Un nome botanico è un formale nome scientifico conforme al Codice internazionale per la nomenclatura di alghe, funghi e piante (ICN, 2012); se riguarda una pianta ottenuta in vivaio, la cultivar aggiuntiva o il nome devono essere conformi al Codice internazionale per la nomenclatura delle piante coltivate (CINPC). Il codice di nomenclatura copre:
tutti gli organismi tradizionalmente trattati come alghe, funghi o piante, fossili o non fossili, comprese le alghe blu-verdi (Cianobatteri), i Chitridi, gli Oomiceti, le muffe melmose, i Protisti fotosintetici e i gruppi non fotosintetici tassonomicamente correlati (ma esclusi i Microsporidia).
Lo scopo di un nome formale è quello di avere un nome unico accettato e utilizzato in tutto il mondo per una pianta o un gruppo di piante particolari. Per esempio, il nome botanico Bellis perennis denota una specie vegetale originaria della maggior parte dei Paesi dell’Europa e del Medio Oriente, dove ha accumulato nomi diversi nelle varie lingue. Successivamente, la pianta è stata introdotta in tutto il mondo, portandola a contatto con altre lingue. I nomi italiani per questa specie di piante includono margheritina comune, pratolina o (non corretto) margherita. La cultivar Bellis perennis ‘Aucubifolia‘ è una selezione orticola di questa specie variegata d’oro.
Famiglia, genere, specie e sottospecie
Se consideriamo la classificazione botanica, è semplice capire la relazione fra i termini del sottotitolo (ranghi; vedendoli come sottoinsiemi: una famiglia comprende n generi, un genere m specie, una specie, eventualmente, p sottospecie.
Fino al genere i nomi sono uninominali (cioè composti da un solo termine: genere Primula), dalla specie sono binomiali (due termini: Primula vulgaris; il secondo nome che identifica la specie è detto “epiteto specifico”).
I nomi dei generi derivano dal latino o dal greco, ma anche da altre lingue (Nelumbo, dal singalese; Petunia, da una lingua amerinda; Luffa, dall’arabo).
Esempi:
Primula vulgaris balearica
- Primula è il genere (la primula appartiene alla famiglia delle Primulacee)
- vulgaris è la specie
- balearica è la sottospecie.
I nomi vengono scritti come segue:
- i ranghi superiori al genere in maiuscolo generalmente dritti
- il genere in maiuscolo, ma in corsivo
- la specie e la sottospecie in minuscolo corsivo.
La sottospecie può anche essere indicata anteponendo subsp.; per esempio Primula vulgaris subsp. vulgaris è la primula più comune.

Classificazione (e nomenclatura) della Primula vulgaris
Nell’immagine soprastante la classificazione della primula secondo il sistema Cronquist (1981-1988). La situazione è infatti poi complicata dal fatto che anche in botanica esistono diverse classificazioni; per esempio, nella classificazione APG IV (2016; APG sta per Angiosperm Phylogeny Group) le Magnoliophyta sono le Angiosperme e le Primulales sono le Ericales. E non sempre c’è una corrispondenza biunivoca fra le varie classificazioni!
Anche i nomi delle specie possono essere diversi. Per esempio, Linneo classificò una specie di olmo come Ulmus campestris, mentre Miller come Ulmus minor e Suckow come Ulmus carpinifolia. Per fare chiarezza, si usa indicare il classificatore: Ulmus minor Mill.
A prescindere da ciò, praticamente per l’amante del giardinaggio, finché si resta ai piani inferiori della classificazione, la “confusione” appare gestibilissima.
Cultivar, varietà e ibridi
Qui cominciano le difficoltà, soprattutto nella comprensione del concetto di varietà. Nel linguaggio comune, se vogliamo riferirci a diverse “versioni” di una pianta possiamo parlare delle varietà: “tutte le varietà di abelia sono molto versatili e adattabili a diverse condizioni ambientali.”. Con tale locuzione finiamo per comprendere specie, cultivar, varietà ecc.
Dal punto di vista botanico le cose sono più complesse, soprattutto se si sta parlando di un singolo esemplare, non potendosi confondere i vari termini fra di loro, né usare un termine generico che le raggruppi. Addirittura, può esserci una nomenclatura in quattro parti:
Scilla hispanica var. campanulata ‘Rose Queen’: una cultivar entro una varietà botanica!
La nomenclatura trinomiale si applica inferiormente al livello di specie. La gerarchia è la seguente:
- sottospecie (ssp./subsp.)
- varietà (var./v.)
- sottovarietà (subvar.)
- Forma (forma/f.)
- Gruppo o serie
- cultivar
A livelli inferiori alla sottospecie deve essere aggiunta un’abbreviazione di identificazione.
Varietà – Se le variazioni che identificano in modo diretto un esemplare all’interno della specie avvengono in modo spontaneo e naturale, abbiamo una varietà. Per esempio, nel caso del Geranium pratense (che ha fiori azzurri), la varietà Geranium pratense var. album. Nel caso della Primula vulgaris potremmo avere la varietà Primula vulgaris var. caulescens. Come si vede, la varietà è introdotta dal termine var. Si noti che il confine fra sottospecie e varietà è molto sottile: in genere una sottospecie indica la spontaneità in una determinata regione o in un determinato habitat.
Gruppo / Serie – Le piante coltivate possono essere suddivise ulteriormente in gruppi o serie.
Quando vengono trattati dei generi dove vi è un gran numero di cultivar, o dove una meglio conosciuta cultivar acquista variabilità attraverso un processo selettivo o ne dà luogo a una nuova mediante coltivazione, per identificarle viene utilizzato un nome che indica il gruppo di cultivar. Tale nome include sempre la parola Gruppo e, quando è usato in congiunzione con il nome della cultivar, è racchiuso tra parentesi tonde. Il nome del gruppo è scritto in maiuscolo, ma non in corsivo, o posto tra singole virgolette.
Le Serie si riferiscono a selezioni di un numero di cultivar simili, differenti generalmente per il colore. Le Serie sono simili ai Gruppi poiché contengono un numero di cultivar simili, ma differiscono per il fatto che queste vengono create specificatamente per usi commerciali, aggiungendo cultivar per creare delle ricercate variazioni di colori. Le identificazioni delle singole cultivar spesso non sono rivelate e le singole varietà di colore possono essere rimpiazzate ogni anno da cultivar leggermente differenti. Il nome della Serie deve essere scritto in maiuscolo, ma non in corsivo, o posto tra singole virgolette, includendo la parola Serie. Se usato in congiunzione con il nome di una cultivar, il nome della Serie viene racchiuso tra parentesi tonde.
Esempi:
- Alstroemeria L. (Serie Princess) ‘Princess Oxana’.
Il nome della serie tra parentesi; il nome della cultivar tra singole virgolette.
- Impatiens wallerana Hook f. Tempo Serie F1.
Il nome della serie (preceduto dal nome della forma) senza parentesi per mancanza del nome della cultivar.
Cultivar – Sostanzialmente siamo di fronte a una “varietà” che però si è originata non del tutto spontaneamente, in giardino o in vivaio. Siamo cioè di fronte a una domesticazione che fa riferimento a piante coltivate. Le cultivar si indicano con nome fra apici singoli, per esempio per la primula una cultivar è la ‘Miss Indigo’. Il termine cultivar è un sostantivo femminile invariabile e deriva dalla contrazione della locuzione inglese cultivated variety (“varietà coltivata”).
Ibridi – Qui la confusione aumenta. Se l’uomo “incrocia” due specie, varietà o cultivar diverse, ma compatibili, si ottiene un ibrido. L’ibrido si indica con una x: Abelia x grandiflora, un ibrido originato da Abelia chinensis e Abelia uniflora.
Esistono anche rari ibridi ottenuti da generi diversi; per esempio, l’ibrido fra il Cupressus macrocarpa e il Chamaecyparis nootkatensis, denominato: x Cupressocyparis leylandii (o cipresso di Leyland). Si noti come il nome di un ibrido fra generi è una formula condensata in cui i nomi adottati per i generi parentali sono combinati in una singola parola costituita dalla prima parte o dall’intero nome di uno, dall’ultima parte o dall’intero nome dell’altro (ma non dai due nomi completi) e facoltativamente da una vocale di connessione.
Regole ancora più complesse riguardano casi di ibridi fra tre o più generi.
Nel linguaggio comune
Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.