La lavanda (Lavandula officinalis o Lavandula angustifolia) è una pianta erbacea perenne sempreverde che si sviluppa sotto forma di arbusto; appartiene al genere Lavandula che a sua volta fa parte della famiglia delle Lamiacee (o Labiate).
Classificazione – Genere: Lavandula; famiglia: Lamiacee.
Origine – La lavanda è una pianta originaria dei Paesi del Mediterraneo, dell’Europa e dell’Africa settentrionale.
Habitat – La pianta cresce spontaneamente sulle colline aride e sassose, ma viene coltivata in molti Paesi, in particolar modo in Francia (famosi in tutto il mondo sono i campi di lavanda della Provenza).
Usi – La lavanda è una pianta ornamentale, ma ha anche il pregio di attirare le api grazie alla sua fioritura. Da ricordare, il miele di lavanda, molto pregiato. I fiori si essicano per profumare tessuti o cassetti. L’essiccazione si effettua in un luogo non soleggiato e con una buona circolazione d’aria (tradizionalmente si usavano i portici delle cascine). A parte sono trattati gli usi fitoterapici e nell’ambito dell’alimentazione.
Etimologia – Il nome generico deriva dal latino lavanda, gerundio di lavare, e fa riferimento all’antico uso di aggiungere la lavanda nell’acqua del bagno; l’epiteto specifico angustifolia deriva da angustus, angusto, stretto e da folium, foglia, lamella: con foglie strette o di piccole dimensioni.
Altri nomi – La Lavandula officinalis è nota anche come lavanda vera, lavanda a foglie strette, fior di spigo, nardo, archemissa e spigo.
Curiosità – La lavanda veniva utilizzata moltissimo anche in tempi molto antichi; era particolarmente diffusa intorno a una città della Siria, Nardo, tant’è che i greci antichi chiamavano la lavanda con il nome di questa città. Gli antichi romani utilizzavano un profumo composto da lavanda, mirra e giglio; era una pianta molto preziosa e veniva venduta ad alto prezzo. In epoca medievale la lavanda veniva considerata una pianta dalle qualità afrodisiache e per tale motivo in quell’epoca la lavanda divenne una delle piante più richieste. In tempi più recenti veniva utilizzata dai contadini inglesi per prevenire cefalea e colpi di sole; a tale scopo ne portavano qualche spiga sotto il cappello. Sempre in passato si usava essiccare e ridurre in polvere i fiori di lavanda e li si inserivano all’interno dei cuscini come trattamento dell’insonnia.
Indice

Campi di lavanda (Francia)
Lavanda – Coltivazione
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – La lavanda è una pianta di dimensioni limitate (dai 40 ai 100 cm di altezza per 100 cm di larghezza)
Tempo altezza massima – 3 anni.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – La lavanda è una pianta di dimensioni limitate (dai 40 ai 100 cm di altezza per 100 cm di larghezza)
Tempo altezza massima – 3 anni.
Esposizione – La lavanda va collocata in pieno sole.
Temperatura – Tollera temperature comprse tra -10 e 40 °C circa.
Terreno – Il terreno preferito dalla pianta è quello privo di ristagni d’acqua, calcareo, poco acido. La pacciamatura non è necessaria perché la lavanda tende a espandersi sul terreno a disposizione.
Annaffiatura – La pianta non teme né la siccità (l’irrigazione va fatta con terreno molto secco, spesso non è nemmeno necessaria) né il vento e quindi è facilmente mantenibile.
Fioritura – Da fine aprile agli inizi del mese di luglio.
Moltiplicazione e impianto – Seminare la lavanda non è operazione facile, per cui si consiglia di utilizzare una piantina già formata o di riprodurla per talea (nei mesi primaverili, per esempio aprile).
Concimazione – La lavanda non necessita di concimazione quando impiantata, anche se, come pianta perenne, gradisce il rinnovo del terreno con concime opportuno.
Potatura – La potatura si effettua una volta all’anno verso la fine dell’estate, a fioritura terminata; un secondo taglio si può fare a inizio primavera. La potatura consiste in una cimatura poco sotto al fiore, poi si diradano gli steli e si tolgono le parti che si espandono troppo al di fuori delle aiuole. Per approfondire l’argomento si consulti l’articolo La potatura della lavanda.
Malattie – La pianta può essere colpita da attacchi di armillaria e muffa grigia; altre possibili avversità sono l’oziorrinco e le lumache.
Coltivazione in vaso
La lavanda è una pianta con fusto eretto e foglie lanceolate dal colorito verde-grigiastro; i fiori, molto profumati, sono di colore violetto e fanno la loro comparsa nel periodo che va da giugno a settembre. È una pianta rustica che si caratterizza per la sua notevole resistenza a condizioni climatiche avverse; cresce in modo spontaneo nelle zone collinari su terreni aridi e sassosi; è presente in tutta la nostra penisola ad altitudini comprese fra gli 800 e i 1.500 mt circa.
È possibile coltivare questa pianta anche in casa (la specie più adatta è la Lavandula stoechas, più nota come lavanda francese, acquistabile presso un qualsiasi vivaio), utilizzando un vaso piuttosto grande.
Come substrato di coltivazione è consigliabile ricorrere a del terriccio generico da mescolarsi a un buon quantitativo di sabbia e a del concime calcareo.
Una volta sistemata la pianta nel vaso, si annaffi la pianta senza esagerare. L’irrigazione andrà ripetuta soltanto quando la terra ritornerà a essere completamente asciutta; vanno assolutamente evitati i ristagni idrici che potrebbero danneggiarla irreparabilmente.
Il vaso va posizionato in un luogo abbastanza ventilato ed esposto alla luce del sole per buona parte della giornata. I luoghi ideali sono i balconi o i terrazzi esposti a sud; se la pianta viene tenuta in casa la si posizioni vicino a una finestra in modo essere raggiunta dai raggi solari. Se si è deciso di tenerla in casa, si tenga presente che è comunque opportuno portarla fuori quando si arriva alla fine del periodo estivo perché si tratta di una pianta che necessità di essere arieggiata.
Se l’ambiente di casa è poco umido è consigliabile mettere nel sottovaso un po’ di ghiaia da mantenere umida così che l’ambiente circostante risulti più umido senza il pericolo che l’apparato radicale si danneggi a cause di irrigazioni eccessive.

Lavanda (Lavandula stoechas)
Lavanda – Proprietà
Le parti utilizzate a scopi fitoterapici sono le infiorescenze che vengono raccolte al mattino nei mesi di luglio e agosto, preferibilmente nelle giornate calde e secche; successivamente vengono essiccate in luoghi ombrosi e ventilati.
I costituenti principali della lavanda sono olio essenziale, flavonoidi, cumarine, tannini e triterpeni.
La fitoterapia attribuisce alla pianta in questione proprietà antisettiche, pettorali e antidepressive (queste appaiono decisamente sopravvalutate).
Le indicazioni all’utilizzo fitoterapico della pianta sono numerose; viene infatti consigliata per trattare l’ansia e gli stati depressivi associati a cefalea e a disturbi gastrointestinali; altre indicazioni sono la dispepsia con flatulenza e nausea, l’insonnia e l’irrequietezza. Viene altresì indicata per contrastare il vomito acido nei soggetti in età pediatrica.
Lavanda: controindicazioni ed effetti collaterali – Generalmente la lavanda è considerata una pianta priva di rischi; in letteratura sono stati però segnalati alcuni casi di ginecomastia in età prepubere legati a lavanda e a oli dell’albero del tè.
L’utilizzo di lavanda è sconsigliato a quei soggetti che assumono barbiturici in quanto la pianta può potenziare l’effetto sedativo di tali farmaci.
L’olio essenziale
Un breve cenno va all’olio essenziale della pianta, una sostanza molto complessa che conta numerosi costituenti. L’olio essenziale di miglior qualità è di produzione francese, asserzione non condivisa però dagli inglesi che ritengono che il miglior olio di lavanda sia quello che loro producono a Mitcham, un sobborgo del Surrey, a sud-ovest di Londra.
L’olio essenziale viene usato sia per preparare bagni rilassanti sia per trattare, tramite frizionamento, bruciature, scottature, punture di insetti, lividi, eczemi; ne viene poi consigliata una piccola applicazione su nuca e tempie per combattere le emicranie.

Frizionato in abbondanza sulla cute, l’olio essenziale di lavanda ha una certa efficacia come sostanza repellente per gli insetti.
La lavanda in cucina
I fiori, raccolti durante la fioritura e successivamente essiccati, possono essere utilizzati in dosi piccolissime (l’aroma è particolarmente intenso) in cucina per aromatizzare cibi e bevande, mentre i fiori freschi possono essere addizionati a marmellate, gelati, formaggi e aceto.
Anche le foglie essiccate possono essere utilizzate come erba aromatica; avendo un aroma più delicato di quello dei fiori, risultano essere più adatte alla preparazione di ricette salate.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba