Con il nome di anice si identificano normalmente tre piante che, però, dal punto di vista botanico sono ben diverse fra loro (molte specie non appartengono alla stessa famiglia):
- l’anice verde (Pimpinella anisum), specie raramente subspontanea in Italia da 0 a 800 m.
- l’anice stellato (Illicium verum)
- l’anice pepato (Xanthoxylum piperitium).
L’anice verde, il più comune, è una pianta originaria dell’Oriente che viene coltivata per ricavarne i semi.
L’anice stellato e quello pepato provengono dalla Cina e sono diffusamente utilizzati in quella nazione sia per insaporire le pietanze sia per produrre una miscela aromatica molto nota, detta “cinque spezie cinesi” (con l’aggiunta di cassia, chiodi di garofano e semi di finocchio).
Indice

La fioritura di anice verde (Pimpinella anisum)
Coltivazione dell’anice
In questa sezione si fa riferimento alla coltivazione dell’anice verde, quello più utilizzato nei nostri orti e giardini. Gli altri due tipi di anice, infatti, quello stellato e quello pepato, sono specie tropicali che difficilmente troverebbero spazio alle nostre latitudini, in quanto sono molto sensibili la freddo.
Esposizione – L’esposizione richiesta è quella in pieno sole, in cui la pianta può beneficiare di molte ore dei raggi diretti del sole. Sarebbe bene però evitare aree molto esposte ai venti forti.
Terreno – Il terreno dev’essere sciolto, leggero e ben drenato. L’anice infatti non tollera i ristagni idrici che si possono formare nei terreni pesanti e argillosi.
Moltiplicazione e impianto – L’anice è una pianta che si presta bene alla semina. In alcune aree dell’Italia cresce anche allo stato spontaneo e negli orti e giardini si auto dissemina facilmente. La semina può avvenire a spaglio o per file, esattamente come per il prezzemolo. I semi sono molto piccoli e devono essere ricoperti da uno strato sottilissimo di terra. Questa andrà lavorata finemente prima della semina in modo da renderla soffice. La germinazione delle piantine necessita di un tempo variabile, dipendente dalla temperatura, e in genere va dalle due alle quattro settimane. Il periodo ottimale per fare la semina dell’anice è a inizio primavera.
La semina può avvenire anche in vaso in vaso. L’aspetto più critico della coltivazione in vaso è garantire un ottimo drenaggio ed evitare i ristagni ponendo uno strato drenante sul fondo del vaso (pietra o argilla espansa) per assicurarsi che l’acqua in eccesso fuoriesca dal vaso. Da evitare quindi assolutamente il sottovaso.
Se seminato in pieno campo (orto o giardino) è importante il controllo delle infestanti, che vanno periodicamente rimosse.
Annaffiatura – Le annaffiature devono essere regolari e più frequenti all’inizio della germinazione. Quando le piantine avranno raggiunto le dimensioni adulte, le irrigazioni devono essere meno frequenti.
Concimazione – La concimazione periodica non è necessaria, è sufficiente preparare il terreno prima della semina integrando un concime organico o a lenta cessione.
Potatura – La pianta non necessita di potature. Quando le ombrelle dei fiori sono diventate di color bruno-marrone i semi sono pronti per essere raccolti, tagliando i fusti alla base e raccogliendole in mazzi da far essiccare.
Malattie – L’anice può essere soggetto ad attacchi fungini specie se le condizioni di impianto e irrigazioni sono poco favorevoli (bassa esposizione al sole o troppa umidità).
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.
In cucina
L’anice era ben noto già nell’antichità e veniva utilizzato da egiziani e greci, ma soprattutto dai romani, che ne facevano largo uso nella loro cucina. Dell’anice si utilizzano principalmente i semi, che sono impiegati in diversi modi:
- per aromatizzare dolci di vari tipi, come biscotti e torte
- in aggiunta sia ai formaggi sia alle verdure cotte (soprattutto nella cucina del Nord Europa)
- per produrre bevande alcoliche, come la sambuca e l’anisetta (il famoso pastis francese è composto da cinque parti d’acqua e una di anisetta)
- per aromatizzare frutti di bosco, arricchendo le classiche fragole con panna
- per aromatizzare gli agrumi (soprattutto l’anice stellato)
- per arricchire il pane, ottenendo un pane speziato
Liquore all’anice
L’anice è l’ingrediente fondamentale di alcuni liquori, come l’anisetta (usato da solo) o la sambuca (assieme ai semi di finocchio). Si possono ovviamente acquistare, ma è possibile anche prepararli in casa, anche se la versione casalinga non è proprio equivalente a quella commerciale, ottenuta per distillazione, processo difficilmente replicabile in cucina. Inoltre in molte ricette tipiche dell’anisetta, come quelle delle Marche, si prevede di solito l’uso di anice verde, più difficile da trovare.
Volendo realizzare un liquore all’anice in casa, ecco la procedura e gli ingredienti.
Ingredienti per il liquore all’anice:
- 50 g di semi di anice
- un limone con la buccia non trattata
- 500 ml di alcol
- 500 g di zucchero
La procedura è molto semplice: s’inizia lavando e pelando il limone (nella ricetta si usa solo la scorza). La scorza ottenuta va unita ai semi di anice e messo il tutto a macerare nell’alcol in un recipiente. Il recipiente va coperto e, di tanto in tanto, si provvede a mescolare per distribuire meglio i sapori; la macerazione deve durare almeno una decina di giorni. Al termine si filtra il tutto con un colino. A parte, si prepara 500 ml di acqua a cui si aggiunge lo zucchero. Si mette l’acqua sul fuoco e si porta a ebollizione, facendo sciogliere completamente lo zucchero. Al termine, si fa raffreddare lo sciroppo lo si unisce all’alcol, distribuendolo in bottiglie. Dopo circa un mese il liquore è pronto per essere gustato.
Alcune varianti prevedono l’aggiunta ai semi di anice di cannella, chiodi di garofano o semi di finocchio.
L’anice è anche ingrediente di base di alcune ricette di dolci, come i biscotti all’anice o le famose sfrappole, frittelle tipiche dell’Emilia-Romagna.
Proprietà
.In fitoterapia, la tipologia più utilizzata di anice è quella dell’anice verde (Pimpinella anisum). Le parti che sono utilizzate a scopi fitoterapici sono i frutti maturi che vengono raccolti nei mesi di agosto e settembre; la droga che se ne ricava è costituita da olio essenziale (il cui costituente è principale è il trans-anetolo), cumarini, glicosidi flavonoidici, fenilpropanoidi, lipidi, acidi grassi, steroli, proteine ecc.
Le proprietà fitoterapiche che sono attribuite alla pianta sono diverse: carminativa, stomachica, spasmolitica, balsamica, secreto litica e galattogoga. Viene consigliato per il trattamento di vari disturbi, principalmente bronchite, stati catarrali, coliche intestinali flatulente, tosse cattiva, tosse spasmodica, asma e tracheite. Vista la sua blanda azione estrogenica (dovuta alla presenza di dianetolo e fotoanetolo) viene consigliato anche per i disturbi della menopausa e per i disturbi a carico della prostata.
Oltre che in campo fitoterapico si hanno utilizzi anche in campo gastronomico e nel settore cosmetico (l’olio essenziale viene impiegato insieme alla menta piperita nella preparazione di diversi dentifrici).
Si tratta di una pianta il cui utilizzo deve essere attentamente valutato; alcuni derivati cumarinici in essa contenuti hanno proprietà antiaggreganti piastriniche e, perlomeno in via teorica, esiste il rischio di emorragie in quei soggetti ai quali vengono somministrate terapie antiaggreganti piastriniche o anticoagulanti. Esiste anche il rischio di un potenziamento della gastrolesività dei farmaci antinfiammatori non steroidei.
A causa della sua già citata azione estrogenica, può interagire con le terapie di tipo ormonale. Si deve infine ricordare che, vista la presenza di furanocumarine, è sconsigliato l’uso in caso di esposizione eccessiva alla luce solare o comunque durante trattamenti cosmetici a base di raggi ultravioletti (le furanocumarine, in presenza di raggi ultravioletti, formano prodotti tossici per la cute).
Anice stellato
L’anice stellato (Illicium verum), noto anche come badiana, è una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Illiciacee. È originario della Cina e del Sud-Est asiatico; l’albero può raggiungere un’altezza di circa 5 metri e i suoi fiori formano un frutto a forma di stella che diventa duro e legnoso dopo che viene essiccato.
Nelle erboristerie viene venduto come sostanza aromatizzante per la preparazione di tisane oppure in capsule che ne contengono la polvere. L’olio essenziale è molto simile a quello presente nell’anice verde e gli usi fitoterapici sono praticamente sovrapponibili.
Anice stellato bastardo
L’anice stellato bastardo (Illicium religiosum), noto anche come shikimi, è una pianta di origine giapponese appartenente alla famiglia delle Magnoliacee.
La pianta ha frutti piccoli, molto simili a quelli della badiana, ma,a differenza di quest’ultima pianta, l’anice stellato bastardo è una pianta tossica; i suoi semi contengono infatti due tossine (scikimotossina e scikimina), lattoni sesquiterpenici e un olio essenziale con safrolo e miristicina, con attività stupefacente, neurotossica e cardiotossica.
Molti anni fa (2001) si verificarono in Francia, Spagna e Olanda diversi casi di intossicazione (circa 70) da anice stellato bastardo, in particolar modo in bambini e lattanti, tant’è che le autorità sanitarie di quei Paesi decisero in via precauzionale il ritiro dal commercio di tutte le forme del rimedio fitoterapico. Nella fattispecie si trattava di partite di anice stallato adulterate con anice stellato bastardo.
La sintomatologia da intossicazione non è di poco conto: allucinazioni, convulsioni, delirio, sopore ecc. È quindi opportuno che chi decide di utilizzare anice stellato verifiche che la sua origine sia certa e certificata.