Il calocephalus è una pianta perenne sempreverde della famiglia delle Asteracee (Composite). La specie più nota è Calocephalus brownii (un sinonimo è Leucophyta brownii).
Classificazione – Genere: Calocephalus; famiglia Asteracee.
Origine – La pianta è originaria dell’Australia.
Habitat – Il suo habitat naturale è rappresentato dalla zone costiere.
Usi – È un arbusto di medie dimensioni ideale per la coltivazione in giardino per creare siepi decorative. Per il colore argenteo dei fusti, il calocephalus si presta bene a far da contrasto con bordure basse e colorate o in giardini rocciosi.
Etimologia – Il nome del genere deriva dal graco kalos, bello, e cephale, che significa testa.
Altri nomi – Pianta corallo (per la sua forma che ricorda un corallo marino).

Per il colore argenteo dei fusti, il calocephalus si presta bene a far da contrasto con bordure basse e colorate (nella foto, assieme al sedum) o in giardini rocciosi.
Calocephalus – Coltivazione
Il calocephalus è composto da tanti fusti sottili variamente ramificati di colore verde-grigiastro, tendente all’argenteo, ricoperti da piccolissime foglie lineari dello stesso colore. Durante il periodo della fioritura, cioè la primavera, sugli apici degli steli compaiono piccole infiorescenze sferiche, costituite da fiori giallo verdastro simili a quelli della santolina.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Raggiunge al massimo 1 metro di altezza e 60 cm di diametro, in media.
Esposizione – L’esposizione ideale per il calocephalus è in luoghi luminosi e soleggiati per molte ore al giorno. Se coltivato in vaso, in inverno è consigliabile spostarlo in un luogo protetto, nel caso si viva in regioni con inverni molto rigidi. In giardino, invece, è necessario proteggere le radici dal freddo con una pacciamatura di paglia o foglie secche.
Temperatura – La sua temperatura ideale è intorno ai 10-15°C. Tollera abbastanza bene il freddo anche intenso, ma teme i venti gelidi.
Terreno – Questo arbusto cresce bene in un terreno soffice, fertile e ben drenato, e può essere coltivato sia in piena terra sia in vaso. Se si coltiva il calocephalus in vaso, il rinvaso va effettuato in primavera utilizzando un contenitore più grande e nuovo terriccio.
Fioritura – Fiorisce abbondantemente durante la stagione primaverile.
Annaffiatura – Il calocephalus non ha bisogno di molta acqua: generalmente se coltivato in piena terra si accontenta delle acque piovane, salvo estati molto calde e siccitose, in vaso invece va annaffiato solo quando il terreno è asciutto da diversi giorni ed è consigliabile svuotare il sottovaso dopo circa 30 minuti dall’annaffiatura.
Concimazione – La concimazione va effettuata ogni due mesi con concime granulare a lento rilascio oppure durante il periodo vegetativo ogni 2-3 settimane con concime liquido.
Potatura – Questa pianta non richiede potature, se non per motivi estetici.
Moltiplicazione e impianto – La moltiplicazione del calocephalus può avvenire per seme in primavera e per talea in estate. Le talee devono essere semilegnose e lunghe di 8-10 cm, e in corrispondenza del taglio va distribuito dell’ormone radicante in polvere per favorire la radicazione; poi vanno poste in un miscuglio di torba e sabbia in contenitore protetto in luogo luminoso ma non esposto direttamente ai raggi del sole, fino a quando non compariranno nuove foglie. A quel punto le nuove piantine hanno radicato e possono essere messe a dimora definitiva in vaso o in piena terra. Il periodo migliore per la messa a dimora, sia per piantine nuove sia per esemplari adulti acquistati in vivaio, è l’autunno.
Malattie – Le piante di calocephalus possono soffrire di mal bianco o oidio ed essere attaccate dagli afidi (piccoli parassiti) se il clima è troppo umido; teme inoltre il marciume radicale se il terreno non è sufficientemente drenato e si creano ristagni idrici.

Il calocephalus è anche detto “pianta corallo” per la sua forma che ricorda un corallo marino
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, calocephalus ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.