La santoreggia domestica (Satureja hortensis), nota anche come santoreggia annua, è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Lamiacee. È originaria dell’Asia occidentale ed è molto diffusa nell’Europa meridionale. Nel nostro Paese è presente soprattutto nelle regioni settentrionali e in quelle centrali.
La pianta si sviluppa per un’altezza di circa 35-40 cm; ha un fusto molto ramificato e un portamento eretto; le foglie, opposte, sono lanceolate, di colore verde e ricoperte da una leggera peluria. La fioritura avviene tra giugno e settembre; i fori sono bianchi o rosei. I frutti sono piccoli semi duri, bruni o neri.
Simile alla santoreggia domestica è la santoreggia montana (Satureja montana) di cui si conoscono due sottospecie, la montana e la variegata. La prima è presente dall’appennino emiliano fino alla Calabria, mentre la seconda è molto comune nella regione del Friuli-Venezia-Giulia. In Abruzzo è nota anche come erba pepe per l’odore, il sapore e l’utilizzo che se ne faceva in passato, quando fungeva da sostituto per il costoso pepe.
Altre sottospecie di santoreggia che nascono spontanee nel nostro Paese sono la santoreggia sarda, la santoreggia liliacina e la santoreggia a foglie cuneate.
Indice

Vanessa atalanta su fioritura di santoreggia
Coltivazione della santoreggia
Esposizione – Preferisce una buona esposizione in pieno sole.
Terreno – Trattandosi di una pianta piuttosto rustica, non ha particolari problemi di adattamento relativamente ai terreni di coltivazione, anche se predilige quelli calcarei e con una buona esposizione al sole.
Moltiplicazione e impianto – La semina va effettuata nel periodo primaverile; è una pianta che può essere coltivata in vaso o direttamente nel terreno.
Annaffiatura – Non necessita di cure particolari e ha una buona resistenza alla siccità; le irrigazioni possono essere quindi poco frequenti.
Concimazione – Non necessita di concimazioni regolari.
Potatura – Non va potata. La raccolta può essere effettuata nel trimestre giugno-agosto, sia prima che durante la fioritura. Della pianta possono essere utilizzate sia le foglie fresche che le sommità fiorite. Se si vuole essiccarla, deve essere raccolta in agosto effettuando un taglio a pochi centimetri dal terreno; l’essiccazione deve essere fatta in un luogo fresco e all’ombra, dopodiché si sminuzza e si conserve in vasi di vetro.
Malattie – Il suo aroma molto forte allontana afidi e insetti e può quindi risultare di una certa utilità nell’orto. Si tratta di una pianta rustica non soggetta a malattie specifiche.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.
La santoreggia in cucina
La santoreggia è nota fin dai tempi più antichi (è citata sia dai greci che dai romani) e per moltissimo tempo è stata una delle erbe aromatiche più apprezzate, non solo in cucina, ma anche in fitoterapia. È nota anche come erba dei satiri e la leggenda le attribuisce notevoli proprietà afrodisiache.
L’aroma della santoreggia ricorda molto quello di maggiorana e timo; la varietà “hortensis” ha un aroma piuttosto delicato, mentre la varietà “montana” ha un aroma più intenso.
In cucina è ottima per aromatizzare piatti a base di fagioli e fagiolini, ma va benissimo anche per insaporire piatti a base di carne, pesce, salumi, funghi, patate, piselli e lenticchie. La si può tritare molto finemente e aggiungerla a zuppe, minestroni e insalate; può accompagnare benissimo i formaggi freschi, ma anche quelli a pasta dura e semidura. Si sposa bene con le uova e può essere utilizzata con successo anche nella preparazione di torte salate.
Proprietà
In fitoterapia la santoreggia si può utilizzare come ingrediente di infusi e tisane; la fitoterapia le attribuisce infatti proprietà antisettiche, antispasmodiche, carminative, espettoranti, stimolanti e stomachiche.