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Alchechengi – Coltivazione

L’alchechengi (Physalis alkekengi) è una pianta erbacea perenne appartenente alla grande famiglia delle Solanacee (la stessa alla quale appartengono la melanzana, il pomodoro e la patata) che produce bacche commestibili avvolte da calici arancioni che hanno una forma che ricorda delle piccole lanterne. A questa forma fa riferimento anche il nome, derivante dalla parola araba latinizzata “al-kakang” che veniva usato per descrivere proprio la lanterna cinese.

L’alchechengi è originario delle zone euroasiatiche ed è coltivato fin dai tempi più antichi, sia per il suo valore ornamentale nei giardini, sia per le prorpietà nutrizionali e fitoterapiche delle sue bacche; non deve essere confuso con la Physalis peruviana L., una pianta arbustiva che appartiene alla stessa famiglia e che nel nostro Paese è nota come alchechengio peruviano, alchechengio giallo o uciuva.

Indice

  • La coltivazione dell’alchechengi
  • L’alchechengi in cucina
  • L’alchechengi in fitoterapia
Alchechengi

Le bacche di alchechengi difficilmente si trovano nei supermercati, vengono vendute più spesso nei mercati o nei negozi orientali o di frutta esotica

Alchechengi – Coltivazione

La pianta di alchechengi può raggiungere un’altezza di circa 70 cm che raggiunge nel giro di un paio di anni; ha una radice rizomatosa piuttosto profonda che le consente di rinnovarsi ogni anno superando tranquillamente il periodo invernale; una vita media di circa 6 anni.

Le foglie sono di colore verde e hanno forma ovale; misurano tra i 5 e i 10 cm circa; i fiori sono bianchi, piccoli e campanulati; spuntano dall’asticelle delle foglie; caratteristici sono i calici di colore arancione che hanno una consistenza simile a quella della carta; la fioritura avviene nel periodo che va da luglio ad agosto.

I frutti, contenuti nei calici, sono piccole bacche rotonde di colore rosso acceso; sono l’unica parte della pianta che è commestibile (quando giunte a maturazione); il rizoma e le foglie sono velenosi (contengono solanina) e la loro ingestione può dar luogo a fastidiosi sintomi quali nausea, vomito, mal di testa e diarrea, quest’ultima può durare anche diversi giorni. I frutti giungono a maturazione in autunno: mano a mano che il frutto matura, la lanterna si degrada fino a diventare solo un reticolo di nervature che lascia intravedere il frutto colorato al suo interno, indicando che è giunto il momento ideale per la raccolta.

Nel nostro Paese la pianta cresce spontaneamente un po’ dappertutto dalle regioni centrali fino a quelle settentrionali; la si può ritrovare dalla pianura fino ai 1.000 m circa di altitudine; cresce soprattutto lungo i sentieri e a margine dei boschi.

La coltivazione dell’alchechengi non comporta particolari difficoltà, anche perché questa pianta resiste molto bene a malattie e parassiti; richiede una moderata esposizione al sole e cresce perciò bene se esposta a mezz’ombra.

In cucina

Come già accennato, la sola parte commestibile della pianta di alchechengi sono le bacche; queste maturano di solito nel mese di settembre e sono simili a piccole ciliegie; hanno un sapore acidulo che ricorda quello del lampone; possono essere consumate come frutto a sé stante oppure aggiunte alle insalate; con esse si possono preparare anche gustose marmellate. Per il loro gusto un po’ particolare, di solito è consigliabile abbinarle ad altri furtti. Due ricette particolarmente diffuse con questo frutto sono il risotto all’alchechengi o le bacche ricoperte di cioccolato.

Se fatte lievemente seccare possono essere messe in salamoia o sottaceto. Le bacche disidratate di alchechengi vengono vendute anche in erboristeria e possono essere usate per arricchire dolci o yogurt, anche in polvere per preparare infusi o aromatizzare piatti dolci e salati.

Le bacche di alchechengi contengono un discreto quantitativo di vitamina C, acido citrico, tannini e zucchero.

Secondo quanto riportato dal CREA, le informazioni nutrizionali relative a 100 g di alchechengi sono le seguenti:

  • acqua 85,4 g
  • proteine 2,38 g
  • grassi 0,97 g
  • carboidrati 14 g
  • vitamina C 11 mg
  • indice glicemico 15
  • colesterolo 0 g
  • kcal 66.

Alchechengi – Proprietà

In ambito fitoterapico viene impiegata la droga che costituita dalle bacche di alchechengi; talvolta vengono impiegati anche gli steli e le foglie che però contengono un maggior quantitativo di alcaloidi. Nella medicina tradizionale cinese l’uso di questo frutto è diffuso da secoli e più di recente è stato importato anche nel mondo occidentale.

All’alchechengi vengono ascritte diverse proprietà fitoterapiche, in primis quelle diuretiche, lassative e depurative, ma gli vengono anche attribuite proprietà antireumatiche, rinfrescanti e antiuriche. L’elevato contenuto di vitamina C rende questo frutto utile per la salute del sistema immunitario e per combatterei  malanni di stagione legati all’influenza.

In genere i rimedi fitoterapici a base di alchechengi vengono consigliati per trattare la ritenzione urinaria (un disturbo che può verificarsi in caso di gotta, nefrite e calcolosi di acido urico).

Secondo uno studio recente gli estratti etanolici di alchechengi hanno attività antinfiammatoria e attività antibatterica di un certo interesse, ma sembra ancora presto per poter pensare a questa pianta come principio attivo per qualche farmaco.

L’alchechengi viene sfruttato anche nell’ambito dell’omeopatia ed è disponibile sotto forma di tintura madre, granuli e gocce orali; gli omeopatici lo raccomandano per il trattamento delle infiammazioni croniche delle vie urinarie, dei problemi di digestione, della flatulenza e dei calcoli biliari.

Dal momento che nel frutto dell’alchechengi sono presenti alcaloidi, l’utilizzo di questo rimedio naturale deve avere tempistiche brevi. Inoltre come già sottolineato non vanno mai assunte le foglie che circondano le bacche, perché ricche di solanina e quindi tossiche.

È poi sconsigliabile l’assunzione di alchechengi nelle diverse forme a coloro che stanno seguendo trattamenti medici a base di farmaci diuretici; potrebbe infatti verificarsi una somma di effetti con conseguenti squilibri elettrolitici.

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