Il phormium è un arbusto sempreverde della famiglia delle Asparagacee. La specie più nota è Phormium tenax, da cui deriva la maggior parte dei nuovi ibridi e cultivar. Questa specie ha le foglie grigio-blu nella pagina inferiore, verdi o variegate di giallo nella pagina superiore, appuntite alla sommità, e ha portamento eretto. Dalla specie Phormium cookianum, montana, derivano molte delle tipologie nane di questo arbusto.
Classificazione – Genere: Phormium; famiglia: Asparagacee.
Origine – Il phormium è originario della Nuova Zelanda.
Habitat – Le phlox si trovano in vari habitat molto diversi fra loro.
Usi – I phormium sono usati come bordure, per creare macchie di colore in giardino o anche in vaso per decorare terrazzi. Spesso il phormium viene circondato da ghiaia, per creare un bel contrasto con il colore delle sue foglie.
Etimologia – Il nome del genere, Phormium, deriva dal greco phormíon, cesto, sporta, stuoia: il riferimento è al fatto che in Nuova Zelanda, zona d’origine, i Maori ne usavano le fibre per costruire stuoie e cesti.
Altri nomi – Formio.
Curiosità – Le popolazioni Maori ricavano dal phormium una fibra con cui intessere corde e tessuti.

Del Phormium si conoscono più di cinquanta cultivar: nella foto, Phormium ‘Evening Glow’, si distingue per il colore rosa delle foglie
Phormium – Coltivazione
Il phormium è caratterizzato da ciuffi di foglie nastriformi lunghe fino a 3 metri. Poiché sono piante molto ingombranti, ne sono stati creati ibridi a foglie rosse o striate che raggiungono dimensioni massime più contenute e sono perciò più diffuse in Italia, dove gli spazi sono di solito più ristretti rispetto al Paese di origine.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Altezza: 2 m;
Tempo altezza massima – 3 anni.
Esposizione – L’esposizione ideale per i phormium è in collocazione luminosa, anche in pieno sole, al massimo possono essere posti in una leggera ombra ma non per tutto il giorno. Il sole, infatti, rende il colore delle foglie più vivo. Se viene coltivato in vaso, il phormium va posto preferibilmente vicino a una finestra esposta al sole, da sud a ovest.
Temperatura – Il phormium sopporta il freddo, ma non i venti gelidi, e in inverno se le temperature si abbassano al di sotto dei 10° è necessario riparare queste piante nella loro interezza con teli traspiranti. I nuovi ibridi in circolazione sono stati pensati per essere più adatti al nostro clima e quindi più resistenti al freddo. È consigliabile evitare di collocare il phormium sotto o vicino a piante che perdono molte foglie, perché se queste foglie morte restano depositate sull’arbusto a lungo possono danneggiarle.
Terreno – Il terreno ideale per il phormium è soffice, ricco e ben drenato, grazie ad aggiunta di sabbia o torba, ma queste piante sono molto adattabili e possono crescere anche in terreni sassosi e sabbiosi, infatti in Nuova Zelanda crescono spontanei negli ambienti più diversi. Sopportano bene il clima marino, anche con forti venti, e l’inquinamento, perciò sono adatti anche alla coltivazione in città.
Fioritura – In estate sul phormium sbocciano spighe di fiori tubolari bianchi o crema, ma solo sulle piante già adulte, e tali fiori contengono molto nettare, perciò attirano le api e gli altri insetti impollinatori.
Annaffiatura – Le annaffiature sono necessarie solo nei mesi estivi, anche se i phormium resistono bene a brevi periodi di siccità. Se coltivati in vaso, però, richiedono annaffiature regolari e più frequenti e sono meno resistenti alla siccità. In autunno e in inverno, invece, le annaffiature dovranno essere più sporadiche, da effettuare solo quando il terreno risulta asciutto e c’è carenza di pioggia.
Concimazione – La concimazione del phormium deve essere frequente, soprattutto nel periodo vegetativo, durante il quale dovrà essere fatta due volte a settimana per poi diminuire la frequenza nel periodo autunnale e invernale, ma senza mai sospendere la fornitura di fertilizzante. Nel periodo freddo è da preferire il fertilizzante solido a rilascio graduale, in primavera ed estate invece potrà essere diluito del fertilizzante liquido nell’acqua di irrigazione.
Potatura – La potatura non è necessaria, se non per eliminare foglie secche o danneggiate in primavera, prima della comparsa di quelle nuove; se vengono rovinate dal gelo, vanno recise fino alla base per favorire un nuovo sviluppo del cespo. In estate, invece, andranno eliminate le foglie che hanno perso colore.
Moltiplicazione e impianto – Il phormium è una pianta a radice rizomatosa, quindi si riproduce per divisione dei cespi, operazione da svolgere in autunno o a fine estate: vanno potate le foglie fino alla base, per poi estrarre delicatamente la pianta dal terreno e recidere pezzetti di rizoma, ciascuno con qualche radice, da porre in vaso in un luogo riparato. Le parti di rizoma non vanno interrate troppo in profondità, altrimenti rischiano di marcire. In primavera, alla comparsa dei germogli, le nuove piante possono essere poste a dimora. Questo metodo garantisce la riproduzione di piante uguali alla pianta madre, fondamentale soprattutto in caso di ibridi particolari, ma può capitare che un ibrido di phormium tenda a regredire producendo foglie verdi o prive delle striature caratteristiche: in questo caso tali foglie vanno eliminate, in modo che non sostituiscano quelle colorate.
Se tenuto in vaso, il phormium va rinvasato ogni circa 2 anni in primavera per permettere lo sviluppo dell’apparato radicale rizomatoso.
Malattie – Il phormium teme l’attacco di parassiti come la cocciniglia, da eliminare manualmente o con insetticidi, meglio se naturali, come l’olio di neem, i danni provocati dalle lumache e alcune malattie fungine come la ruggine.

Le popolazioni Maori ricavano dal phormium una fibra con cui intessere corde e tessuti
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, phormium ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.