L’arnica (Arnica montana) è una pianta erbacea perenne appartenente alla vasta famiglia delle Asteracee (o Composite); il solo termine arnica, in verità, indica genericamente varie specie di erbacee perenni, ma l’unica che cresce spontaneamente nel nostro Paese è appunto l’Arnica montana. Si tratta di una pianta che predilige i climi freschi e soleggiati; cresce sui terreni e sui pascoli delle Alpi e dell’Appennino settentrionale.
L’Arnica montana è una pianta dal fusto eretto e abbastanza robusto la cui altezza può oscillare dai 20 ai 60 cm circa; i fiori, di colore giallo-arancione, ricordano l’aspetto delle margherite.
Sia i fiori che le radici emanano un forte profumo aromatico che in alcuni soggetti può scatenare lo starnuto.
La moltiplicazione della pianta può essere effettuata con varie modalità: per divisione dei cespi nel corso delle stagioni primaverili o autunnali oppure per seme; la semina può essere effettuata direttamente a dimora in primavera e in estate oppure in semenzaio protetto nel corso della stagione autunnale.
Il substrato di coltivazione dovrebbe essere preferibilmente soffice, fresco, con pH leggermente acido e ricco di sostanza organica. È consigliabile porre i semi a pochi centimetri di profondità, distanziandoli fra loro di circa 2 cm. Per tutto il periodo che occorre alla germinazione, il substrato dovrà essere mantenuto umido, ma dovranno però assolutamente essere evitati i ristagni idrici.
Per quanto riguarda l’esposizione, l’Arnica montana dovrebbe essere posizionata in un luogo luminoso, ma, dato che la pianta non ama, pur sopportandolo, il caldo eccessivo, è opportuno scegliere una postazione a mezz’ombra.
Le irrigazioni devono essere regolari, in particolar modo nel caso di clima secco. Una volta all’anno, prima della ripresa vegetativa, è consigliabile una concimazione con stallatico maturo.
L’Arnica montana è una pianta piuttosto rustica che difficilmente viene attaccata da afidi o cocciniglia; il pericolo maggiore è rappresentato dalle lumache che gradiscono molto i suoi germogli.
Nota – L’arnica è altresì conosciuta come veleno di lupo, tabacco di montagna, tabacco dei Vosgi, panacea dei traumi, panacea dei caduti ecc.

La fioritura dell’Arnica montana avviene tra giugno e agosto.
Arnica montana – Proprietà fitoterapiche
All’arnica montana sono attribuite numerose proprietà sia di tipo analgesico sia di tipo antiecchimotico sia di tipo antinfiammatorio. Le parti che sono utilizzate a scopo medicamentoso sono in particolar modo i fiori e il rizoma; i primi vengono raccolti nel pieno della fioritura e successivamente seccati in luoghi freschi e aerati; il rizoma viene estratto nei mesi di settembre od ottobre ed essiccato mediante esposizione al sole.
In erboristeria e in omeopatia viene tradizionalmente consigliata (sotto forma di olio, granuli, ovuli, compresse, pomata, fiale per iniezione, gocce ecc.) come rimedio per i tipici traumi degli sportivi (contusioni, distorsioni, dolenzia muscolare, ecchimosi, gonfiore da trauma, vesciche ecc.) e altre condizioni quali dolori reumatici, flebiti superficiali, punture di insetti ecc.; viene anche proposta come antidolorifico nella terapia del torcicollo. Alcune volte se ne consiglia la combinazione con altri preparati erboristici a base di calendula e iperico. In omeopatia viene consigliata in tutti quei disturbi che si aggravano tramite il contatto e l’immobilità e che invece trovano giovamento con il riposo in posizione sdraiata.
I sequiterpeni presenti nel rizoma, nei fiori e nelle radici in vitro (quindi da valutare la loro attività in vivo) inibiscono l’attività dei geni che sono coinvolti nell’insorgenza dell’infiammazione.
La ricerca scientifica boccia senza appello l’uso dell’arnica omeopatica, mentre alcune ricerche promuovono l’uso topico di arnica come antinfiammatorio per traumi e contusioni. Si deve sempre ricordare che nessun principio attivo sul nostro organismo, se è veramente attivo, è immune da effetti collaterali e/o controindicazioni perché comunque va a spostare equilibri molto delicati. Per cui l’impiego di arnica per azzerare eventuali effetti negativi di farmaci antinfiammatori ha senso solo per patologie di lieve entità in cui la dose di arnica è comunque ben tollerata.
Gel, pomata (crema) o compresse? – Come detto, si dovrebbe limitare l’uso dell’arnica solo a quello topico (locale), utilizzandola sotto forma di tinture, creme, pomate e gel.
Se si usa la tintura, essa viene diluita al 20% in acqua o in alcol e si applica con impacco su una cute esente da ferite; nell’arnica sono infatti contenute sostanze con proprietà tossiche che sconsigliano l’uso su piaghe, ferite ecc.; da evitare anche il contatto con occhi, bocca e organi genitali.
Di solito, le pomate e il gel si applicano 2/3 volte al giorno, lasciando uno spessore di un paio di millimetri.
In genere, nei gel e nelle pomate (creme) all’arnica, sono presenti anche altre sostanze, per esempio oli essenziali di timo, menta, salvia, garofano, cannella ecc.
Effetti collaterali e controindicazioni – Per quanto detto sopra, l’arnica non dovrebbe essere usata in compresse perché l’ingestione non è scevra da effetti collaterali; un iperdosaggio può provocare numerosi disturbi quali diarrea, ipotensione, irregolarità del battito cardiaco, miastenia, nausea, reazioni di tipo allergico e vomito. In casi eccezionali, anche gravi reazioni neurologiche come il coma.
L’uso topico può generare manifestazioni pseudoallergiche (rinite, congiuntivite, orticaria, broncospasmo, asma ecc.); riportati anche casi di eritema e dermatite da contatto.
Da evitare anche l’uso topico caso di ipersensibilità alla pianta o ad altre piante appartenenti alla stessa famiglia (camomilla).
Come per molte altre sostanze, sconsigliato l’uso dell’arnica nella gravidanza e nell’allattamento al seno.

All’arnica montana sono attribuite numerose proprietà sia di tipo analgesico sia di tipo antinfiammatorio, le uniche promosse dalla medicina ufficiale
Si deve inoltre valutare con attenzione l’uso di arnica nel caso di utilizzo contemporaneo di altre sostanze quali, per esempio, l’acido acetilsalicilico, farmaci antinfluenzali, farmaci lassativi ecc.
L’arnica montana serve? – Per quanto ci si sforzi di dire o scrivere mirabilie relative all’uso di arnica montana, a tutt’oggi non sono note ricerche scientifiche di una certa serietà che provino che l’utilizzo dell’arnica montana dia risultati concreti nella terapia dei numerosi disturbi per i quali viene consigliata.
L’elenco delle indicazioni all’uso dell’arnica non si limita certo ai disturbi elencati nel paragrafo relativo alle proprietà terapeutiche di tale pianta erbacea; secondo i propugnatori dei rimedi erboristici e omeopatici, le indicazioni sono molto più numerose (e, se ci viene permesso, anche molto pittoresche…). Vediamone alcune.
L’arnica viene caldamente consigliata nei periodi di sovrallenamento atletico e di particolare surmenage fisico, per i crampi, dopo un’influenza, dopo il parto, dopo incidenti di qualsiasi genere (in special modo se accompagnati da sensazioni di spavento…), dopo interventi chirurgici; veramente curioso il fatto che l’arnica venga consigliata prima di un’anestesia dentistica…
La perla migliore che abbiamo trovato in Rete è però il consiglio di utilizzarla dopo un infarto del miocardio; per meglio sostenere questa tesi ci si premura di informare che “il primo maratoneta sarebbe sopravvissuto se avesse avuto dell’arnica a disposizione”. Considerando che fra gli effetti collaterali dell’arnica montana sono segnalate irregolarità del battito cardiaco e ipotensione, non ci sentiamo assolutamente di sottoscrivere tale indicazione.