Il giglio bianco (Lilium candidum) è una pianta erbacea bulbosa che appartiene alla famiglia delle Liliacee (denominazione che deriva appunto dal termine latino che identifica il giglio, lilium); tra le molte specie di giglio, è sicuramente la più nota. Ha diverse denominazioni popolari per le quali rimandiamo al paragrafo Curiosità nella parte finale dell’articolo. Qui ci limitiamo a ricordare che, coltivato da millenni, ha assunto un notevole valore simbolico in diverse culture.
Classificazione – Genere: Lilium; famiglia: Liliacee.
Origine – Il giglio bianco è originario della penisola balcanica e dell’Asia occidentale e naturalizzato in diversi altre parti del mondo fra cui l’Italia, la Francia, l’Ucraina, il Nord Africa, il Messico ecc.
Habitat – L’habitat originario è sconosciuto.
Usi – Il giglio bianco è da sempre coltivato per scopi ornamentali, ma ha anche utilizzi officinali.
Etimologia – Lilium è il nome latino del giglio che deriverebbe dal termine greco leírion, presumibilmente riconducibile a un termine dell’antica lingua egiziana che significava fiore. L’epiteto specifico, candidum, significa bianco, candido.
Nota – Per quanto riguarda il significato del giglio in florigrafia si rimanda all’articolo Significato dei fiori.
Indice

Lilium candidum (giglio bianco)
Giglio bianco – Coltivazione
Il giglio bianco è caratterizzato da un bulbo piriforme di grandi dimensioni e da un fusto che arriva generalmente ai 120 cm di altezza, anche se in alcuni casi può arrivare addirittura a sfiorare i due metri. Le foglie sono di colore verde; quelle basali, a forma di rosetta, sono piuttosto grandi (sono lunghe più di 20 cm) e inversamente lanceolate; quelle del fusto sono lanceolate.
I fiori sono grandi (lunghi da 6 a 8 cm), a forma di tromba, di un bel colore bianco; gli stami e le antere sono di colore giallo; ogni stelo ne conta dai 5 ai 20. Il loro profumo è molto intenso e gradevole (diversamente per esempio, da quello di un altro giglio molto noto, il Lilium martagon).
I frutti sono capsule allungate che, una volta maturate, si aprono in tre parti lasciando fuoriuscire molti semi tondi e pianti di colore marrone.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Altezza: 120-200 cm; larghezza: 60 cm.
Tempo altezza massima – 3 anni.
Esposizione – L’esposizione migliore per il giglio bianco è soleggiata, possibilmente al riparo dalle correnti ventose; chi vive in zone molto calde dovrebbe però privilegiare esposizioni a mezz’ombra quantunque molto luminose; in caso contrario c’è il rischio di bruciare le foglie.
Temperatura – Tollera temperatura tra -15 e 37 °C.
Terreno – Il terreno ideale per il giglio è a pH neutro, ma va bene anche un substrato lievemente acido; è preferibile un terreno ricco di sostanze organiche, ben lavorato e soprattutto in grado di assicurare un ottimo drenaggio, condizione indispensabile per evitare la possibile insorgenza di marciumi. I gigli che sono coltivati in vaso devono avere un substrato al quale è stata aggiunta un po’ di ghiaia (che dovrà essere sistemata sul fondo del contenitore; servirà a favorire il drenaggio dell’acqua).
Rinvaso – Nel caso in cui il giglio sia coltivato in vaso, si dovrà rinvasare la pianta quando le radici fuoriescono dai fori del drenaggio dell’acqua. Si getti il vecchio substrato di coltivazione e si utilizzino vasi piuttosto grandi.
Fioritura – La fioritura del giglio bianco si ha nel periodo che va dal mese di giugno a quello di luglio.
Annaffiatura – Il terreno di coltivazione dei gigli deve sempre avere il giusto grado di umidità, trattandosi di fiori amanti dell’acqua. Durante i periodi più caldi, quindi, si assicurino sempre adeguati apporti idrici badando sempre a non esagerare; il rischio è quello dei ristagni idrici che sono la principale causa dei marciumi. Durante la stagione invernale non c’è la necessità di irrigare. Può essere d’aiuto piantare vicino ai gigli piante come i gerani e le margherite perché tendono a mantenere il terreno piuttosto umido.
Concimazione – Si consiglia una concimazione con stallatico maturo prima di procedere con l’impianto dei bulbi in piena terra. Chi coltiva il giglio bianco in un vaso può ricorrere a fertilizzanti appositamente studiati per le bulbose. Durante la stagione primaverile, prima che la pianta fiorisca, si possono utilizzare concimi liquidi da sciogliere nell’acqua che sarà utilizzata per le annaffiature.
Potatura – È una pianta che non necessita di operazioni di potatura; sarà sufficiente rimuovere periodicamente le parti secche.
Moltiplicazione e impianto – Il giglio bianco, come altri gigli del resto, può essere moltiplicato per semina oppure per divisione dei bulbi; la prima opzione richiede però tempi di germinazione piuttosto lunghi. La moltiplicazione per divisione dei bulbi può essere fatta nel periodo che va da agosto a settembre. Diversamente da quanto indicato per altre specie di Lilium, nel caso del giglio bianco non c’è bisogno di interrare i bulbi molto profondamente (sono sufficienti 10-15 cm invece che dei classici 20-25 indicati per altre specie); i bulbi devono essere interrati, con la punta rivolta verso l’alto, a una distanza di 10-30 cm l’uno dall’altro a seconda dei casi.
Malattie – Il problema maggiore per i gigli è la crociera del giglio (Lilioceris lilii), un coleottero della famiglia dei Crisomelidi; non sono dannose soltanto le larve, ma anche gli esemplari adulti; questi insetti, infatti, si nutrono di foglie, frutti, fiori ecc. La pianta può defogliarsi totalmente per poi morire; si può intervenire trattando la pianta con insetticidi a base di piretro. Un altro problema è rappresentato dalle lumache che mangiano i germogli; altri pericoli per il giglio bianco sono gli afidi e le muffe. Irrigazioni eccessive sono invece causa di marciumi.
Animali e bambini – Le specie del genere Lilium sono pericolose per i gatti; per i dettagli si consulti l’articolo Giglio martagone dove sono riportati le manifestazioni dell’intossicazione e i suggerimenti sul da farsi.

Bulbi di Lilium candidum
Curiosità
Il Lilium candidum ha diverse denominazioni comuni; oltre alle classiche giglio bianco o giglio candido, è talvolta ricordato come giglio di Sant’Antonio, giglio di San Luigi e giglio della Madonna.
La denominazione giglio di Sant’Antonio è dovuta al fatto che vi sono varie raffigurazioni di Sant’Antonio da Padova con il giglio bianco in mano; si suppone che, con il suo candore, il fiore rappresenti la purezza del corpo e dell’anima.
La dicitura giglio di San Luigi deriva dal fatto che il giglio bianco è presente nell’iconografia dell’unico re della dinastia dei Capetingi che è stato proclamato santo (Luigi IX di Francia, detto appunto Luigi il Santo); secondo il re i tre petali simboleggiavano fede, saggezza e cavalleria.
Il giglio bianco ricorre anche in diversi dipinti che ritraggono la vergine Maria nel momento dell’Annunciazione del Signore (evento che i cattolici festeggiano il 25 marzo); anche in questo caso il giglio bianco simboleggia purezza e castità. Da qui la denominazione giglio della Madonna.
Il giglio bianco è entrato nell’araldica di diversi regni ed è presente anche in diversi stemmi.
Il bulbo del Lilium candidum, raccolto a fine estate, può essere impiegato per la preparazione di un decotto dalle proprietà diuretiche, oppure usato per cataplasmi emollienti contro le scottature, l’infuso invece si usa per impacchi, lavande e gargarismi.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, guzmania ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.