La fava (Vicia faba) è una pianta appartenente alla famiglia delle Fabacee (dette anche Leguminose). A seconda delle grandezza dei semi (che da sempre sono usati per l’alimentazione umana e quella animale) si distinguono quattro varietà botaniche (Vicia faba var. paugyuga, Vicia faba var. minor Beck, Vicia faba var. equina Pers. e Vicia faba var. major Harz.); le cultivar da orto appartengono alla varietà major Harz.
La pianta è un’erbacea annuale che può arrivare ai 140-150 cm di altezza; il fusto è eretto e grosso, piuttosto ramificato alla base; la radice è fittonante e caratterizzata da molte ramificazioni.
I semi della fava, piatti e di forma ovale, sono contenuti in un baccello allungato, verde quando è allo stato immaturo e di colore brunastro quando è secco; il baccello può contenere dai 2 ai 10 semi di colore solitamente verdognolo chiaro o giallognolo-brunastro; sono da sempre molto utilizzati per l’alimentazione umana (ma anche per quella degli animali), specialmente in Italia, nelle regioni meridionali (i maggiori consumi si registrano in Puglia, in Sicilia e in Sardegna). Come altri legumi, nel corso dei secoli la fava ha perso il ruolo centrale che rivestiva ai tempi della civiltà contadina per essere sostituito da altri alimenti proteici.
Indice

Coltivazione di fave (Vicia faba)
Fave – Coltivazione
La coltivazione delle fave è una di quelle che maggiormente si adattano all’orticoltore dilettante; in effetti la fava è una pianta piuttosto facile da coltivare perché non ha particolari esigenze climatiche; è infatti in grado di adattarsi piuttosto facilmente ai vari tipi di clima che caratterizzano le regioni del nostro Paese; predilige comunque il clima costiero; non ama particolarmente il caldo; sopporta invece piuttosto bene temperature che scendono di alcuni gradi sotto lo zero.
Anche per quanto riguarda il substrato di coltivazione, la fava non ha esigenze eccessive; il terreno più adatto è quello dotato di un buon drenaggio, non particolarmente fertile, ricco di calcio e non sottoposto a ristagni idrici.
È buona norma, prima della coltivazione, procedere con un’opportuna preparazione del terreno; lo si dovrà zappare fino a una profondità di circa 40 cm e successivamente spianarlo e liberarlo dalle erbe infestanti.
Nelle zone caratterizzate da un clima temperato-caldo, il momento migliore per la semina, che può essere effettuata a scalare, è quello autunnale; così facendo si potranno raccogliere i baccelli a fine marzo-inizio aprile; nelle zone più fredde è invece consigliabile effettuare la semina delle fave al termine della stagione invernale-inizio stagione primaverile.
Per quanto riguarda la procedura di semina, di norma le fave vengono piantate direttamente in quella che sarà la loro dimora definitiva; si faranno dei filari distanti 70-80 cm l’uno dall’altro così da far sì che le piante abbiano lo spazio opportuno per crescere senza problemi; ciò ci faciliterà anche nelle operazioni di raccolta.
Per approfondire, La semina delle fave.
Il ciclo produttivo delle semine primaverili è decisamente più breve di quello relativo alla semina effettuata in autunno (di fatto, la raccolta dura tre mesi, invece di sei).
La coltivazione delle fave dovrebbe seguire, se possibile, quella delle colture da radice come carote e patate

La fava è l’alimento simbolo del primo maggio nella tradizione romana
Per quanto concerne le irrigazioni, la prima deve essere effettuata subito dopo l’interro dei semi; in seguito sono necessari interventi soltanto nel caso di periodi siccitosi.
Anche per quanto riguarda le concimazioni, le piante di fava non hanno necessità di particolari interventi perché si avvantaggiano delle lavorazioni e degli interventi di concimazione effettuati per altri tipi di coltura; al più si può effettuare una concimazione con del compost maturo al momento della preparazione del substrato di coltivazione; in alternativa si può fornire del fosforo.
Piccole quantità di azoto possono essere utili nel corso dei mesi primaverili, ma bisogna far attenzione a non esagerare perché un eccesso di prodotti azotati potrebbe predisporre le piante ad attacchi da parte di funghi e afidi.
Una volta che le piante hanno raggiunto un’altezza di circa 20 cm, è consigliabile effettuare, in modo periodico, degli interventi di cimatura; gli scopi principali di questi interventi sono essenzialmente due: prevenire gli attacchi degli afidi e rendere equilibrato il rapporto tra vegetazione e produzione; la cimatura accelera anche la fruttificazione.
Fra gli interventi che non possono mancare nell’ambito della coltivazione delle fave, vi sono quelli di rincalzatura e sarchiatura; la rincalzatura protegge le piante dal freddo eccessivo e libera il terreno dalle erbe infestanti, mentre la sarchiatura arieggia il terreno, ne aumenta la permeabilità e contiene lo sviluppo delle erbe infestanti.
Nelle zone sottoposte a forti venti, può essere necessario sostenere le piante di fava con dei tutori.
Il raccolto delle fave può essere effettuato circa sei mesi dopo la semina nel caso delle semine autunnali oppure dopo tre nel caso delle semine primaverili.
Per quanto riguarda le operazioni di raccolta, nel caso di consumo fresco, le fave andrebbero raccolte a scalare quando i semi non sono ancora del tutto maturi; risulteranno così teneri e piuttosto dolci.
Nel caso di consumo a secco, la raccolta va fatta quando i baccelli non sono ancora completamente secchi, così da evitare che i semi cadano a terra; si deve procedere estirpando le piante che andranno riposte in un ambiente sufficientemente aerato; la sgranatura andrà effettuata a essiccazione terminata.
Un ultimo cenno va alle avversità; quelle che possono interessare le piante di fava sono diverse; per quanto riguarda i parassiti vegetali vanno ricordati l’antracnosi, l’orobanche e la ruggine.
Tra i parassiti animali vi sono invece gli afidi neri. I semi conservati secchi sono soggetti all’attacco del tonchio, un insetto che può attaccare anche le piante in fase di coltivazione. Si deve intervenire con prodotti appositi reperibili nei negozi specializzati.
La fava in cucina
In commercio le fave sono reperibili sia fresche sia secche; quelle fresche possono essere consumate al naturale, come contorno o come accompagnamento di affettati o formaggi.
Le fave secche, private della pelle, possono essere bollite e fatte diventare un purè e utilizzate come accompagnamento di verdure amarognole; le fave secche con il guscio possono essere cotte solamente dopo un ammollo preventivo di alcune ore come si fa, per esempio, con i ceci o con i fagioli.
Le ricette più comuni con la fava la vedono come condimento di pasta e riso, oppure ridotta in crema per creare gustose polpette. Le fave sono anche uno degli ingredienti immancabili nell’insalata nizzarda.
Caratteristiche nutrizionali – I semi delle fave hanno una qualità proteica superiore a quella dei fagioli e abbastanza simile a quella dei ceci; le fave fresche non sono particolarmente caloriche (con 41 kcal/100 g sono il legume meno calorico; i semi secchi invece forniscono un apporto energetico di 341 kcal/100 g); l’84% circa è infatti costituito da acqua; il contenuto di proteine è di circa il 5%, quello di carboidrati si aggira sul 4,5%; il contenuto lipidico è bassissimo (0,4% circa).
Le fave contengono discrete quantità di ferro, magnesio, potassio, rame e selenio; anche il contenuto vitaminico è buono (soprattutto quello di vitamina C); il problema è che, come accade per tutti i legumi, il contenuto minerale e quello vitaminico vengono decisamente ridotti dalla cottura. Nella parte finale dell’articolo è presente la tabella dei valori nutrizionali.
Fava e salute – Una particolarità negativa della fava è che, a causa di alcuni composti in essa contenuti, la vicina e l’isouramile, non può essere mangiata da chi soffre di favismo, una particolare patologia di origine genetica (un deficit di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, un enzima normalmente presente nei globuli rossi) che può avere conseguenze anche gravi e che colpisce in particolare le popolazioni mediterranee e, in Italia, specialmente gli abitanti di Sicilia e Sardegna.
In alcuni soggetti, sensibili e predisposti, il consumo di fave può essere all’origine di reazioni allergiche dalle conseguenze talvolta gravissime (induzione di coma); di norma il problema si verifica in seguito a ingestione di fave crude.
È opportuno ricordare che le fave non dovrebbero essere consumate in concomitanza con l’assunzione di farmaci IMAO (inibitori delle monoamminossidasi) in quanto c’è il rischio di crisi ipotensive anche gravi.
Calorie e valori nutrizionali
Dal database del Ministero americano dell’agricoltura
Fava (secca)
Scarto: 0%
Nutrienti | Unità | Valore per 100 g | Numero di campioni | Errore std. |
---|---|---|---|---|
Principali | ||||
Acqua | g | 10.98 | 100 | |
Calorie | kcal | 341 | 0 | |
Calorie | kJ | 1425 | 0 | |
Proteine | g | 26.12 | 104 | |
Lipidi | g | 1.53 | 101 | 0.113 |
Ceneri | g | 3.08 | 102 | |
Carboidrati (per differenza) | g | 58.29 | 0 | |
Fibre | g | 25.0 | 0 | |
Zuccheri | g | 5.70 | 0 |
Fava in inglese e altre lingue
Ecco di seguito la traduzione di fava in inglese e in altre lingue:
- Inglese – Bean
- Spagnolo – Haba
- Francese – Haricot
- Tedesco – Bohne