafferano – Lo zafferano è una pianta bulbosa (Crocus sativus) originaria dell’Asia e ben conosciuta in cucina come spezia pregiata. I dettagli della sua coltivazione sono discussi nell’articolo a parte, dove si possono scoprire tutte le informazioni su terreno e clima, su come si raccoglie e si lavora, assieme a considerazioni generali sui costi e ricavi.