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Chaenomeles japonica

La Chaenomeles japonica è una pianta arbustiva decidua perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee.

Classificazione – Genere: Chaenomeles; famiglia: Rosacee.

Origine – La pianta è originaria del Giappone.

Habitat  – L’habitat naturale è rappresentato dalle foreste montane.

Usi – La Chaenomeles japonica è ottima per creare siepi miste (l’abbinamento classico è con la forsizia, che fiorisce nello stesso periodo), ma può anche essere utilizzata come rampicante, dato che i suoi rami sono molto flessibili e lunghi, e coltivata come bonsai. I frutti della pianta sono commestibili.

Etimologia – Il nome del genere, Chaenomeles, deriva dal greco chaïnen, dividere e da meléa, melo: per l’antica credenza che il suo frutto si autodividesse a maturità in 5 settori; l’epiteto specifico, japonica, fa riferimento alla provenienza della specie, il Giappone.

Altri nomi – Per il colore dei suoi fiori, questo arbusto viene anche chiamato “fior di pesco”, anche se come forma essi sono più simili a quelli del melo. Un altro nome con cui questa specie è conosciuta è “cotogno del Giappone”.

Curiosità – Conservati al buio, i frutti della Chaenomeles japonica resistono molti mesi senza avvizzire, perciò possono anche essere usati per profumare armadi o stanze. Esistono però anche varietà di fior di pesco sterili, se non si desidera avere frutti inutilizzati in giardino.

chaenomeles japonica

I fiori della Chaenomeles japonica sono seguiti da piccoli frutti gialli (o rossi sfumati di giallo) lunghi fino a quattro cm

Chaenomeles japonica – Coltivazione

La Chaenomeles japonica è un arbusto alto al massimo 2 metri, simile al melo, con fusto scarsamente ramificato, con fiori rosa molto profumati che sbocciano a fine inverno sulla pianta nuda, priva di foglie, perciò sono molto appariscenti. Le foglie compaiono a fine fioritura e sono ovali e verde scuro. A fine primavera compaiono i frutti, simili a piccole mele cotogne, commestibili, ma duri e molto asprigni, perciò mangiati di solito cotti o in marmellate, per le quali sono molto funzionali, dato che contengono tanta pectina.

Chaenomeles japonica

La Chaenomeles japonica, per il colore dei suoi fiori, è anche chiamata “fior di pesco” o “cotogno del Giappone”

Vita – Pianta perenne.

Dimensioni – Dai 90 cm ai 2 m circa di altezza; larghezza: circa 2 m.

Tempo altezza massima – Circa 15 anni.

Esposizione – L’esposizione ideale è al sole o al massimo in mezz’ombra, garantendo però qualche ora di luce al mattino, in un terreno molto lavorato e ben drenato, arricchito con stallatico. Sopporta temperature anche molto rigide, quindi non necessita di protezioni durante l’inverno. La Chaenomeles japonica tollera molto bene anche l’inquinamento, quindi è adatta alla coltivazione in città.

Temperatura – Tollera temperature comprese tra -15 e 37 °C circa.

Terreno – La coltivazione della Chaenomeles japonica è molto facile, perché è una pianta rustica, che si adatta a qualsiasi clima e a qualsiasi terreno. Sono da evitare però i terreni ricchi di calcio, perché possono causare la clorosi fogliare.

Fioritura –  Da metà gennaio a metà marzo.

Annaffiatura – Questo arbusto sopporta bene la siccità, quindi va annaffiato abbondantemente solo alla messa a dimora, per il resto si accontenta dell’acqua piovana, salvo in caso di mancanza anomala di pioggia per periodi molto lunghi, se si nota che il terreno è molto secco. In autunno la Chaenomeles japonica entra in riposo vegetativo, quindi non va annaffiata.

Concimazione – Non richiede concimazioni specifiche, se non quella a inizio primavera per aiutare la pianta nel processo di formazione dei fiori.

Potatura – La potatura della Chaenomeles japonica va fatta ogni anno dopo la fioritura, per eliminare i fiori appassiti e i rami danneggiati o vecchi, e regolare lo sviluppo intricato dei rami, per evitare che i rami interni vengano soffocati e privati di luce solare.

Moltiplicazione e impianto – La Chaenomeles japonica viene chiamata anche “cotogno giapponese” o “cotogno da fiore”

La moltiplicazione della Chaenomeles japonica può avvenire per seme o per talea, ma solo il secondo metodo garantisce esemplari identici alla pianta madre, perciò va preferito se si vuole riprodurre un ibrido specifico. La semina va fatta in primavera, prelevando i semi dai frutti raccolti maturi e tenuti nella sabbia umida per tutto l’inverno, all’aperto o in frigorifero se si vive in regioni calde. La germinazione sarà lenta e la prima fioritura avverrà nel secondo anno di vita. Per la talea, invece, a fine estate si prelevano rami adulti laterali per circa 10 cm di lunghezza, si cospargono di ormoni radicanti in corrispondenza del taglio e si interrano in un composto ben drenato ma mantenuto sempre umido e a una temperatura mite. Verso fine ottobre le nuove piantine possono essere messe in vasi singoli e poi a dimora la primavera successiva.

La messa a dimora delle piante acquistate in vaso può essere effettuata in qualsiasi periodo dell’anno, tranne in quelli troppo freddi o troppo caldi. Il periodo migliore è però l’autunno, così che in primavera possa già germogliare.

Malattie – La Chaenomeles japonica può essere soggetta a monilia e ticchiolatura, che causano il disseccamento di fiori e foglie e possono essere contrastate con il rame, e soprattutto al colpo di fuoco batterico, batterio tipico delle Rosacee che provoca l’annerimento e il disseccamento di tutte le parti della pianta fino alla morte. Non c’è una cura, quindi è una malattia che va individuata tempestivamente per eliminare gli esemplari infetti ed evitare che si diffonda. Occasionalmente, può essere soggetta ad attacchi di afidi o cocciniglia.

Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, ceanothus ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.

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