L’aconito (Aconitum) è un genere che comprende più di cento specie di piante biennali e perenni della famiglia delle Ranuncolacee, molte delle quali sono spontanee nella flora italiana. Nel loro habitat naturale prediligono le praterie e il sottobosco delle zone montuose centrali e settentrionali dell’Europa. L’aconito è coltivato nei giardini per la bellezza delle sue foglie di verde intenso e il portamento eretto dei fiori raccolti in pannocchie lunghe fino a sessanta centimetri. Le specie dai fiori e foglie ricadenti hanno bisogno di tutori di sostegno. Piante molto rustiche, resistono a temperature inferiori alle zero e prediligono un’esposizione dal sole pieno alla mezz’ombra, a seconda della specie. Per quanto riguarda il terreno, prediligono suoli umidi e freschi.

Le piante del genere Aconitum sono coltivate per al bellezza e la forma originale dei loro fiori
I fiori possono avere colori molto diversi a seconda delle specie; quelli più comuni sono il giallo, il blu e il violetto. I fiori cominciano ad apparire da metà estate fino ad autunno inoltrato.
Il veleno dell’aconito
Il nome del genere pare derivi dal greco aκoνtιον (dardo o giavellotto), in quanto la pianta era impiegata per avvelenare le punte delle frecce. Infatti tutte le parti dell’aconito sono altamente tossiche e quindi occorre fare attenzione in presenza di animali domestici o bambini. Inoltre, volendo usare l’aconito come fiore reciso si deve coglierlo usando guanti e senza toccare le foglie perché il contatto è irritante per la pelle. La sostanza velenosa chiamata aconitina è rapidamente assorbita sia per contatto dermico sia per ingestione; solo tre grammi di questa sostanza sono in grado di portare alla morte un uomo dopo poche ore. Plinio si riferiva a questa pianta con la locuzione di arsenico vegetale. Come detto, l’aconitina è contenuta in tutte le parti della pianta, ma particolarmente nei tuberi delle radici. Il veleno agisce dapprima sul cuore e poi su centri nervosi, paralizzandoli.
Aconito napello – Caratteristiche
La specie più conosciuta è l’Aconitum napellus, conosciuto con il nome volgare di aconito napello, dai fiori colore blu indaco, che può raggiungere l’altezza di un metro e mezzo. Le foglie sono arrotondate con lobi dentati, di un verde scuro. Si tratta di una delle piante più velenose della flora italiana e si può trovare nel sottobosco delle Alpi al di sopra degli ottocento metri sul livello del mare.

Fiori di Aconitum napellus
Aconito – Significato
Negli antichi trattati di erboristeria, il termine aconitum era usato, non solo per indicare la pianta, ma anche un generico veleno. Secondo una leggenda, l’aconito dovrebbe la sua origine alla caduta della bava di Cerbero che, nella mitologia greca, era la creatura posta a guardia dell’ingresso degli inferi. Sempre secondo le antiche leggende, l’aconitina si suppone fosse la sostanza impiegata da Medea per avvelenare il vino di Teseo. Nel linguaggio dei fiori, l’aconito significa vendetta.

Aconito lupaia (Aconitum lycoctonum)
Aconito – Coltivazione
Esposizione – L’aconito può essere coltivato in pieno sole o alla mezz’ombra (quest’ultima soluzione è più indicata nelle regioni calde). Sono resistenti alle basse temperature. Le varie specie possono essere perenni o biennali.
Terreno – Non richiedono un terreno particolare, si adattano a tutti i tipi di substrati, purché umidi e freschi.
Annaffiatura – Non necessitano di irrigazioni abbondanti; è sufficiente mantenere appena umido il terreno.
Moltiplicazione e impianto – Si possono seminare in primavera in vaso (cassone freddo) oppure acquistare direttamente le piantine o i tuberi. Le radici tuberose possono essere divise ogni tre anni in autunno o in inverno per generare ulteriori esemplari.
Concimazione – Si possono concimare con un prodotto liquido per piante da fiore per sostenere e stimolare la fioritura nel periodo vegetativo.
Potatura –Non necessitano di particolari potature: le specie alte possono aver bisogno di tutori, quelle avventizie di supporti per arrampicarsi.
Malattie – Afidi e attacchi fungini possono compromettere la salute della pianta.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.