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Carrubo

Il carrubo (Ceratonia siliqua) è una pianta sempreverde della famiglia botanica delle Leguminose (Fabacee); è una specie tipica dei climi miti mediterranei ed è quasi rustica; soffre a temperature al di sotto dei cinque gradi centigradi e non sopporta temperature inferiori allo zero. Il suo habitat naturale è lo stesso degli agrumi o dell’olivo. In Italia, è quindi diffusa soprattutto nelle regioni meridionali, anche se il carrubo si è naturalizzato in regioni più al nord, in particolare in Toscana, e occasionalmente è stato trovato nella flora spontanea del Veneto. Coltivare un carrubo in giardino o nell’orto è quindi possibile solo se gli inverni non sono rigidi o ponendo un po’ di attenzione all’esposizione. Il nome del genere botanico deriva dal greco e significa “corno proteso”, alludendo alla forma del frutto, un baccello simile a un fagiolo.

Carrubo: la pianta

Il carrubo ha un portamento espanso e può raggiungere in condizioni favorevoli un’altezza intorno ai dieci metri. L’albero cresce lentamente e può diventare facilmente un esemplare centenario. Le foglie sono color verde brillante e sono resistenti, coriacee, dal bordo intero, lunghe fino a 4 cm. La coltivazione a scopo produttivo è fatta principalmente nell’Africa settentrionale e in Grecia. Oltre che per i frutti, si coltiva per il suo valore ornamentale: la pianta ha un fogliame persistente ed è capace di offrire un’ombra piena e fresca nelle calde giornate estive.

Il carrubo è una pianta dioica, e porta fiori maschili e femminili distinti. I fiori attirano le api e nelle aree con molti esemplari si può ottenere anche un miele particolare.

Carrubo: il frutto

Il frutto del carrubo è chiamato carruba ed è un baccello lungo fino a 20-23 cm, che racchiude al suo interno fino a 15-17 semi ovoidali, molto duri, chiamati carati, color marrone brillante. Il nome carato deriva dal fatto che nell’antichità i semi del carrubo erano usati per pesare i metalli preziosi come l’oro. Infatti, i semi hanno la caratteristica di essere pressappoco tutti uguali, con una uniformità di peso notevole (sono tutti intorno a 0.2 g). Il baccello invece è di color grigio-nerastro a maturazione, verde quando si forma, con la superficie liscia. La fioritura avviene tra maggio e agosto, ma il frutto è a lunga maturazione: diventa maturo, infatti, solo alla fine dell’estate dell’anno successivo. Si tenga presente che un carrubo inizia a produrre frutti solo dopo i 4-5 anni di vita, o anche più se piantato in condizioni non ottimali.

Indice

  • La coltivazione del carrubo
  • La carruba in cucina
carrubo

Il carrubo cresce lentamente e può diventare facilmente un esemplare centenario

Il carrubo in giardino

Difficilmente una pianta di carrubo è messa a dimora in orti e giardini familiari a scopo produttivo: il suo valore è principalmente ornamentale. Inoltre, essendo una specie molto rustica, non ha bisogno di molte cure ed è perfetta per un giardino di bassa manutenzione al mare nelle regioni centro-meridionali.

Esposizione – L’esposizione richiesta è quella in pieno sole, anche se può vivere a mezz’ombra nelle aree più calde dell’Italia.

Terreno – Il carrubo è poco esigente: vive bene anche nei terreni poveri, meglio se calcarei. L’apparato radicale è molto espanso e bisogna tenerne conto quando si decide dove piantare l’esemplare.

Moltiplicazione e impianto – Il carrubo può essere moltiplicato per seme; i semi contenuti nelle carrube hanno un alto grado di germinazione, ma vanno usati preferibilmente i semi freschi (non essiccati). Una volta germinate le piantine, si possono trasferire facilmente nella dimora definitiva. La semina può essere fatta anche in vaso. Si tenga presente che il carrubo produce fiori maschili e femminili su piante diverse. Per aver i frutti è necessario piantare almeno un esemplare maschile ogni 15-20 piante femminili.

annaffiatura – Il carrubo ama i climi aridi e i terreni secchi e assolati. Le irrigazioni dovranno essere solo di soccorso per periodi prolungati di siccità, quasi esclusivamente per le piantine giovani.

Concimazione – La concimazione periodica non è necessaria; è sufficiente una concimazione organica alla base della pianta dopo la fioritura.

Potatura – La pianta non necessita di potature; la crescita lenta e in genere ordinata richiede solo potature per eliminare rami secchi o incrociati.

Malattie – La pianta di carrubo può essere attaccata da oidio, soprattutto se il clima è troppo umido. Può essere soggetta anche a cocciniglia e rodilegno, un tipo di lepidottero che attacca il fusto.

Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.

carrubo

I semi di carrubo sono detti carati, perché nell’antichità erano usati per pesare l’oro

La carruba: come si mangia

Del carrubo si consumano i semi, che hanno un vago sapore di cacao. I semi sono fatti seccare è frantumati, fino ad ottenere una polvere fine (farina di carrube). Dal punto di vista nutrizionale, la carruba è ricca di fibre, vitamine del gruppo B e minerali (potassio, rame magnesio).

I semi tritati possono essere usati in cucina in diversi modi:

• come surrogato del cacao o del caffè (per chi deve evitare la caffeina o la teobromina)

• come addensanti per budini, gelati, o altri dolci

• come alimento dietetico per aggiungere fibre all’alimentazione quotidiana.

La farina di semi di carrube è indicata tra gli additivi alimentari industriali con la sigla di E410.

Per il loro potere addensante, le carrube possono essere usate come un antidiarroico naturale.

Per quanto concerne la loro conservazione, i semi di carrubo possono essere conservati dopo l’essicazione, da avvenire in un luogo fresco e asciutto, in sacchetti di iuta o di carta, per evitare che ammuffiscano.

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