Il radon (raramente rado e, in precedenza, niton) è un gas nobile dotato di radioattività; nella tavola periodica viene rappresentato con il simbolo Rn; ha numero atomico 86. È stato scoperto da Pierre e Marie Curie nell’anno 1898.
Forse per molti il termine radon è solo un vago ricordo delle lezioni di chimica ascoltate negli anni delle scuole medie o superiori, ma la sua importanza è notevolissima. Non tutti sanno, infatti, che questo gas rappresenta un importante fattore di rischio per la salute umana e che, nel nostro Paese, costituisce la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di tabacco.
Non a caso, in particolar modo negli ultimi anni, sono state varate diverse campagne di monitoraggio del radon negli ambienti confinati (soprattutto nelle abitazioni).
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, però, è opportuna una breve premessa per conoscere meglio questo elemento chimico.
Il radon, gas incolore e inodore, è un materiale che viene generato in continuazione da vari tipi di roccia della crosta terrestre, in particolar modo da rocce granitiche, lave, tufo, pozzolane ecc.
La sua formazione avviene in seguito al decadimento di altri elementi chimici, per la precisione dal decadimento degli isotopi 235 e 238 dell’uranio (simbolo U) e dall’isotopo 232 del torio (simbolo Th).
L’isotopo 235 dell’uranio dà origine all’isotopo 226 del radon (noto anche come actinon), l’isotopo 238 dell’uranio dà origine all’isotopo 222 del radon, mentre l’isotopo 232 del torio dà origine all’isotopo 220 del radon (noto anche come thoron). A loro volta, gli isotopi del radon, decadendo, danno origine a “elementi figli” quali polonio 218, polonio 214, piombo 214 e bismuto 214; anche questi elementi figli sono sostanze radioattive.
Dei tre isotopi citati in precedenza, quello che ha una maggiore rilevanza relativamente ai fini del rischio per la salute umana è il radon 222, detto semplicemente radon.
Le fonti del gas sono principalmente due: il suolo (responsabile dell’80% del radon presente nell’atmosfera) e l’acqua (19%); il residuo 1% deriva da altre fonti.
È importante sapere che il radon è molto più pesante dell’aria (circa 8 volte) e, per questo motivo, ha la tendenza ad accumularsi negli ambienti confinati.
Radon i pericoli per la salute
In sé per sé, il radon è un gas poco reattivo; come gas è inalabile e facilmente eliminabile tramite la respirazione e la maggior parte di radon respirato viene poi espulso; il problema però rappresentato dai suoi “figli”, ovvero dai prodotti del suo decadimento che sono decisamente più reattivi, sia chimicamente che elettricamente. Una volta che questi prodotti arrivano nell’apparato polmonare si fissano nei tessuti ed emettono radiazioni ionizzanti che, sfortunatamente, danneggiano le cellule del tessuto polmonare. Una parte di questi danni a carico del DNA cellulare viene riparata, ma alcuni danni permangono e, a lungo andare, possono dar luogo all’insorgenza di un processo neoplastico; le probabilità di questo evento patologico aumentano qualora il soggetto sia un fumatore.
In seguito ai molti studi effettuati, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato il radon come sostanza cancerogena.
I primi studi sugli effetti dannosi del radon sulla salute umana erano relativi a coloro che, per ragioni professionali, vi erano maggiormente esposti (minatori che operavano nelle miniere di uranio); in questi soggetti il rischio di contrarre un tumore ai polmoni era decisamente più elevato che nel resto della popolazione generale.
In seguito sono stati effettuati studi anche sulla popolazione esposta al gas in questione nelle abitazioni; tali studi hanno mostrato che il rischio di neoplasia polmonare:
- aumenta in modo proporzionale al crescere della concentrazione del gas;
- aumenta in modo proporzionale all’aumentare della durata dell’esposizione;
- aumenta in modo proporzionale rispetto a quella che è ritenuta la normale frequenza di tumori al polmone (rimane quindi invariata la distribuzione per età).
Va sottolineato che, a parità di concentrazione e durata di esposizione al radon,
il rischio di contrarre un tumore al polmone è decisamente più elevato (25 volte circa) nei soggetti fumatori.
Basandosi sulle stime effettuate dall’Istituto Superiore di Sanità, il numero di casi annui di tumore polmonare che possono essere attribuiti all’esposizione al radon va da 1.000 a 5.500 circa (su un totale di circa 31.000 casi), la maggior parte dei quali riguarda soggetti fumatori.
La sinergia fra radon e fumo di tabacco è quindi decisamente deleteria per la salute dell’apparato polmonare.
Il radon in casa
Come detto, la fonte principale del radon presente nell’atmosfera è il suolo e, nelle nostre case, i locali maggiormente interessati dal problema sono quelli che si trovano nei seminterrati o al pianterreno. Altri fattori che contribuiscono alla presenza del gas all’interno di un edificio abitativo sono i materiali utilizzati per costruirlo, le modalità di costruzione, la zona di costruzione, la presenza di acque sorgive con elevato contenuto di radon ecc.
La causa primaria dell’affluenza di radon dal suolo all’interno delle abitazioni è la depressione che si viene a creare fra i locali della casa e il suolo; questa depressione è causata dalla differenza di temperatura fra esterno e interno; maggiore è la differenza di temperatura, maggiore è la depressione.
La concentrazione del gas in un edificio non è costante; essa, infatti, subisce variazioni sia giornaliere che stagionali; a livello giornaliero, nelle ore mattutine, generalmente, la concentrazione di radon è più elevata; a livello stagione, di norma si registrano concentrazioni più elevate nei mesi più freddi.
Anche la zona in cui si trova una casa influisce sulla concentrazione di radon all’interno della stessa; le case che, per esempio, si trovano in zone caratterizzate dalla presenza di terreni particolarmente permeabili presentano di solito concentrazioni più elevate; ovviamente, anche il livello di isolamento del pavimento ha la sua importanza, così come la porosità più o meno elevata dei materiali da costruzione ha il suo peso.
Considerando tutti i vari fattori, la concentrazione del gas in questione, quindi, può variare molto da abitazione ad abitazione, anche se la zona di costruzione è la medesima.
Radon: la situazione in Italia
Qual è la situazione in Italia? Ci vengono in aiuto le varie indagini effettuate nel corso degli anni che possiamo molto schematicamente riassumere con le due immagini sottostanti tratte dal rapporto dell’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro): Il radon in Italia: guida per il cittadino.
Nella prima immagine sono riportati i livelli medi di concentrazione del radon indoor in Italia per regione, mentre nella seconda troviamo la percentuale di abitazioni con concentrazione >200 Bq/m3 (considerati quattro intervalli: da meno dell’1% a più del 10%). Due precisazioni: Bq sta per Bequerel che è l’unità di misura del decadimento radioattivo. 1 Bq è uguale a una disintegrazione radioattiva al secondo (trasformazione di un singolo nucleo atomico in un secondo).
Bq/m3 è l’unità di misura del decadimento radioattivo in un mezzo gassoso (per esempio l’aria). Rappresenta il numero di disintegrazioni radioattive che si verificano in un secondo in un metro cubo.

Radon – Element of Mendeleev Periodic table magnified with magnifying glass
Come si misura la concentrazione di radon
Considerando il pericolo che il radon può rappresentare per la nostra salute, si comprende quanto possa essere importante poterne misurare la concentrazione nelle nostre abitazioni; se, infatti, si superano determinati livelli, si può prendere in considerazione l’eventualità di porre rimedio al problema.
Come detto, la concentrazione del gas non varia soltanto a seconda della zona, ma anche in base diversi altri fattori. Una misurazione del radon, quindi, diviene significativa qualora venga protratta per un certo periodo di tempo; di solito il tempo di controllo consigliato è di circa un anno.
I locali che dovrebbero essere presi in maggiore considerazione sono chiaramente quelli dove gli abitanti della casa soggiornano per più tempo, generalmente cucina e soggiorno, ma potrebbero esserci anche altre stanze che, magari per ragioni professionali, vengono utilizzate per molte ore.
Di norma, nel caso di abitazioni distribuite su singoli piani si procede misurando la concentrazione del gas in un solo locale; in quelle multipiano di norma si eseguono al piano più basso dove, realisticamente, la concentrazione di radon è più elevata. Comunque sia, se si vogliono effettuare indagini più accurate, nulla vieta di effettuare più misurazioni in locali diversi e distribuiti su più piani.
Lo strumento con il quale è possibile effettuare le misurazioni è il dosimetro passivo; si tratta di uno strumento di piccole dimensioni che non emette nessuna sostanza e che non necessita di alimentazione elettrica; il dosimetro passivo fornisce un valore medio della concentrazione di radon nell’aria nel corso del periodo di campionamento. Una volta effettuato il campionamento il dosimetro viene restituito al laboratorio che provvederà a effettuare l’analisi.
Esiste anche la possibilità di una misurazione “attiva” di breve durata per la quale è necessaria la presenza di personale specializzato.
La misurazione della concentrazione di radon con dosimetro non è particolarmente costosa; indicativamente si va dai 30 ai 150 euro circa; ovviamente questi prezzi non comprendono eventuali interventi di personale.
La misurazione con strumentazione attiva è di solito più costosa (250-300 euro circa).
Chi è interessato a effettuare una misurazione della concentrazione di radon nella propria abitazione (o in qualsiasi altro tipo di edificio, per esempio un laboratorio artigianale o industriale) può rivolgersi all’ARPA (Agenzia Regionale o di Provincia Autonoma per la Protezione dell’Ambiente) della propria regione.
Alti livelli di radon: cosa fare
Gli interventi anti-radon sono essenzialmente di due tipi: risanamento nel caso di un’abitazione esistente; prevenzione nel caso di un edificio in fase di progetto. Lo scopo essenziale è quello di limitare il più possibile le emissioni dal suolo (impedirle del tutto è di fatto impossibile). Ovviamente, com’è facilmente comprensibile, l’operazione di risanamento comporta maggiori difficoltà di quella di prevenzione.
Per quanto riguarda il risanamento si possono sintetizzare le varie operazioni in modo alquanto schematico:
- aerare maggiormente gli ambienti confinati interessati dal problema;
- sigillare le vie d’ingresso del gas;
- aerare maggiormente la cantina o il vespaio oppure creare una sovrappressione negli ambienti di vita;
- aspirare l’aria dai pavimenti dotati di intercapedine oppure da apposite canaline di raccolta;
- aspirare l’aria dal sottosuolo con un pozzetto con tubi di drenaggio.
Per quanto concerne invece l’aspetto della prevenzione; essa comincia con l’attenzione particolare che si deve porre alla fase di progettazione dell’edificio, per esempio relativamente alla posizione e alla destinazione dei locali (vespaio, garage ventilato posizionato al piano più basso, camere da letto non poste al piano terra ecc.), alla scelta dei materiali da costruzione (a seconda del materiale è diversa l’impermeabilità al radon), all’isolamento termico, ai sistemi di aerazione ecc.
Non esiste nel nostro Paese una normativa specifica per proteggere la popolazione dall’esposizione al radon; viene applicata una raccomandazione dell’Unione Europea (Raccomandazione 90/143/Euratom) che indica i valori (espressi come concentrazione media annua di radon in aria) oltre i quali è raccomandato un intervento:
- 400 Bq/m 3 per edifici già esistenti;
- 200 Bq/m 3 per edifici di nuova costruzione (da progettare).