Il pitosforo (sarebbe meglio dire pittosforo, da Pittosporum tobira) è una pianta sempreverde di tipo arbustivo della famiglia delle Pittosporacee.
Classificazione – Genere: Pittosporum; famiglia: Pittosporacee.
Origine – Il pitosforo è una pianta originaria dell’Oceania e delle zone a clima subtropicale dell’Asia e dell’Africa.
Habitat in Italia – Pianta piuttosto rustica che preferisce terreni fertili ben drenati e alcalini, da 0 a 200 m s.l.m.
Usi – Il suo fogliame fitto e persistente rende perfetto il pitosforo per creare siepi in giardino o barriere schermanti sul terrazzo. In Italia il pitosforo è molto usato come siepe lungo i litorali marini.
Etimologia – Il nome del genere, Pittosporum, deriva dal binomio greco pitta, pece, resina, e spora, seme: i semi della pianta infatti sono immersi dentro la capsula in una sostanza vischioso-resinosa. L’epiteto specifico viene da un vocabolo giapponese, tobira, che indica una specie di porta basculante: probabilmente si riferisce al fatto che il legno duro di pittosporo lo rende adatto alla costruzione di porte e di infissi.
Altri nomi – Pittosporo, fitosforo.
Curiosità – Il pitosporo è una pianta particolarmente gradita alle api.

La bacca del pitosforo
Pitosforo – Coltivazione
Le foglie del pitosforo sono verde lucido e sottili, i fiori sono bianchi o crema, raccolti in infiorescenze apicali a forma di ombrello, e molto profumati: sprigionano un aroma simile a quello del fiore d’arancio. I frutti, invece, sono piccole capsule sferiche non commestibili.
Gli arbusti possono raggiungere dimensioni imponenti in larghezza e in altezza, ma è ormai molto diffuso il pitosforo nano, che può essere comodamente coltivato anche in vaso. Una specie particolare è il Pittosporum tenuifolium nella cultivar ‘Variegatum‘ (comunemente nota come pitosforo variegato) caratterizzata da foglie con striature argentee.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Gli arbusti possono raggiungere dimensioni imponenti in larghezza (5 m circa) e in altezza (da 70 cm a 5 m).
Tempo altezza massima – Circa 40 anni.
Esposizione – Il pitosforo ama i luoghi soleggiati e dev’essere esposto al sole o a mezz’ombra. Tollera bene l’aria salmastra propria delle zone costiere e la siccità, mentre teme il freddo, quindi in inverno, in caso di gelo prolungato o venti freddi, è necessario coprirlo con teli traspiranti.
Temperatura – Tollera temperature comprese tra -10 e 40 °C.
Terreno – Il terreno ideale per il pitosforo è terriccio misto a sabbia (o perlite) e torba, fertile e ben drenate. Se coltivato in vaso, il pitosforo va rinvasato ogni 2-3 anni sostituendo completamente il terriccio.
Fioritura – La fioritura avviene fra marzo e luglio.
Annaffiatura – Le annaffiature devono essere regolari in primavera e in estate, per mantenere umido il terreno, mentre possono essere sospese del tutto in autunno e in inverno per gli esemplari adulti, che si accontentano dell’acqua piovana. Le piante giovani vanno annaffiate anche nelle stagioni fredde, sporadicamente. Soprattutto nel caso di coltivazione in vaso, è necessario fare molta attenzione a non fornire acqua alla pianta prima che abbia assorbito completamente quella dell’irrigazione precedente, per non creare ristagno idrico.
Moltiplicazione e impianto – Il pitosforo si riproduce per seme e per talea semi-legnosa. La semina va fatta a marzo ponendo i semi in un cassone freddo; le talee prelevate dalla pianta madre devono essere poste a radicare in un miscuglio di torba e sabbia fino a quando compaiono nuovi germogli. La messa a dimora in piena terra va poi eseguita fra aprile e maggio, preparando una buca profonda il doppio del vaso di provenienza della pianta.
Concimazione – La concimazione va fatta una volta in inverno e una in primavera, con concime granulare a lento rilascio ricco di sali minerali.
Potatura – La potatura del pitosforo va effettuata annualmente da aprile a giugno per mantenere la pianta ordinata, soprattutto quando viene usata per le siepi. Si devono potare i rami secchi e danneggiati e pareggiare quelli troppo lunghi per dare una forma armoniosa e compatta alla pianta. Con opportune potature il pitosforo può assumere anche la forma di alberello globoso.
Malattie – Fra le malattie e i parassiti, il pitosforo teme gli afidi, le cocciniglie e la fumaggine, per i quali è consigliabile usare antiparassitari biologici prima di intervenire con prodotti chimici.

Il nome del pitosforo deriva dalle parole greche “pitta” (ossia “pece”) e “spora” (che significa “seme”)
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, pitosforo ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.