Il giglio martagone (Lilium martagon) è una bellissima e appariscente pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle Liliacee (nome che deriva proprio da quello latino del giglio, lilium).
Classificazione – Genere: Lilium; famiglia: Liliacee.
Origine – Il giglio martagone cresce spontaneamente nel continente europeo, in quello asiatico e nel Nord America.
Habitat – Il suo habitat ideale è rappresentato da terreni pianeggianti argillosi e sabbiosi non particolarmente ricchi di humus e da radure boschive, ad altezze comprese tra i 300 e i 2.000 m circa di altitudine. Non è facilissimo coltivarlo nelle zone mediterranee molto calde. Nel nostro Paese è presente per lo più sulle Alpi e sugli Appennini centrali e settentrionali.
Usi – Il giglio martagone è utilizzato come pianta ornamentale; è impiegato anche in fitoterapia.
Etimologia e altri nomi – Lilium è il nome latino del giglio che deriverebbe dal termine greco leírion, presumibilmente riconducibile a un termine dell’antica lingua egiziana che significava fiore. L’epiteto specifico, martagon, è un termine spagnolo che, probabilmente, deriva dal turco martagān (turbante); in effetti, il giglio martagone è noto anche come giglio a turbante. Sono prive di fondamento le ipotesi che vogliono che martagon derivi dal nome del dio della guerra, Marte. Un’altra denominazione italiana della pianta è riccio di dama.
Curiosità – Il giglio martagone è una specie protetta e, a prescindere dal luogo o dalla stagione, è vietato raccogliere la pianta o anche solo una parte di essa (fiori, bulbi ecc.); è stato inserito nella lista delle specie a rischio di estinzione; adesso, infatti, è meno facile osservarlo, colpa anche dell’indiscriminata raccolta fatta in passato. Uno dei pericoli che la pianta corre è quello della distruzione dei bulbi da parte dei cinghiali.
Nota – Per quanto riguarda il significato del giglio in florigrafia si rimanda all’articolo Significato dei fiori.

Giglio martagone (Lilium martagon); si noti la caratteristica forma a turbante orientale
Giglio martagone – Coltivazione
Il giglio martagone è caratterizzato da un fusto piuttosto robusto e di forma cilindrica che può avere un’altezza variabile fra i 30 e i 150 cm circa.
Le foglie, di colore verde, hanno forma ellittica e terminano a punta; hanno una lunghezza che varia dai 12 ai 15 cm circa; poche di esse si trovano alla base del fusto (foglie inferiori), nella parte mediana vi sono gruppi di 4-10 elementi ciascuno mentre le foglie superiori, vicine ai fiori, hanno dimensioni più piccole.
Ogni fusto conta dai 4 ai 20 fiori penduli (più ci si sposta verso le regioni del Nord, maggiore è il numero dei fiori), dal colore roseo-violetto (anche se esistono altre varietà dai colori diversi) che hanno un diametro di circa 6 cm; diversamente da molti altri fiori, non hanno un profumo particolarmente gradevole; sono comunque molto caratteristici dal momento che si incurvano all’indietro avvicinandosi allo stelo, assumendo una forma che ricorda non troppo vagamente quella di un turbante orientale (da qui, probabilmente, una delle denominazioni comuni della pianta). I fiori sono punteggiati di scuro.
I frutti della pianta, triloculari, contengono molti semi che di norma maturano nel bimestre settembre-ottobre. I bulbi, di colore giallo, sono di grandi dimensioni e hanno forma ovoidale.
Un cenno a parte va al colore. Quello più comune e probabilmente il roseo-violetto, ma esistono, come detto in precedenza, diverse varietà della pianta che hanno colori differenti:
- albiflorum: bianco con macchie rosa scuro
- album: bianco
- carneum: rosa senza macchie
- cattaniae: mogano
- flavidum: giallo
- sanguineo-purpureum: rosso porpora.
Esistono poi varietà molto particolari, come per esempio, la Lilium martagon var. hirsutum che presenta una fitta peluria sullo stelo e la Lilium martagon var. pilosiusculum con peluria anche sul retro dei tepali.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Altezza: fra 30 e 150 cm; larghezza: 60 cm.
Tempo altezza massima – 13 anni.
Esposizione – L’esposizione al sole è un punto critico per quanto riguarda il giglio martagone; occorre una certa attenzione perché se è vero che si tratta di una pianta che esige almeno un paio di ore di esposizione in pieno sole, è altrettanto vero che in zone molto calde, questo lasso di tempo può risultare eccessivo; ci si dovrà quindi regolare di conseguenza a seconda delle zone climatiche; in quelle particolarmente calde è più consigliabile un’esposizione a mezz’ombra. La posizione dovrà comunque essere molto luminosa.
Temperatura – Tollera temperature comprese tra -15 e 37 °C.
Terreno – Il terreno deve essere preferibilmente calcareo e ricco di sostanze organiche, ben lavorato e caratterizzato da un ottimo drenaggio per evitare i dannosi ristagni idrici; il pH ideale è neutro o, al più, lievemente acido. Alle coltivazioni in vaso è opportuno aggiungere ghiaia al substrato di coltivazione.
Fioritura – La fioritura del giglio martagone si ha nel periodo che va dal mese di giugno a quello di agosto.
Annaffiatura – I gigli amano l’acqua e quindi si devono garantire loro regolari annaffiature; la raccomandazione è sempre la stessa: mai esagerare con l’apporto idrico, in particolar modo durante le fasi vegetativa e di fioritura. Il rischio derivante da irrigazioni troppo abbondanti è quello di marciume radicale.
Concimazione – Può essere utile concimare il terreno con stallatico maturo prima dell’impianto dei bulbi in piena terra. Nel caso della coltivazione in vaso, si può optare per concimi specifici per le piante bulbose. Durante la stagione primaverile, prima della fioritura si possono utilizzare fertilizzanti liquidi da miscelare all’acqua di irrigazione.
Rinvaso – Nel caso di coltivazione in vaso, il rinvaso va fatto allorquando le radici escono fuori dai buchi di drenaggio dell’acqua. Il vecchio substrato di coltivazione va sempre gettato via. I vasi destinati ai gigli dovrebbero avere un diametro piuttosto grande (>30 cm).
Potatura – La potatura non è necessaria; sarà sufficiente la rimozione delle parti secche.
Moltiplicazione e impianto – La moltiplicazione per semina è possibile, ma il processo è molto lungo. In autunno (oppure all’inizio della stagione primaverile) si può procedere con l’impianto dei bulbi che vanno posizionati con la punta verso l’alto in buche abbastanza profonde (almeno 20-25 cm) a una distanza di circa 15 cm l’uno dall’altro. È bene sapere che il giglio martagone non ama i trapianti; ci si regoli quindi di conseguenza.
Malattie – L’avversità forse più pericolosa per i gigli è la crociera del giglio (Lilioceris lilii), un coleottero che appartiene alla famiglia dei Crisomelidi. Sia le larve che gli esemplari adulti mangiano foglie, gemme, fusto e fiori. Se non si interviene per tempo la pianta può defoliarsi completamente e morire. Può essere combattuto con insetticidi a base di piretro. I gigli possono essere attaccati anche da afidi (che possono essere combattuti ricorrendo ad antiparassitari a base di piretro) e da muffe (che infestano i bulbi). Attenzione anche alle lumache che si nutrono soprattutto dei germogli. Eccessivi apporti idraci possono causare marciume radicale.
Animali e bambini – Con tutte le specie del genere Lilium occorre notevole attenzione, in particolar modo se si possiedono gatti; in questi animali, infatti, l’avvelenamento da Lilium è una vera e propria emergenza medica che richiede un immediato intervento del veterinario. Il rischio è quello di gravi danni renali. I sintomi e i segni da avvelenamento si manifestano in genere dopo 6-8 ore dall’esposizione (vomito, anoressia, abbattimento e disidratazione) e peggiorano man mano che il danno renale si sviluppa. Un intervento tardivo può esitare in un danno renale non reversibile e, nei casi peggiori, nel decesso. Nell’uomo e nel cane, in genere non si ha intossicazione da Lilium, a meno che le quantità ingerite non siano notevoli (un caso più accademico che pratico). In questo caso si potrebbero verificare problemi gastrointestinali (per lo più vomito e diarrea).

Giglio martagone (Lilium martagon)
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, guzmania ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.