La portulaca è una pianta della famiglia delle Portulacee, che raggruppa circa un centinaio di specie di piante, semi-succulente, cioè con foglie carnose portate su rametti spesso più rigidi, ricadenti o eretti. È originaria dell’America del Sud, dell’Asia e dell’Africa. In Italia si trova soprattutto nelle regioni meridionali. Della stessa famiglia, ma di un genere diverso, sono le portulacarie, spesso confuse con la portulaca, arbusti cespugliosi succulenti originarie delle aree meridionali africane, dalle foglie e portamento simili alla portulaca, anche se molto più sensibili al freddo: sono infatti piante delicate che non tollerano temperature inferiori ai 10 gradi centigradi.
La quasi totalità delle piante sono annuali, poche sono quelle perenni. Alcune portulache sono coltivate per i fiori ornamentali e possono trovar posto in aiuole basse, bordure o anche nei vasi appesi (per esempio, la Portulaca grandiflora). Il nome portulaca deriverebbe dal latino portula (“piccola porta”), perché il modo in cui le capsule dei frutti si aprono per far uscire i semi (deiscenza del frutto) richiama proprio il meccanismo di una porta che si apre.

Portulaca oleracea
La Portulaca oleracea
La portulaca più conosciuta, ovvero la Portulaca oleracea (oleracea significa “verdura”) è detta erba porcellana; è diffusa spontanea in tutt’Italia fino al limite dei 1.800 m di altitudine e la si trova spesso anche come erba infestante lungo le strade di campagna e i luoghi urbani abbandonati. Si tratta di un’erba dal portamento strisciante dotata di foglioline verde scuro carnose, e porta piccoli fiori gialli, che si trasformano in frutti a forma di capsula. Si diffonde molto rapidamente per seme.
Considerata dai giardinieri spesso un’erba infestante, la Portulaca oleracea è però da sempre utilizzata nei rimedi popolari come erba medicinale, grazie ad alcune sue proprietà conosciute fin dai tempi degli antichi egizi e romani. Accanto a usi terapeutici, all’erba porcellana erano addirittura riconosciute proprietà magiche, come quella, secondo Plinio il Vecchio, di scacciare il malocchio.
Le foglie succulenti di un colore verde scuro brillante, sono in grado di trattenere acqua, esattamente come nelle normali piante grasse, ed hanno il tipico aspetto “carnoso”. Il fusto è rossastro e striscia lungo il terreno, estendendosi di molto orizzontalmente. A partire da giugno inizia la produzione dei frutti, a scalare, per tutta l’estate. La pianta è capace di diffondersi rapidamente e a grande distanza e, poiché vive bene anche in terreni aridi e poveri, è capace di colonizzare scarpate, strade e anche marciapiedi, crescendo tra le fessure del substrato.
Portulaca – Proprietà
Le proprietà riconosciute della portulaca sono determinate dalle vitamine e sali minerali contenuti nelle foglie, in particolare la vitamina E, la vitamina A e la vitamina C, e, tra i sali minerali, magnesio, potassio, ferro e calcio. Contiene anche una buona quantità di acido alfa-linolenico (che fa parte degli acidi grassi omega-3. Nella medicina popolare grazie alle proprietà antiossidanti delle vitamine contenute è utilizzata come rimedio naturale per le affezioni della pelle, come cataplasma per ridurre infiammazioni cutanee dovute ad irritazioni, punture d’insetti, acne. Il contenuto di sali minerali trova indicazioni dell’utilizzo della portulaca oleracea come diuretico.
I metodi d’impiego sono esterni e interni:
- per via esterna, come cataplasma sulla pelle
- per via interna, aggiungendo le foglioline all’insalata o alle zuppe.
La portulaca in cucina
Essendo commestibile, le foglie si possono mangiare crude (in insalata), cotte (per la preparazione di minestre) o conservate sottaceto.
Consumata come contorno, si può condire con olio, limone e aromi vari; alle minestre dà una certa consistenza per la presenza di mucillagine. Se quest’ultima non è gradita, la portulaca si può friggere in pastella con la stessa procedura usata con i fiori di zucca. Cotta, la portulaca si può abbinare a formaggi, uova e utilizzarla nelle frittate. Si usano anche i semi ben essiccati, per la prima colazione insieme ai cereali o nelle minestre di cereali o legumi; macinati, si ottiene una farina che, unita a quella del grano, può essere impiegata i dolci e pane.