Plumbago è il nome di un genere botanico della famiglia delle Plumbaginacee; lo stesso termine indica anche il nome comune di alcune specie particolarmente ornamentali, adatte alla coltivazione in piena terra o in vaso. Il genere comprende circa una decina di specie; si tratta di piccoli arbusti sempreverdi, tutti originari di aree calde o tropicali della Terra. Allo stato spontaneo, occupano il sottobosco o sono rampicanti sugli alberi delle boscaglie di Asia e Africa.
Le varie specie sono quasi rustiche e soffrono di temperature inferiori ai 7 gradi centigradi. Nelle aree con inverni freddi in Italia sono quindi coltivate in vaso, da ricoverare in serra ai primi rigori invernali. Solo nelle aree più calde possono trovare posto in giardino all’esterno, in piena terra, meglio se al riparo di un muro esposto a Sud.

Fiori di Plumbago auriculata, detto anche gelsomino azzurro
Le specie di plumbago
Le specie di plumbago più utilizzate nel giardinaggio sono due:
- Plumbago auriculata (Sinonimo di Plumbago capensis): è una pianta rampicante sempreverde. Porta foglie di color verde-grigio e produce dall’estate fiori tubulari, lunghi circa 4 cm di colore blu intenso. Solo la varietà ‘Alba’ ha fiori bianchi. Si tratta della specie più conosciuta e in genere il nome comune di plumbago si riferisce proprio a questa pianta dall’insolito colore blu dei fiori.
- Plumbago indica (sinonimo di P. rosea). È un piccolo arbusto a portamento espanso che in condizioni ottimali può arrivare a 2 metri di altezza, ma solitamente ha uno sviluppo più contenuto. Le foglie hanno un colore verde brillante e intenso; ha la particolarità di produrre fiori in inverno, di colore rosso.
Plumbago: coltivazione
Il plumbago trova spazio nei giardini delle zone miti dell’Italia come bordura alta o per ricoprire pergole o archi (la specie rampicante).
Esposizione – L’esposizione richiesta è quella in pieno sole. Se tenuto in casa, in vaso, va posto in un luogo molto luminoso.
Terreno – Il terreno dev’essere tenuto umido, ma ben drenato e molto fertile.
Moltiplicazione e impianto – Il plumbago si semina a primavera quando le temperature sono attorno ai 16 gradi centigradi. Si possono anche far radicare le talee di Plumbago indica a fine primavera. Si divide anche per propagazione radicale dividendo i cespi delle piante mature a fine inverno. Le talee per radicare hanno bisogno di temperature moderatamente alte (18-21 gradi centigradi).
Annaffiatura – Le annaffiature devono essere frequenti e abbondanti, pur evitando i ristagni idrici, particolarmente pericolosi per gli esemplari in vaso.
Concimazione – La concimazione è necessaria per una buona fioritura. Si consiglia di concimare con concime liquido una volta al mese ne periodo vegetativo.
Potatura – Le piante di plumbago si potano in modo diverso a seconda che sia una specie arbustiva o rampicante. Nel primo caso, la potatura va fatta ogni anno dopo la fioritura, accorciando i getti sporgenti. Nel secondo caso, all’inizio della primavera, si accorciano i rami laterali lasciando tre o quattro getti.
Malattie – Le piante di plumbago possono essere attaccate dal ragnetto rosso, dalla cocciniglia (quella farinosa in particolare) e da nematodi che attaccano l’apparato radicale.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia, plumbago ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Plumbago indica. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.