L’aralia è una pianta arbustiva perenne originaria del Giappone e appartenente alla famiglia delle Araliacee; è un arbusto dalla struttura fitta e robusta, con foglie ampie e lucide dotate di numerose punte (lobi). Fiorisce in autunno, con piccolissime infiorescenze bianche sulla sommità dei rami, ma il suo valore ornamentale è dovuto principalmente alle grandi foglie.
Esistono diversi tipi di aralia, che si distinguono principalmente per la forma e il colore delle foglie, di solito verdi, ma per esempio striate di bianco nell’Aralia variegata.
Classificazione – Genere: Aralia; famiglia: Arialacee.
Origine – Il genere Aralia è originario del Nord America, dell’Asia e dell’Australia.
Habitat – La gran parte delle specie ha come habitat le foreste di montagna.
Usi – L’aralia è utilizzata principalmente con scopi ornamentali.
Etimologia – Il nome del genere, Aralia, deriva da aralei, nome dialettale della pianta usato dagli indigeni del Canada.
Altri nomi – L’aralia più nota è quella japonica (il cui sinonimo è Fatsia japonica), detta anche pianta di carta a foglia lucida, fatsi, falso olio di ricino, o semplicemente aralia giapponese.

Un esemplare di Aralia elata; le foglie, lunghe (bipennate) sono di color verde, che virano verso il giallo o il rosso in autunno
Aralia – Coltivazione
Vita – Piante perenni.
Dimensioni – Le dimensioni delle piante del genere Aralia variano molto a seconda delle specie; si va da poche decine di cm a molti metri di altezza.
Tempo altezza massima – Possono occorrere decine di anni prima che alcune specie di Aralia raggiungano la loro massima altezza.
Esposizione – L’esposizione ideale è a mezz’ombra.
Temperatura – Tutte le varietà di questo arbusto soffrono il caldo e tollerano il freddo, ma fino a zero gradi, pertanto sono coltivabili all’aperto in piena terra solo nella parti più miti dell’Italia.
Terreno – Si adattano a qualsiasi tipo di terreno, purché mantenuto umido con annaffiature frequenti in estate e ridotte in inverno, per evitare sia la secchezza sia il ristagno di acqua. Grazie al fatto che non necessita di luce solare diretta, però, l’aralia è spesso usata per abbellire case o uffici, e viene quindi tenuta in vaso: in questo caso è sufficiente del normale terriccio da giardino arricchito di tanto in tanto con fertilizzante liquido, ma la pianta va rinvasata spesso perché le sue radici crescono molto.
Fioritura – Dagli inizi di maggio fino alla prima settimana di giugno.
Annaffiatura – Le annaffiature devono essere limitate per evitare il ristagno idrico. Nel caso sia tenuta all’interno della casa, per mantenere umide le foglie, è utile spruzzarle di acqua non calcarea periodicamente. Bisogna infine tenere presente che in casa la pianta non produrrà fiori.
Concimazione – La concimazione, come detto, è preferibile per le piante in vaso con un buon concime per piante verdi.
Potatura – Non necessita di potature, se non a fini ornamentali e per eliminare i rami secchi.
Moltiplicazione e impianto – Se tenute all’esterno in piena terra, le aralie crescono molto rapidamente e possono raggiungere fino a 5 metri di altezza nelle aree calde del globo. Si moltiplicano per seme o per talea radicale nelle specie legnose o rizomatose. Tuttavia, la tecnica più comune è l’acquisto di piante già formate e la loro messa a dimora in piena terra a fine primavera o in vasi capienti.
Malattie – L’aralia è soggetta all’attacco di numerosi parassiti, soprattutto in primavera e in estate, come gli afidi, la cocciniglia o il ragnetto rosso, che possono essere contrastati lavando le foglie con acqua e sapone o con miscele naturali (ad esempio quella d’aglio), oppure con insetticidi specifici. Gli afidi in particolare possono infestare gli steli dei fiori.

L’aralia più nota è l’Aralia japonica, pianta sempreverde originaria dell’Asia: si distingue per le sue grandi foglie coriacee, palmate con 7 o 11 lobi che arrivano ai 30 cm di larghezza.
Nota
In Rete si trova anche una differente denominazione latina (Fatsia japonica). Trattasi di un sinonimo. Nella nomenclatura botanica, un sinonimo è un nome scientifico che si applica a un taxon che (ora) ha un nome scientifico diverso. Per esempio, Linneo fu il primo a dare un nome scientifico (secondo il sistema di nomenclatura scientifica attualmente utilizzato) all’abete rosso, che chiamò Pinus abies. Questo nome non è più in uso: ora è sinonimo dell’attuale nome scientifico, Picea abies.
Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.