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Papiro

Il papiro (Cyperus papyrus) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Ciperacee, originaria dell’Africa tropicale e subtropicale, nota soprattutto per la superficie da scrittura che se ne ricavava in passato nell’antico Egitto. Per questo uso oggi il papiro egiziano è stato sostituito dalla carta, perciò viene coltivato soprattutto a scopo ornamentale e cresce spontaneamente lungo i corsi d’acqua a corrente lenta, spesso con le radici sommerse. In Europa cresce in natura solo nelle aree dove una presenza abbondante di acque basse è associata a una temperatura calda. In Italia è presente solo in alcune zone della Sicilia.

Il papiro si presenta come una canna di palude con fusti alti da 2 a 5 metri, molto sottili e lisci, di colore verde brillante, e ha radici rizomatose legnose molto grosse. I fusti sono privi di foglie fino alla sommità dove si sviluppa una corona di brattee nastriformi. Le infiorescenze sono composte da lunghi e fitti raggi disposti a ombrello, arcuati, posti all’estremità dei fusti. La fioritura avviene da luglio a settembre, ed è seguita dallo sviluppo di frutti simili a spighe.

papiro

Particolare delle infiorescenze del papiro (Cyperus papyrus)

Papiro – Coltivazione

Esposizione – Il papiro può essere coltivato sia in giardino sia in vaso, rispettando le sue esigenze: necessita di molta luce ma non deve essere esposto troppo ai raggi diretti del sole nelle ore più calde, la temperatura media ideale è di circa 22°C e l’ambiente deve essere umido. Teme invece molto il freddo sotto i 10°C.

Terreno – Il terreno ideale è profondo, molto umido e fertile ma ben drenato, per questo è utile mescolare il terriccio a pezzi di carbonella sbriciolata.

Annaffiatura – Il papiro richiede molta acqua, soprattutto se coltivato in vaso: il terreno deve sempre essere umido ma bisogna fare attenzione a evitare i ristagni idrici, perciò in giardino è bene piantarlo vicino a dell’acqua, se possibile, e in vaso è consigliabile usare un sottovaso da tenere sempre pieno d’acqua. La pianta va quindi annaffiata abbondantemente in estate, mentre nella stagione fredda si può sospendere l’irrigazione, limitandosi a nebulizzare il papiro e il terreno con acqua non calcarea.

 

Moltiplicazione e impianto – Il papiro si può riprodurre per seme, per talea o per divisione dei cespi.

La semina va fatta in primavera: i semi vengono interrati in un composto di torba e sabbia mantenuto costantemente umido fino alla comparsa dei germogli.

La talea, invece, può essere fatta in qualsiasi periodo dell’anno, mettendo a radicare i ciuffi apicali del papiro a testa in giù in un recipiente pieno d’acqua, fino a che non si svilupperanno le radici e le nuove piantine potranno essere poste in vaso.

La divisione dei cespi va fatta in autunno: si toglie la pianta del papiro dal vaso e si staccano dalla pianta madre delle porzioni di rizomi con radici ben sviluppate, trapiantandole in vasi contenenti terriccio ricco, soffice e ben drenato.

Se il papiro viene coltivato in vaso, va effettuato il rinvaso quando le radici hanno occupato tutto lo spazio a disposizione e fuoriescono dai fori di scolo sul fondo. Il periodo consigliato è la primavera.

Concimazione – La concimazione va fatta da marzo a settembre, ogni 15 giorni, con un concime liquido ricco di azoto diluito nell’acqua delle annaffiature.

Potatura – La potatura non è necessaria per le piante di papiro: è necessario solo eliminare le foglie o gli steli secchi per evitare che diventino veicolo di malattie e parassiti.

Malattie – Il papiro può essere attaccato dalla cocciniglia farinosa e dalla cocciniglia a scudo, riconoscibili per le macchie brune che lasciano sulle foglie: vanno eliminate manualmente con acqua e sapone oppure alcol, intervenendo con gli antiparassitari solo in caso di infestazioni gravi.

Papiro

Nell’antico Egitto il papiro era usato anche nell’alimentazione

Tra le malattie fungine, il papiro rischia solo il marciume delle radici causato dai ristagni idrici. Se si nota, invece, che le foglie sono sbiadite o ingiallite, è probabile che la causa sia un’eccessiva esposizione ai raggi diretti del sole, mentre se hanno la punta secca la pianta deve ricevere più acqua o essere posta in un ambiente più umido.

Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.

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