Con il termine Pachira si fa riferimento a un genere di piante sempreverdi originarie dell’America centrale appartenenti alla famiglia delle Bombacacee; nei loro ambienti naturali si tratta di piante che diventano veri e propri alberi (possono arrivare ad altezze di circa 20 m); coltivate nel clima mediterraneo raramente superano i 3 metri di altezza.
La pianta si caratterizza per il fusto molto tenero di colore verdastro e le sue foglie lucide di colore verde intenso che possono arrivare a circa 30 cm; i fiori sono piuttosto grandi, molto profumati; purtroppo non hanno una lunga durata. La pachira produce anche dei frutti che in alcune specie (Pachira glabra, Pachira aquatica e Pachira insignis) sono commestibili.
Esistono molte specie di pachira (anche bombaco), ma l’unica che viene coltivata nelle nostre zone è la Pachira aquatica (anche Bombax glabra), nota anche come castagno della Guyana; è una pianta da interno molto apprezzata nel nostro Paese.

La grafia italiana ha trasformato la locuzione latina della specie (da Pachira aquatica a pachira acquatica).
Pachira acquatica – Cura
Al contrario di quanto accade con altre piante da interno, la pachira non è una pianta difficile da coltivare; peraltro nelle zone dove il clima invernale non è eccessivamente rigido, possono essere fatte crescere anche all’aperto.
Luce – La pianta deve essere posizionata in una zona arieggiata e ben luminosa, ma non va esposta ai raggi solari diretti se non per brevi periodi e comunque non nelle ore più calde; ne potrebbero infatti risultare gravemente danneggiate le foglie. Vanno evitate anche le correnti d’aria.
Temperatura – Per quanto riguarda la temperatura, l’ideale è quella compresa tra i 18 e i 27 °C; nei mesi più freddi la pachira resiste senza problemi anche a temperature fino a 10° C; temperature più basse possono essere tollerate, ma solo per poco tempo e con il rischio di caduta delle foglie.
Terreno – La pachira non ha nemmeno particolari esigenze in fatto di terreno; quello migliore comunque è un substrato neutro o, al più, lievemente acido; lo si può preparare utilizzando terriccio fertile, torba e sabbia in parti uguali.
Annaffiatura – Le irrigazioni devono essere abbondanti per tutto il periodo primavera-estate; il substrato di coltivazione, infatti, deve essere sempre umido, anche se non inzuppata perché c’è il rischio di marciumi. Nel corso dei mesi autunnali e primaverili le annaffiature vanno ridotte di conseguenza; basta assicurarsi che il substrato non si asciughi mai del tutto. Alla pianta vanno garantite anche sufficienti nebulizzazioni; essendo una pianta di origine tropicale, infatti, un certo tasso di umidità è fondamentale.
Concimazione – Le concimazioni vanno effettuate ogni venti-trenta giorni circa durante il periodo primaverile e quello estivo; si utilizzi del concime liquido, in dosi inferiori a quelle indicate sulla confezione, miscelandolo all’acqua utilizzata per le irrigazioni.
Fioritura – La fioritura della pachira si verifica in estate; il periodo di un’eventuale fruttificazione (cosa che non sempre si verifica) è quello che va da giugno a novembre.
Potatura – La pachira non necessita di potature; al più si rimuovono le parti che risultano danneggiate.
Malattie e avversità – La pachira è una pianta che non si ammala facilmente, tuttavia non è del tutto esente da problemi; di seguito un breve elenco di quelli che si riscontrano più frequentemente.
Se vi accorgete che le foglie stanno ingiallendo, sulla loro superficie notate piccole macchie di colore giallo e marrone e dopo alcuni giorni si accartocciano e cadono è molto probabile che la vostra pachira sia stata attaccata dal ragnetto rosso. Se la pianta non è troppo grande, la si pulisca utilizzando dei batuffoli di cotone imbevuti con acqua mista a sapone neutro dopodiché si effettui un delicato, ma accurato risciacquo. Se, al contrario, la pianta è piuttosto grande oppure l’infestazione è molto estesa è opportuno l’utilizzo di un acaricida specifico. Si ricordi comunque che la pianta necessità di adeguate nebulizzazioni perché è proprio la mancanza di umidità che favorisce gli attacchi del ragnetto rosso.

In natura la Pachira aquatica può essere alta fino a 18 m
Se vi accorgente di piccole macchie biancastre e setose sulla pagina inferiore delle foglie è decisamente probabile che la pianta è stata attaccata dalla cocciniglia farinosa, un insetto molto dannoso che possiamo tentare di rimuovere utilizzando dei batuffoli di cotone imbevuti nell’alcol; nel caso di piante molto grandi si può tentare la pulizia con una spugna imbevuta di acqua mista a sapone neutro; se il problema è particolarmente esteso si dovrà necessariamente ricorrere a un insetticida specifico.
La pachira può anche essere attaccata dagli afidi; è facile riconoscerli perché si tratta di piccoli insetti dal colore bianco-giallastro-verdastro. Per combatterli è necessario ricorrere a un prodotto specifico reperibile in qualsiasi negozio specializzato o presso un vivaista.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, mahonia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.