La valeriana (Valeriana officinalis) è una pianta erbacea perenne che può raggiungere il metro e mezzo di altezza; appartiene alla famiglia delle Valerianacee; è originaria dell’Europa e dell’Asia settentrionale e predilige terreni umidi quali boschi e praterie; è una delle piante officinali più note in assoluto. Ha foglie lanceolate dal colore verde smeraldo; i fiori, bianchi o rosa, sono piuttosto piccoli e fanno la loro comparsa nella stagione estiva.
Allo stato spontaneo la valeriana cresce per lo più in zone ombreggiate e umide, nei pressi di corsi d’acqua e presso i limiti delle zone boschive fino a circa 2.000 metri di altezza. Predilige terreni fertili, ricchi di sostanza organica e abbastanza umidi; se coltivata su terreni più asciutti o in luoghi sopra i 1.400 m tende ad avere dimensioni minori, ma un aroma maggiormente intenso.
La pianta della valeriana può essere propagata tramite semina che può essere effettuata in semenzaio durante la stagione primaverile; alla fine dell’estate dell’anno successivo si può effettuare il trapianto (la valeriana ha una crescita molto lenta).

La valeriana è una pianta nota soprattutto per le sue azioni sedative e rilassanti
La Valeriana officinalis è la più conosciuta delle molte specie appartenenti al genere Valeriana; non deve essere confusa con la Valerianella locusta, detta semplicemente valeriana e utilizzata soprattutto in ambito alimentare come semplice insalata.

Valerianella locusta (da non confondersi con la Valeriana officinalis) è nota anche come soncino o songino
Valeriana – Utilizzi in fitoterapia
Le parti della pianta utilizzate a scopo fitoterapico sono le radici e i rizomi.
I costituenti principali della droga estratta dalla pianta sono l’olio essenziale (acetato di bornile, betacariofillene, acido valerenico, valerenale, valeranone ecc.), valepotriati (valtrato e isovaltrato), glicosidi, sesquiterpeni ciclopentanici (valerenale, valerenolo, acetossivalerenato ecc.), alcaloidi (actidinina, naftiridilmetilchetone ecc.) e varie altre sostanze.
Gli utilizzi più comuni della valeriana in ambito fitoterapico sono il trattamento dell’insonnia, delle manifestazioni di tipo ansioso e dei disturbi a livello gastrointestinale (è utilizzata come spasmolitico); altre applicazioni meno frequenti sono il trattamento dei crampi (sia muscolari che uterini) e della cefalea.
Proprietà ed effetti – Sugli effetti sedativo e rilassante della valeriana non esistono dubbi di sorta; ciò che è meno chiaro è quali siano i costituenti alla base di tali azioni. Secondo alcuni autori tali effetti sono dovuti alla presenza dei valepotriati, mentre altri sostengono che le proprietà di questa droga sono da attribuire all’intero fitocomplesso ovvero, in altri termini, all’azione sinergica di tutti i costituenti della droga.
All’inizio i ricercatori attribuirono le proprietà della valeriana all’olio essenziale, ma in seguito ci si rese conto che la percentuale di olio essenziale presente nella droga non era sufficiente a spiegare gli effetti sedativi della pianta; si pensò quindi che i responsabili potessero essere gli alcaloidi, ma anche questa ipotesi fu scartata per gli stessi motivi; dopo che negli anni ’70 del secolo scorso furono isolati i valepotriati si pensò di avere trovato la soluzione; in effetti, dagli esperimenti condotti, i valepotriati sembravano possedere le proprietà che ci si aspettavano dal principio attivo (azione sedativa e azione spasmolitica); in tempi più recenti però sono sorti dubbi anche sull’effettiva importanza di tali sostanze. In primo luogo i valepotriati sono assorbiti dal lume intestinale in misura minimale; in secondo luogo sono sostanze chimicamente instabili e spesso non compaiono nelle formulazioni presenti in commercio e in terzo luogo si è osservato che gli estratti di Valeriana jatamansi, pur non contenendo valepotriati, sono comunque sedativi.
L’ipotesi che sia il fitocomplesso il responsabile delle proprietà della valeriana sembra attualmente la più percorribile. Quali che siano i responsabili, l’azione della pianta sembra portare un certo giovamento a livello di quantità e qualità del sonno.
Un aspetto positivo della somministrazione di valeriana è che non vi sono né interferenze a livello di svolgimento delle normali funzioni lavorative né problemi di assuefazione.
Interazioni – L’utilizzo di integratori di valeriana deve però essere ben ponderato nel caso di concomitante assunzione di altre sostanze potenzialmente epatotossiche dal momento che la valeriana può potenziarne l’azione; tra le sostanze che non dovrebbero essere assunte in concomitanza con la valeriana si ricordano la scutellaria, la kava-kava, la consolida maggiore, il camedrio comune, il jin bu huan, la menta poleggio, il fuki ecc.
La somministrazione deve essere evitata da coloro che assumono benzodiazepine o barbiturici dal momento che possono verificarsi depressione del sistema nervoso centrale o una diminuzione dell’efficacia di tali sostanze. La valeriana può infine innalzare l’effetto sedativo dei farmaci analgesici oppioidi.
Una certa cautela deve essere osservata da coloro che assumono i farmaci inibitori delle ricaptazione della serotonina (SSRI), gli antidepressivi triciclici, gli inibitori delle MAO, i miorilassanti e il litio.
Esiste un caso di delirio in letteratura relativo a un soggetto che aveva assunto contemporaneamente valeriana, iperico (noto anche come erba di San Giovanni) e loperamide (un potente antidiarroico); non è stato stabilito con certezza se e quale combinazione delle tre sostanze abbia portato al delirio, ma, ovviamente, è consigliabile una certa prudenza nel prescrivere una loro combinazione.
Valeriana in gravidanza – Al momento attuale non sono disponibili dati sull’uso della Valeriana officinalis durante la gravidanza e l’allattamento; per tale motivo, in via precauzionale, ne è generalmente sconsigliato l’impiego. Non sono stati segnalati effetti avversi in seguito all’uso comune di radice di valeriana come medicinale, ma al riguardo mancano adeguati dati sperimentali e comunque, le donne in gravidanza o che stanno allattando, prima di assumere qualsiasi rimedio fitoterapico o farmacologico devono necessariamente consultare il proprio medico curante o lo specialista ginecologo.