L’Aucuba japonica è una pianta arbustiva sempreverde a portamento eretto della famiglia delle Cornacee e del genere Aucuba, proveniente da Cina e Giappone, con rami e fusto di colore verde brillante e caratteristiche bacche rosse ovoidali molto resistenti. Raggiunge fino a due metri di altezza, se tenuta all’esterno, e possiede foglie ovali con margini dentellati e di solito striate: i colori vivaci delle foglie e delle bacche rendono l’aucuba molto apprezzata come pianta decorativa da giardino o da appartamento. Bisogna però ricordare che le bacche di questa pianta sono tossiche.
Questo arbusto oggi è diffuso anche in tutte le zone a clima temperato dell’Europa e dell’America. Esistono diverse cultivar di Aucuba japonica:
- Aucuba japonica ‘Variegata’, con foglie striate di bianco,
- Aucuba japonica ‘Crotonifolia’, con foglie ampiamente striate di giallo,
- Aucuba japonica ‘Picturata’, con un’ampia macchia gialla al centro delle foglie.
La fioritura avviene da marzo ad aprile con piccoli fiori violacei-marroni. In inverno, invece, maturano le bacche, ma per ottenerle bisogna piantare un esemplare di sesso maschile e uno di sesso femminile vicini (impollinazione per piante dioiche).

La cultivar di Aucuba japonica ‘Crotonifolia’: è ben evidente la screziatura gialla delle foglie
Aucuba japonica – Coltivazione
Esposizione – I periodi migliori per piantare l’Aucuba japonica sono settembre-ottobre o marzo-aprile, in ambienti umidi, semi-ombreggiati e di temperatura mite ma non troppo elevata (circa 18°), al riparo dalla luce diretta del sole. Dopo la fioritura, invece, la pianta va spostata in un ambiente più fresco.
Terreno – Se l’aucuba viene piantata direttamente nella terra, all’esterno, è consigliabile mescolare al terreno delle sostanze organiche e tenerla al riparo dal vento, così che resista a temperature anche molto rigide in inverno. Se la pianta è tenuta in vaso, è consigliabile invece mettere sul fondo uno strato di ghiaia per evitare il ristagno di liquidi nel terreno, e rinvasare ogni 2-3 anni, in primavera.
Annaffiatura – Va annaffiata con regolarità, ma resiste a brevi periodi senz’acqua e non deve mai avere il terreno troppo bagnato. Se la stagione invernale è mediamente piovosa, inoltre, la pianta va annaffiata con meno frequenza.
Moltiplicazione e impianto – L’aucuba si coltiva a partire dal seme estratto dalle bacche (in autunno) oppure per talee semilegnose, utilizzando le foglie (da luglio a settembre) trapiantate in vaso in un composto di terriccio misto a sabbia e torba fino alla comparsa delle radici. I semi vanno invece posti in un vassoio tenuto in ambiente ombreggiato con terreno costantemente umido, fino a che i germogli non sono abbastanza grandi da poter essere spostati senza danni. La semina però ha lo svantaggio di non garantire esemplari del tutto identici alla pianta madre.
Concimazione – La concimazione deve avvenire solo in primavera-estate, con concime liquido.
Potatura – L’aucuba è adatta anche alla creazione di siepi ornamentali, che devono essere potate tra febbraio e aprile, togliendo i rami secchi o sporgenti e avendo cura di mantenere la base della pianta più larga della sommità, in modo che entrambe ricevano luce a sufficienza.
Malattie – Tutte le specie di aucuba sono molto resistenti, ma possono marcire in un terreno troppo bagnato, sviluppare funghi sulle foglie se esposte a temperature troppo elevate, o essere attaccate da parassiti detti cocciniglie, facilmente eliminabili dalle foglie con acqua e sapone.

L’Aucuba japonica è comunemente chiamata alloro maculato, alloro giapponese, aucuba giapponese o pianta di polvere d’oro
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, guzmania ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.