Il gelso è una pianta arborea della famiglia delle Moracee, la stessa cui appartiene un altro albero importante per produzione di frutti, il fico; infatti produce frutti commestibili, che assomigliano molto alle comuni more (e per questo sono anch’esse chiamate more di gelso). Un tempo la coltivazione era molto più diffusa, specie nella Pianura Padana, ove gli alberi erano anche usati, piantati in file, per delimitare i confini dei campi e delle proprietà.
Si conoscono due specie principali, il gelso bianco (Morus alba) e il gelso nero (Morus nigra). Anche se molto simili, hanno caratteristiche diverse per quanto riguarda la diffusione e il sapore delle more.
La coltivazione di boschi di gelso ha anche un valore economico: i boschi possono essere piantati a ceduo (le piante sono tagliate ogni anno alla base e si riproducono dai polloni) o a fustaia (con una durata di 60-100 anni). Un tempo era coltivato, oltre che per la raccolta dei frutti, anche perché era legato all’allevamento del baco da seta (che è ghiotto delle foglie di gelso bianco) o per l’uso che se ne faceva del suo legno (per lavori d’intarsio o per fare attrezzi).
Gelso bianco (Morus alba)
Il gelso bianco, tra i due, è quello ormai meno diffuso: il sapore dei suoi frutti, molto dolce ma con un retrogusto amaro, lo rende meno attraente. Viene anche detto gelso comune, ed è originario della Cina. Si tratta di un piccolo albero dalla chioma espansa che può raggiungere i 10 m d’altezza. Le sue foglie di un bel verde lucido sono lisce e lunghe fino a 20 cm, che virano sul giallo in autunno. A fine estate produce le more, frutti di color bianco (meno frequentemente rosa o rosso). Dal punto di vista delle cultivar, si possono ricordare la ‘Laciniata’, che ha foglie molto lobate, mentre la ‘Pendula’ è perfetta per piccoli giardini (ha un portamento ricadente e di dimensioni più contenute, fino a tre metri).

More di gelso bianco (Morus alba)

Gelso bianco (Morus alba ‘Pendula’)
Gelso nero (Morus nigra)
Il gelso nero (Morus nigra) ha un’origine incerta, probabilmente dall’Asia sud-orientale. Le sue foglie sono più piccole rispetto a quelle del gelso bianco (massimo 15 cm) e spesso dotate di una peluria sulla pagina inferiore, mentre quella superiore è ruvida e non liscia. I fiori sono portati separatamente (femminili e maschili) sulla stessa pianta o su piante diverse e sono uniti a grappoli. I frutti sono scuri, inizialmente verdi, poi rosso scuro e neri a maturazione. Il gelso nero può raggiungere i 10-12 metri d’altezza.

Le more del gelso nero (Morus nigra)

Morus nigra
Le more
Le more di gelso ricordano quelle di rovo, le comuni more; tuttavia le due piante non devono essere confuse. Infatti il rovo selvatico (Rubus ulmifolius) e tutte le altre varietà selezionate per la produzione dei frutti appartengono alla famiglia delle Rosacee ed è un arbusto spinoso.
Tra le due specie, le more di Morus nigra sono sicuramente più buone e apprezzate e sono utilizzate anche per fare confetture, gelatine, sorbetti e dolci. I frutti del gelso (nero e bianco) sono leggermente lassativi.

More di rovo selvatico (Rubus ulmifolius), da non confondersi con le more di gelso
Gelso – Coltivazione
La coltivazione del gelso è molto semplice perché è una pianta che si adatta a tutti i tipi di terreno (anche se predilige quelli acidi) e tollera anche quelli più difficili, i terreni argillosi. Può sopportare anche periodi di siccità prolungata.
La concimazione non è strettamente necessaria, e può esser fatta a inizio primavera con un concime organico alla base della pianta. Anche le irrigazioni possono essere molto rare, per lo più limitate al primo anno dell’impianto e in periodi di forte siccità. L’unica avvertenza nel metterlo a dimora è ricordare che la pianta è dotata di un apparato radicale molto profondo e che si estende in larghezza, pertanto si consiglia di evitare di piantarlo troppo vicino a case o mura. Un tempo infatti si sfruttava il potente apparato radicale del gelso piantandolo lungo fossi o scarpate per consolidarli.
Il gelso tollera potature anche drastiche ed è resistente a malattie e parassiti, ma può essere oggetto di attacchi di afidi e dell’ifantria americana (Hyphantria cunea).