Il Cornus kousa, o corniolo giapponese, è un albero della famiglia delle Cornacee originario del Giappone, ma diffuso spontaneamente anche in Cina e in Corea, di dimensioni ridotte (massimo 4-7 metri) e crescita lenta.
Ha una chioma tondeggiante con foglie caduche e in tarda primavera si ricopre di piccoli fiori giallo-verdi che sono resi però molto appariscenti e decorativi dalle grandi brattee bianche che li circondano. I frutti sono altrettanto appariscenti: grosse bacche globose di colore rosso acceso, commestibili e succosi. Le foglie sono ovali e appuntite e assumono un vivace colore rosso-violaceo in autunno.
Cornus kousa – Usi e varietà
Il Cornus kousa è usato soprattutto come pianta ornamentale in giardino, adattandosi a giardini di tutte le dimensioni, e per la sua appariscenza e l’ampio sviluppo della sua chioma, è preferibile non abbinarlo ad altre piante.
I frutti del corniolo hanno sapore acidulo e vengono usati per preparare marmellate e infusi o per aromatizzare bevande alcoliche, ma possono anche essere consumati freschi, purché dopo che si siano staccati da soli dall’albero.
Esistono diverse varietà di Cornus kousa, fra cui ricordiamo:
- Cornus kousa satomi, con brattee rosa.
- Cornus kousa chinensis, molto fitto e con brattee fino a 10 cm di diametro.
- Cornus kousa milky way, con brattee bianche molto numerose.

Il Cornus kousa (nell’immagine i frutti) è giunto in Europa alla fine del XIX secolo come pianta ornamentale
Coltivazione e cura
Il Cornus kousa può essere coltivato in piena terra o come piccolo albero in vaso, ma questa seconda modalità è più complicata e più faticosa per la pianta. L’esposizione ideale è al sole o in mezz’ombra nelle zone più fredde, all’ombra nelle zone più calde. Se viene coltivato in vaso, nelle zone calde può essere tenuto all’ombra durante le ore centrali della giornata e spostato al sole nelle ore più fresche. Non teme però né le temperature molto rigide, né il caldo afoso. È consigliabile tuttavia tenere questa pianta al riparo dal vento e nei primi anni di vita proteggere la base del tronco con una pacciamatura durante l’inverno, per evitare danni alla corteccia. Le foglie che cadono dall’albero in autunno possono essere lasciate alla base per contribuire alla pacciamatura. Il terreno ideale è a ph neutro e molto profondo, sciolto e drenante, ma poiché questa pianta è molto rustica, si adatta anche ad altri tipi di terreno, purché non siano argillosi e compatti, perché ne impedirebbero lo sviluppo.
Il Cornus kousa infatti ha un grande apparato radicale, di cui però fanno parte radici più piccole deputate all’assorbimento dell’acqua e delle sostanze nutritive: date le ridotte dimensioni di queste radici specifiche, l’annaffiatura non deve essere molto abbondante e deve essere effettuata solo quando l’acqua precedentemente fornita è stata totalmente assorbita dal terreno. Solo durante l’estate o periodi di siccità è necessario intensificare le annaffiature, in inverno invece possono essere sospese del tutto. In caso di coltivazione in vaso, sarà necessaria qualche annaffiatura in più, ma senza eccedere e mai quando il terreno è ancora umido.
La concimazione va effettuata solo una volta all’anno, a marzo, con concime a lenta cessione contenente azoto, fosforo e potassio. Quando si mettono a dimora piante nuove, è consigliabile arricchire il terreno con stallatico o humus.
Una potatura sporadica del corniolo servirà a rimuovere i rami secchi e accorciare quelli troppo lunghi e sottili, e va fatta nel mese di luglio.
La moltiplicazione del Cornus kousa avviene tramite margotta. Si procede interrando un ramo di circa 1 o 2 anni di età, lasciandolo collegato alla pianta madre. Per farlo, è possibile piegarlo oppure avvolgerlo in un telo contenente terra. A radicazione avvenuta è possibile separare il ramo dalla pianta madre e trapiantarlo in piena terra, preferibilmente in primavera.
Il Cornus kousa assorbe l’acqua molto lentamente, perciò un’irrigazione eccessiva può portare a ristagni idrici che causano marciume radicale. L’eccessiva umidità favorisce anche lo sviluppo di malattie fungine, riconoscibili da macchie che compaiono sulle foglie. Durante la stagione calda, i principali pericoli sono gli acari e la ruggine. La minaccia maggiore per la salute di questa pianta, però, è l’oziorrinco, coleottero curculionide le cui larve si nutrono delle radici, che si può combattere con un insetticida granulare da distribuire nel colletto, cioè nello spazio fra il fusto e le radici.