Il pino è un albero appartenente alla famiglia delle Pinacee, è una pianta conifera sempreverde originaria delle aree fredde dell’emisfero settentrionale di Europa e America. Curiosamente, alcune specie provengono anche dall’Asia sud-orientale e dall’Africa settentrionale. Portano le foglie aghiformi raggruppate in piccoli mazzetti molto persistenti sulla pianta. I coni femminili raggiungono la maturazione in due o tre anni spesso sotto forma delle ben note pigne. In giardino, i pini sono coltivati come esemplari isolati (le specie più alte possono raggiungere i 25-30 metri) o, nelle cultivar nane o a portamento strisciante nei giardini rocciosi. Tutti i pini sono piante rustiche resistenti alle basse temperature, ad eccezione delle specie provenienti dal Messico e dalle zone di Guatemala e Honduras, leggermente più sensibili (specie quasi rustiche).
I pini più conosciuti e apprezzati sono il pino marittimo (Pinus pinaster), il pino domestico (Pinus pinea), il pino mugo (Pinus mugo) e il pino silvestre (Pinus sylvestris).

Un pino marittimo (Pinus pinaster)
Il pino marittimo
Il pino marittimo (Pinus pinaster) è diffuso allo stato spontaneo in zone collinari di Liguria e Toscana, ma è anche quello inconfondibile di molti paesaggi romani, anche se molto spesso a Roma viene confuso con il pino domestico. Quello marittimo è un albero inizialmente conico, ma a maturità assume la forma tipica di cupola. La corteccia è molto screpolata, tendente al marrone-arancione. Le foglie aghiformi possono essere lunghe fino a 20 cm, raccolti in gruppi di 2-3, e i coni sono gialli (quelli maschili) e rosso-marrone castano (quelli femminili). Il pino marittimo può raggiungere agevolmente i 20 m d’altezza (a volte può superare i 30 m) e tollera anche i suoli sabbiosi e la salsedine del mare. Rispetto al pino domestico, ed è meno esigente in fatto di suolo, adattandosi anche quelli più aridi e indistintamente a quelli acidi o alcalini.

Pino marittimo (Pinus pinaster)
Il pino domestico
Il pino domestico (Pinus pinea) ha la caratteristica forma della chioma ad ombrello, con robusti rami a raggiera e la corteccia color marrone-arancio, molto fessurata con l’età. Di sviluppo più contenuto rispetto a quello marittimo (raggiunge i 20 m) porta foglie aghiformi appaiate a coppia, molto spesse. Anch’esso predilige terreni sabbiosi costieri, ma il suo habitat si estende praticamente a tutta la Penisola, ad eccezione delle aree montuose. I coni femminili maturano in tre anni dando luogo alle pigne che portano semi non alati (detti pinoli), lunghi fino a 2 cm.

Particolare di pino domestico (Pinus pinea)
Il pino mugo
Il pino mugo (Pinus mugo) è molto conosciuto e apprezzato nel giardinaggio perché è una delle specie a crescita molto lenta e il più delle volte è piantato nei giardini rocciosi come arbusto. La sua bellezza sta nella forma espansa della chioma con rami spesso ascendenti e i getti che da versi virano verso il marrone. Gli aghi sono di un bel verde scuro o verde vivo. Se coltivato ad alberello, può raggiungere anche i 3-4 m di altezza. I semi sono alati e si propagano sfruttando il vento. Cresce spontaneo sulle montagne sopra i 1500 m di altezza, e nel suo habitat naturale è una pianta molto importante in grado di colonizzare ambienti aridi prima di altre specie (pianta pioniera), dando riparo alle specie selvatiche. Le sue versioni nane sono molto presenti in giardini a tutte le altitudini e hanno nomi curiosi: “Gom” è adatto anche a fioriere mentre “Mops” ha forma regolare arrotondata. Del Pinus mugo esistono molte varietà, la più nota è il Pinus mugo var. mughus o pino mugo nano, che al massimo raggiunge il metro e mezzo di altezza. La sua crescita molto lenta ne giustifica anche l’alto costo, rispetto ad altre specie per giardini rocciosi o bordure.
Il pino mugo è utilizzato anche per il suo olio essenziale, il mugolio, estratto dai rami, usato per creare liquori o sciroppi e dalle proprietà fitoterapiche (si usa per le bronchiti).

Pino mugo (Pinus mugo var. pumilio)
Il pino silvestre
Il pino silvestre (Pinus Sylvestris) è originario dell’Europa (eccetto le aree più settentrionali), e dell’Asia temperata, ed è spesso indicato come pino di Scozia. Raggiunge anch’esso dimensioni imponenti (35 m) e ha la particolarità di portare i coni femminili all’apice dei rami, mentre quelli maschili alla base. Ha una forma della chioma espansa e allargata, con la corteccia color ruggine.

Un pino silvestre (Pinus sylvestris)
Coltivazione
La coltivazione del pino non è molto semplice, specie in pianura o in aree troppo calde della penisola, Volendo metterlo a dimora in giardino, si consiglia di tener conto del suo sviluppo a maturità, per le specie non nane. Richiede un terreno umido ma drenato, fertile e all’ombra parziale. Spesso i fusti delle giovani piantine vanno sostenute da tutori. Il pino mugo necessita di luce abbondante e molta acqua e non è molto adatto alla coltivazione in vaso, perché si diffonde molto in larghezza.
In genere, per una crescita ottimale, la pianta ha bisogno di concimazioni frequenti. Può essere attaccata da malattie fungine che provocano il marciume radicale, da oziorrinco (un coleottero che attacca anche le ortensie) e dalla temibile processionaria, un lepidottero i cui bruchi sono evidenti sulle piante attaccate, avvolti da una sottile ragnatela.

Un pino cembro (Pinus cembra, detto anche cembro o cirmolo)
Un grave pericolo: la processionaria
La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) è una farfalla i cui bruchi rappresentano una grave minaccia per i pini. Sono pericolosi anche per gli esseri umani per le allergie e le irritazioni cutanee che sono in grado di sviluppare e anche per gli animali domestici (cani e gatti), che, se ingeriscono anche solo i peli dei bruchi, possono sviluppare una forte reazione che può essere anche mortale.
I bruchi della processionaria hanno mandibole molto potenti, in grado di frantumare i coriacei aghi dei pini e la loro azione defogliatrice può causare danni ingenti alla pianta. La lotta alla processionaria è stata resa obbligatoria in Italia e si avvale di metodi manuali (rimozione dei nidi) o biologici, con l’introduzione di animali antagonisti della processionaria o trappole a base di feromoni. Nel dubbio che il proprio pino sia stato attaccato dalla processionaria, si consiglia di rivolgersi a personale specializzato in grado di applicare i protocolli per contenere la diffusione della malattia, e impedire l’accesso vicino alla pianta di umani, cani e gatti.

Pino attaccato dalla processionaria