L’assenzio (Artemisia absynthium) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteracee (Composite). Originario delle regioni marittime europee, è stato naturalizzato nell’America dell’Est e in Asia centrale.
La pianta fiorisce nella stagione estiva con fiori tipicamente gialli; può raggiungere fino a un metro di altezza ed è particolarmente diffuso in Italia. Dalle foglie e dai fiori si estraggono diversi principi attivi.
L’assenzio selvatico (Artemisia vulgaris), detto anche semplicemente artemisia comune o assenzio delle siepi, è parente della varietà usata in fitoterapia. La sua diffusione spontanea lungo le aree incolte, lungo strade e campi, costituisce un problema per chi soffre di allergie da polline. La stessa considerazione per l’Artemisia annua o assenzio annuale, specie invasiva in alcune regioni d’Italia.
Indice

Le foglie aromatiche dell’assenzio sono ricoperte da una sottile peluria
Assenzio – Coltivazione
L’assenzio può trovare spazio coltivato nell’orto o anche in giardino, in una aiuola dedicata alle aromatiche perenni.
Vita – Perenne semi-sempreverde
Altri nomi – Erba dei vermi, assenzio maggiore
Dimensioni – Altezza: 1,5 m, larghezza: 1,5 m
Tempo altezza massima – 10-12 anni
Esposizione – L’esposizione richiesta è quella in pieno sole, o al più la mezz’ombra (nelle aree più calde dell’Italia), dove però la produzione delle pannocchie di fiori può essere più limitata.
Habitat – Spontaneamente, cresce fino a 1.000 m in tutta Italia, tranne nelle isole nella vicinanza dei centri abitati, ma anche negli incolti.
Temperatura – Fra 10 °C e 40 °C.
Terreno – Il terreno dev’essere sciolto, leggero e molto ben drenato. In terreni argillosi le piantine riescono a radicare ma in genere sopravvivono per pochi anni.
Moltiplicazione e impianto – L’assenzio può essere prodotto a partire dalla semina, da effettuarsi a primavera. Anche se l’assenzio non è molto diffuso, si possono trovare dei negozi specializzati le piccole piantine da mettere a dimora in piena terra o nei vasi. L’assenzio si propaga anche per talea erbacea prelevata a inizio estate o per divisione dei cespi delle piante mature, in autunno o in primavera.
Annaffiatura – Le annaffiature devono essere regolari e più frequenti immediatamente dopo la semina. Quindi è possibile diradarle di molto fino ad arrivare a solo irrigazione di soccorso, per periodi di estrema siccità, in quanto la pianta ama anche i suoli secchi e aridi.
Concimazione – La concimazione per l’assenzio, che è una pianta perenne, può esser fatta prima della semina o impianto, con concime organico o a lenta cessione e poi annualmente in autunno, alla base della pianta.
Potatura – La pianta va potata a fine autunno, anche in modo drastico per rinnovarla, o per mantenerne lo sviluppo compatto.
Malattie – L’assenzio è soggetto ad afidi e a galle (malformazioni sulle foglie causate da funghi, batteri o virosi). Queste ultime possono essere evitate in modo preventivo evitando di bagnare direttamente le foglie. Occasionalmente le foglie alla base possono essere colpite dalla ruggine delle piante.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.
L’assenzio in cucina
L’assenzio è un’erba estremamente amara, tanto che popolarmente era entrato nell’uso comune paragonarla a qualsiasi alimento particolarmente amaro. Viene utilizzata soprattutto per la preparazione di bevande alcoliche, il cui consumo era molto diffuso fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, tanto da venire rappresentato da Edgar Degas nel celebre dipinto Bevitori di assenzio (1876). In seguito se ne scoprì tuttavia la tossicità (eccitamento del sistema nervoso, vertigini, allucinazioni) e l’uso è stato limitato. Può essere ancora usato nella preparazione del vermut come aroma principale.

Particolare delle pannocchie di fiori dell’assenzio
Il liquore: la “fata verde”
Dalla pianta è possibile ricavare un liquore, distillando il macerato della pianta nell’alcol. Per la sua produzione, si usano tutte le parti della pianta, unite ad altre piante aromatiche, tra cui il più comune è l’anice (ma si usano anche menta, finocchio, melissa). Il liquore che si ottiene distillando il macerato delle piante aromatiche è di un colore verde acceso, dal sapore fresco e pungente.
La fama di questo liquore è legata alle leggende che narrano dei suoi effetti allucinogeni, legati a sostanze tossiche (sali di rame e tricloruro di antimonio) che venivano aggiunte in fase di preparazione, e dalla presenza di tujone, un terpene presente nella pianta dell’assenzio in grado di avere effetti neurologici. A questi effetti allucinogeni fa riferimento il nome “fata verde” attribuito al liquore di assenzio in passato.
Il tujone è presente in modeste quantità anche nella salvia e dell’issopo, ma nell’assenzio le quantità sono rilevanti, al punto che le leggende attribuiscono alla bevanda la capacità di portare al delirio e alla pazzia. Gli effetti del liquore di assenzio sono anche dovuti alla gradazione molto alta, tra i 40 e i 70 gradi. Per questo motivo, generalmente si consuma diluito, versandolo su una zolletta di zucchero sulla quale si fa scorrere poi l’acqua gelata.
Proprietà
Le parti della piante usate in fitoterapia sono le parti aeree. I costituenti principali della droga che ne viene estratta sono olio essenziale, acetileni, sesquiterpeni lattoni, flavonoidi, acidi fenolici e lignani.
Gli usi fitoterapici prevedono dosaggi minimi vista la potenziale tossicità; a bassi dosaggi l’assenzio mostra una certa efficacia nel trattamento di problemi digestivi dovuti a ipoacidità (anche ipocloridria), una disfunzione dell’apparato digerente; per questa sua capacità nel trattare l’ipocloridria alcuni autori ipotizzano che l’assenzio potrebbe avere una significativa azione nel trattare alcune patologie che sono associate a ipocloridria (asma atopica, eczema ecc.). Alcuni ne suggeriscono l’utilizzo per combattere le infezioni da Helicobacter pylori.
Fra le proprietà fitoterapiche che sono attribuite alla pianta vi è quella colagoga (favorente il trasporto della bile nel duodeno; il termine colagogo viene spesso confuso con coleretico; il significato di quest’ultimo termine è stimolante la produzione di bile); questa sua proprietà fa sì che l’assenzio venga consigliato in caso di gonfiori addominali, meteorismo ed eruttazioni.
Talvolta viene consigliato, in associazione ad altri rimedi di tipo fitoterapico, nella profilassi delle infezioni caratterizzate da dissenteria.
Un’altra specie, l’Artemisia annua, viene considerata una sostanza dalle ottime capacità antimalariche e insetticide. Viene talvolta consigliato nelle forme depressive associate a ipofunzionalità epatica e anche nella stimolazione del flusso mestruale.
L’utilizzo è controindicato alle donne che allattano e a quelle in stato interessante, nonché a chi soffre di iperacidità e a coloro che sono affetti da ipertensione arteriosa e da insufficienza cardiaca.
Al di là dei dosaggi, l’utilizzo non deve comunque essere protratto troppo a lungo.